Francois Truffaut: a 30 anni dalla morte, 10 frasi indimenticabili.

Creato il 17 ottobre 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Era il 21 ottobre 1984 quando morì uno dei più grandi registi di sempre: Francois Truffaut. La sua fu una carriera divisa tra critica e regia cinematografica. Come critico cinematografico pubblicò su diverse testate, in assoluto le più note sono i Cahiers du cinéma (dal 1953) e Arts (dal 1954 al 1959). Come regista diresse circa 20 film, molti dei quali passati alla storia. Tra i tanti: I 400 colpi (1959), Jules & Jim (1961), Farhenheit 451 (1966), Effetto notte (1973).

A 30 anni di distanza dalla sua scomparsa, ecco 10 frasi indimenticabili:

1 – Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell’infanzia, costruire un oggetto che è allo stesso tempo un giocattolo inedito e un vaso dove si disporranno, come se si trattasse di un mazzo di fiori, le idee che si hanno in questo momento o in modo permanente. Il nostro film migliore è forse quello in cui riusciamo a esprimere, più o meno volontariamente, sia le nostre idee sulla vita che le nostre idee sul cinema.

2 – La lavorazione di un film somiglia al percorso di una diligenza nel Far West: all’inizio uno spera di fare un bel viaggio, poi comincia a domandarsi se arriverà a destinazione.

3 – Appartengo ad una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto “Quarto potere”.

4 – Roberto Rossellini mi ha insegnato che il soggetto di un film è più importante dell’originalità dei titoli di testa, che una buona sceneggiatura deve stare in dodici pagine, che bisogna filmare i bambini con maggior rispetto di qualsiasi altra cosa, che la macchina da presa non ha più importanza di una forchetta e che bisogna potersi dire, prima di ogni ripresa: “O faccio questo film o crepo”.

5 – Io, prima di cominciare a girare, desidero soprattutto fare un film che sia bello. Non appena sorgono le prime grane devo ridurre le mie ambizioni, augurandomi che io riesca a finire il film. Verso la metà della lavorazione faccio un esame di coscienza, e mi dico: potevi lavorare meglio, potevi dare di più, ora ti resta l’altra metà per rimetterti in pari, e da quel momento cerco di rendere più vivo tutto ciò che si vedrà sullo schermo.

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