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Francia-Mali / Una guerra internazionalizzata e i timori dell'Europa

Creato il 18 gennaio 2013 da Marianna06

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Qualcuno ha battezzato la guerra in corso in Mali contro i fondamentalisti islamici, che hanno occupato ormai da mesi il Nord del Paese,  allo scopo di farlo proprio e proporre la sharìa, il “nuovo” Vietnam per i francesi.

Non siamo  in un certo senso lontani dalla verità ma l’augurio sincero, semmai, è che ci sia presto e, nei fatti, la smentita a quest’affermazione.

E i timori reali, in quanto la conflittualità si sta sempre più allargando, non riguardano solo Parigi, che ha fatto il primo passo ma un po’ tutte le altre capitali europee come, ad esempio, la stessa  Londra.

E questo specie dopo l’ultimo assalto al sito petrolifero della BP, in Algeria, da parte di gruppi armati di jihadisti sanguinari e senza scrupoli, come recita appunto la loro sigla, che hanno ucciso e preso con sé numerosi ostaggi di differenti nazionalità.

Con l’aggravante poi dell’intervento successivo delle forze armate algerine che, in un maldestro tentativo di liberarli, hanno notevolmente aggravato la situazione e si sono addossate, in questo modo,  tutto il discredito internazionale possibile.

Infatti, Parigi, in queste ore ha di necessità attivato il suo dispositivo anti-terroristico “Vigipirate” e aumentato i controlli nei luoghi pubblici, che potrebbero essere obiettivi a rischio.

E cioè  stazioni ferroviarie, metrò, aeroporti , centri commerciali e altro.

Lo stesso presidente Hollande effettua ormai i suoi spostamenti solo con l’auto blindata.

Inizialmente la Francia, nel suo essere disponibile ad un intervento armato a favore della  ex-colonia, aveva di sicuro sottovalutato capacità e forze in campo dell’avversario.

Ricredutasi ,dopo la prima esperienza sul teatro di guerra, è stata costretta perciò ad aumentare il numero dei militari, che attualmente sono  arrivati a duemila, secondo dati ufficiali.

E non sono mancati i primi caduti da parte francese.

Nonostante il tempo storico attualmente non sia propizio per l’Europa e per il mondo, la Francia in questo momento ha bisogno dell’aiuto di tutti. 

E cioè della Gran Bretagna,chiamata in causa anch’essa dall’attentato in Algeria, degli USA, della stessa Italia e di quei Paesi dell’Africa settentrionale, come Mauritania, Algeria ,Burkina  Faso e Niger, che hanno garantito, comunque, il loro sostegno.

E la risposta in positivo, dopo il “via libera”  del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, c’è stata e c’è, senza ombra di dubbio alcuno o passi indietro eventuali.

Si spera solo che l’impresa bellica tutta non si prolunghi troppo nel tempo e non abbia un costo eccessivamente alto in termini di vite umane sia da una parte che dall’altra .

E, per quest’ultima, mi riferisco in particolare alla gente del Mali che, inerme e priva di aiuti esterni,  a Gao , a Timbuctù e in altre città settentrionali , ha già subito di tutto : lapidazioni, mutilazioni e processi sommari nelle pubbliche piazze.

E aggiungo che tuareg e fondamentalisti islamici, per chi non l'avesse ancora ben chiaro in mente ,  non sono la stessa cosa.

Se ci sono stati alcuni apparentamenti sono stati solo di comodo , di natura politica e piuttosto  temporanei,  in risposta al centralismo e alla corruzione di Bamako.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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