Francine Segan è, tra le persone che io conosco, quella in assoluto più appassionata di cibo e cultura italiana. Informatissima, curiosa, dinamica, colta, conosce quasi ogni segreto della nostra tradizione culinaria, viene spesso in Italia ed è tra i migliori testimonial del nostro Bel Paese oltre oceano. Americana con un po’ di Sicilia nel Dna e nel cuore, è una giornalista e scrittrice di New York. Autrice di numerosi libri legati al mondo gastronomico, è una vera e propria storica del cibo, non solo italiano. Lo testimonia anche l’interessantissimo racconto uscito un paio di giorni fa sulle pagine della Cucina del Corriere a firma di Serena Danna dedicato alla cucina ai tempi di Lincoln, in cui emerge proprio il punto di vista di Francine Segan.
Conosco Francine dal 2009 quando, per la rivista Papillon, l’ho intervistata sul tema della cucina italiana in America. Da allora siamo rimaste in contatto, ci siamo viste più volte sia in Italia che negli States (ricordo una bellissima giornata insieme in quel di Napoli, città che adoriamo entrambe) e ci sentiamo spesso per aggiornarci sui nostri nuovi progetti. Dopo il successo del suo volume sui dolci italiani, Dolci: Italy’s Sweets, uscito nel 2011, da alcuni mesi ha pubblicato un nuovo libro dedicato alla pasta: Pasta Modern. New and Inspired Recipes from Italy. Ecco dunque l’occasione giusta per parlare un po’ con lei e per farmi raccontare il suo amore per l’Italia e per la nostra cultura gastronomica.
Come nasce la tua passione per la cucina? La mia passione è iniziata più con un interesse per i dettagli della vita quotidiana nel Rinascimento che per una vera e propria attenzione per il cibo di oggi. Un giorno mi sono chiesta “Cosa mangiava Shakespeare? Mentre mangiava con gli amici di che cosa parlavano?”. Da queste domande nel 2004 è nato il mio primo libro Shakespeare’s Kitchen pubblicato da Random House.
Come e quando nasce invece il tuo amore per la cucina italiana? Beh, è iniziato l’anno in cui io, mio marito e i nostri figli abbiamo affitatto una casa in Italia per il mese di luglio. Trascorrendo un mese nella vostra terra ho imparato tantissimi aspetti legati a come voi italiani mangiate e vivete. Mi sono inamorata del vostro modo di cenare insieme con gli amici mangando cose sane e buone.
Quando è scaturito invece l’interesse per la pasta e l’idea di questo ultimo libro? Io adoro la pasta! Posso mangiare un piatto di pasta anche due volte al giorno! Ho parlato con la casa editrice che ha pubblicato il mio ultimo libro Dolci: Italy’s Sweets e ho manifestato l’interesse a scrivere delle ricette sconosciute qui negli USA: sono come un archeologo, ma non del passato, dell’Italia di oggi.
Quanto la pasta è importante per capire un popolo e la sua cultura? Dis-moi ce que tu manges, je te dirai ce que tu es, diceva Anthelme Brillat-Savarin. La pasta è un’icona, racconta molto. Parliamo anche solo dei suoi formati: in Cina ci sono i noodles e basta. In Italia ci sono ceninaia di formati che raccontano della vostra creatività, della vostra ricchissima differenza regionale e territoriale.
Qual è secondo te la forza del cibo Made in Italy? Gli italiani hanno un fondamentale rispetto per gli ingredienti. Trovo che voi apprezziate i migliori ingredienti e li sappiate lavorare con rispetto.
Cosa ti ha dato più soddisfazione nel tuo lavoro: le trasmissioni televisive o i libri che hai scritto? Ci sono novità che “bollono in pentola”? La cosa che mi ha dato più soddisfazione sono i tanti amici italiani che ho trovato grazie al mio lavoro. Grazie a questi generosi italiani ho scoperto l’Italia vera, quella delle cose sconosciute qui negli USA. Novità? Sì, ad aprile verrò in Umbria per informarmi in merito a due importanti presentazioni che farò qui negli USA: una di queste è per il Smithsonian Museum in Washington, DC per “L’Italia Sconosciutta: Umbria”. Non vedo l’ora di studiare i tartufi con Olga Urbani di Tartufi Urbani.
