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Francia / Premio Renaudot alla ruandese Scolastique Mukasonga

Creato il 08 novembre 2012 da Marianna06

 

  

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E’ stato assegnato, ieri, alla scrittrice ruandese Scolastique Mukasonga il prestigioso premio Renaudot per il suo romanzo “Notre Dame du Nil”, pubblicato, con discreto successo di pubblico e di critica, in Francia, da Gallimard.

Scolastique Mukasonga, trasferitasi in Normandia dal 1992, anticipa nel suo romanzo, narrando una storia di adolescenti, quel clima di diffidenza e di odio, che si era venuto a creare in Rwanda negli anni che precedono il genocidio del ’94, in cui furono uccisi per motivi politico-razziali e, nell’indifferenza della comunità internazionale tutta, circa 800 mila tutsi e alcuni hutu moderati, che avevano avuto il solo torto di difendere i loro amici, parenti e conoscenti,appartenenti all’altra etnìa.

“Notre Dame du Nil” è, infatti, il nome di un collegio di suore, lontano dal caos cittadino della capitale, frequentato dalle figlie delle famiglie del Rwanda-bene.

Cioè ragazze ,che erano figlie degli alti gradi dell’esercito,di funzionari, di politici o di  diplomatici.

Dai rapporti che intercorrono tra queste allieve, decisamente delle privilegiate (si ricordi che l’accesso alle ragazze di etnìa tutsi era a numero limitato) si comprendono molte cose e s’intuisce quali saranno le  inevitabili e drammatiche conseguenze , a breve, nel Paese reale.

L’antefatto insomma, per chi sa leggere tra le righe e intuire da certi dialoghi, per altro impostati con uno  stile e una  “leggerezza” tutta femminile dalla Mukasonga, al terribile bagno di sangue,che qualche revisionista, potendo, tenta addirittura oggi di negare.

Nel genocidio del ’94 la Mukasoga,come tantissimi altri ruandesi, le cui ferite  non sono affatto rimarginate (e se mai lo saranno), perse sua madre e ben 37 membri della propria famiglia.

Una lettura,quella di “Notre Dame du Nil” , appassionante, scorrevole ma anche in un certo senso di grande attualità  politica quando, superato in parte il dramma di quei giorni con un’abile e dignitosa ricostruzione del Paese, c’è chi prova ogni tanto ad attizzare un piccolo fuoco per alimentare, se gli riesce, un grande incendio.

 E lo fa immettendo sospetti infondati (diciamo pure odio razziale) in chi né è stato certo testimone oculare di quei tristi giorni e, magari, ha una conoscenza libresca e appena approssimativa dei fatti.

Un libro che ha ben meritato il riconoscimento ufficiale e che bisogna leggere.

Per non dimenticare, appunto.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

  

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