Titolo che deriva dall’omonima traccia di questo album datato 1977, il quinto della formazione Mahogany Rush. Non è il solo brano ad assorbire linee melodiche originali e allo stesso tempo molto orecchiabili. Su cui Marino ci costruisce studi, elabora sviluppi in successione, manipolando con tecnica sopraffina accordi e note in tapping, e laddove possibile sporcando i suoni con tutta una serie di distorsioni giocate sull’alternanza degli altoparlanti. Ne esce fuori un disco in cui sono molteplici le influenze, dall’immancabile Hendrix ad Alvin Lee, ma io ci ho trovato anche Iron Maiden, Malmsteen, Satriani.
Un album divertente, che dà la carica, una pillola di energia, in cui a farla da padrone sono i suoni e gli effetti. Consigliato a chi ha voglia di conoscere modi nuovi di interpretare il rock, senza cadere nella banalità. Perché sebbene potrebbe sembrarlo, World Anthem non è un disco banale.