A cosa credi sia dovuto questo tuo successo tra il pubblico? Il pubblico sente la mia passione e l’amore che ho per l’Italia in ogni parola che scrivo e in ogni presentazione che faccio.
C’è una pasta che preferisci preparare e perché? Lo stesso vale per i dolci, visto il tuo successo editoriale precedente. La Pasta al risparmio, anche chiamata in dialetto napoletano O Sicchie da Munnezza. Me l’ha fatta conoscere il pastificio Garofalo, ed è molto semplice, ma molto saporita (aglio, pomodoro, olive, caperi e frutta secca). Si tratta di un piatto povero cucinato da quelli che non avevano soldi per comprare il pesce la vigilia di Natale. Preparavano la base normale della pasta e poi per festeggiare aggiungevano la frutta secca. Il dolce che preferisco è rappresentato invece dalle pesche dolci. Fatte in casa sono squisite, belle e divertenti. Ma mi piace molto anche la Torta Mimosa, anche se qui in America non celebriamo la Festa della Donna come fate invece voi.
Qual è la a pasta più “strana” od “originale” che hai mangiato e dove? La pasta cannolo, un dessert di pasta, preparato con mezze maniche cotte in acqua e poi fritte e riempite come cannoli normali. Li ho mangiati con la famiglia Peduzzi (del pastificio Rustichella d’Abruzzo) in un ristorante abruzzese.
C’è un luogo dove ancora non sei andata in Italia, ma che vorresti visitare per le sue tradizioni culinarie? Si, non so precisamente quali località visiterò, ma vengo in Umbria in aprile proprio per scoprire le sue tradizioni culinarie.
Qual è per te il piatto più buono a NY e quale il tuo preferito in italia? La carne è buonissima a NYC e io adoro l’hamburger di Landmarc al Time Warner Center (10 Columbus Circle). Il mio piatto preferito in Italia dipende invece dalla stagione. In primavera adoro le Virtù preparate a Teramo; in inverno il bollito misto della Trattoria Vascello d’Oro di Carrù (Cn); in autuno le tavolette di cioccolato appena fatte da Cecilia Tesseria di Amedei in Toscana e le olive ascolane della Cantina del Picchio di Offida (Ap).
Vino bianco, rosso o birra? Per quali occasioni? Ci sono così tanti vini in Italia da conoscere che io ne bevo sempre uno nuovo! L’occassione? Ogni giorno è da festeggiare per sentirsi vivi con la famiglia e con gli amici.
Qual è il ricordo della cena che più ti è rimasta impressa e per quale motivo? La mia carissima amica Angela Marchese ha organizzato una cena a casa sua in Piemonte in onore del mio libro Dolci: Italy’s Sweets. Abbiamo invitato tutti gli chefs, i bloggers, i giornalisti e le casalinghe che mi hanno aiutato nella preparazione del libro. La decorazione della casa e il cibo che Angela ha preparato erano strepitosi, belli e interessanti, ma quello che mi è rimasto impresso in modo indelebile è stato che gli italiani, la maggioranza dei quali non avevo mai incontrato ma solo sentito per email, skype o telefono, sono venuti da tutta Italia (dalla Puglia, dall’Abbruzzo, da Roma…) solo per questa cena e per conoscermi. Questo è il motivo per cui io amo l’italia. Perché voi apprezzate l’amicizia, e lo dimostrate.
Hai un piatto del cuore legato alla tua infanzia o alla tua famiglia? Fried chicken & buttermilk mashed potatoes preparati dalla mia mamma. Il pollo si mette a bagno nel buttermilk, latte acido, e poi si passa in una farina di mais e viene fritto nell’olio di arachidi.
Cosa ami di più del tuo lavoro? Conoscere e trasmettere l’Italia vera agli americani.