altre dune
“Dune il destino dell’universo” non è il Dune di Lynch. “Dune, il destino dell’universo” è una miniserie televisiva prodotta da Syfy nel 2000 per 4 ore abbondanti di pellicola.
del Dune di Lynch ne ho già ampiamente parlato qui. e qui è successo che il commento di un follower, fan del libro mi ha aperto una via. “Non c’è l’arsura nel Dune di Lynch” mi hanno scritto.
Non c’è l’arsura che nel libro invece è fondamentale.
Premesso che per me Dune sarà sempre Lynch e Lynch sarà sempre Dune, mi sono armato di buona volontà, ho eliminato ogni preconcetto ed ogni pregiudizio e ho guardato “Dune, il destino dell’universo”.
Che a detta di molti è la più fedele trasposizione al libro.
E a detta di altri (molti anche loro) è una cagata pazzesca.
L’arsura c’è. Nel senso che nel film, si sente, si respira. Rispetto a Lynch si approfondisce molto di piu’ il concetto di acqua… che su Arrakis latita almeno quanto i neuroni nel mio cervello, e si approfondiscono le tematiche e la ritualità legate ai Fremen.
Tra i Fremen , nel “destino dell’universo” c’è anche una splendida Chani, con due tette gigantesche.
Molto meglio di quella di Lynch. Sia per la recitazione che per le tette.
quindi piu’ arsura, piu’ Fremen, piu’ tette.
bellissimo?
non proprio.
orribile?
nemmeno.
Il problema di fondo del “destino dell’universo” (che ripeto è una serie tv e come tale va giudicata) non sono le tette ma i costumi.
Il costumista, Theodor Pistek, ha vinto l’oscar pochi anni prima per “Amadeus”.
L’ha vinto per i costumi.
Ci si aspetta roba grossa.
In realtà siamo di fronte ai deliri di un folle con cattivissimo gusto. Ispirati a Moebius ma di cattivissimo gusto.
Na cosa orribile. Il “computer umano” sembra il fante di coppe.
La “tuta distillante” è na ciofeca di altro livello con appiccicati sopra cavetti posticci. Il “barone”…(si lui, Vladimir Arkonnen) somiglia piu’ ad una boa di segnalazione che ad altro.
Ma il peggio deve venire.
I soldati “Arkonnen” sono la bruttissima copia di un ballo in maschera a casa di Luigi Cozzi, a tema star wars, e i guerrieri “Sardaukar” dell’imperatore sembrano i quattro moschettieri.
Giancarlo Giannini fa l’imperatore… lo hanno conciato come un uovo di pasqua del Lidl. E la figlia Irulan gira con delle farfalle posticcie appiccicate sul vestito buono, alla meno peggio.
Come si possa anche solo concepire una porcheria tessile del genere rimane un mistero. Ed un peccato.
Perché tolti i costumi, il film non è affatto male.
Certo bisogna essere fan sfegatati di Dune. Non lo consiglierei a nessun altro.
Ma se avete adorato il capolavoro di Lynch dovreste dargli un occhiata. Per gli ignorantoni come me che non hanno letto il libro è una manna dal cielo. Spiega, e bene, un sacco di connessioni che nella disconnessione psicotica tipica di David tendono a sfuggire.
Diciamo così: se Dune (il Dune di Lynch) è poesia, “Dune, il destino dell’universo” potrebbe essere la sua versione in prosa.
Facciamo una petizione: troviamo un altro lavoro a Theodor Pistek, (si accettano volenterosi) e rifacciamo la miniserie con costumi diversi. Meriterebbe. Tantissimo.