di Carlo Camboni
Sono ore in cui le strumentalizzazioni politiche in Francia si sprecano, fa parte del gioco politico, del tornaconto elettorale in vista delle prossime elezioni locali a marzo; l’argomento è delicato ed esplosivo allo stesso tempo e il Presidente Hollande ha reso noto che il progetto di legge non era ancora pronto; certo che Il Presidente ha avuto le sue gatte rognose da pelare durante l’approvazione della legge sulle nozze gay che stabilisce un principio di legalità e in quell’occasione ha conosciuto bene il nemico Conservazione che si annida in tutti gli anfratti istituzionali ma ancor di più nell’opinione pubblica, così suscettibile su questi temi. Ben venga un risveglio, un dibattito culturale sulla bioetica, ad avercelo!
Di sicuro c’è solamente il fatto che in un momento di isteria collettiva slitta di un anno la discussione per l’approvazione della legge, si prende tempo in un frangente in cui il governo francese è debole e vulnerabile per i dati su economia e lavoro mai così allarmanti e quindi cavalcati come un’onda anomala che tutto travolge da una bizzarra accozzaglia di movimenti che vanno dalla destra xenofoba ai fedeli musulmani, dai cattolici integralisti agli anti europeisti: manifestanti resi gaudenti e uniti dal mal comune omosessuale in funzione anti Hollande, antichi nemici in nome dei giorni della Collera sono ora nelle piazze e minacciano roghi con cartelli da Inquisizione; il progresso e la felicità di molte famiglie passa in secondo piano rispetto alla presunzione della presunta maggioranza – in questo caso affatto silenziosa -, soprattutto se le priorità sono altre in un momento di crisi economica così tangibile per tutti.
C’è sempre ben altro da fare quando si tratta di diritti civili e di progresso, pure nella Francia socialista di Hollande.
E sia chiaro: sulle prime pagine di “Le Monde” e “Liberation” di oggi si parla di nuove misure e un nuovo piano sanitario voluti da Hollande per la lotta alle ingiustizie nella cura del cancro, segno di un dibattito politico di alto livello, di una politica interessata al sociale, non solamente alla quadratura dei bilanci.
Focalizzerei l’attenzione su ciò di cui si parla tentando l’azzardo di raschiare il barile del déjà vu, quasi inevitabilmente: nel Parlamento italiano si viene aggrediti e presi a schiaffi per molto poco, una cosa che mi fa orrore… chi mai pronuncerà la parola “utero” seguita da “affitto” senza scatenare le Parche e la furia dei sedicenti moderati di destra e sinistra?
Il tabù sessista è inversamente proporzionale alla preparazione (scientifica) dei nostri parlamentari, e una regolamentazione legislativa su diritti civili e bioetica, urgente e necessaria, merita non solo un approfondimento nelle sedi istituzionali ma un dibattito serio nelle scuole, nelle famiglie, nelle case.
All’obiezione “con tutti i problemi che abbiamo ti sembra il caso di…” si deve rispondere con l’informazione.In un periodo storico in cui le sinistre europee sono deboli e prive di una visione a lungo termine ma preoccupatissime di trovare un nemico in cui specchiarsi, si dovrebbe scommettere sui diritti, sulle riforme a costo zero, ripartire da idee nuove, reinventarsi.
Il ritornello è sempre lo stesso, non fingo di non ricordarlo: per proporre e approvare questo tipo di provvedimenti si deve essere politicamente forti, avere una legittimazione popolare forte, pena l’abdicazione totale, la resa o, peggio, l’inazione e Hollande in questo senso insegna, la sua è pura strategia politica, l’arte del rimandare.
La fecondazione è un atto fondamentalmente personale, oltreché biologico, e, alla luce dell’antropologia personalista, credo nell’imprescindibile esclusività dell’essere umano e quindi della coppia o del singolo che decide di partecipare alla fecondazione responsabilmente, posto che la regolamentazione deve escludere il ricorso a volte neanche tanto celato all’eugenetica.
Per legiferare, per lottare insieme per queste leggi nella nostra amata Italia partirei da queste considerazioni.
Carlo Camboni
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