Vorrebbe scappare via, lontano, mettere più distanza possibile tra lui e questi confini.
Vorrebbe alzare i tacchi e darsela a gambe.
Vorrebbe essere come quei brillanti cervelli in fuga, omaggiati dal Fatto Quotidiano, che grazie all’intraprendenza e l’iniziativa del loro genio fanno fagotto e vanno in America.
E ci trovano persino l’America, in America.
Il grande sogno americano.
Per molti americani è diventato un incubo, per loro è il sogno che si realizza.
Perché, dicono, gli italiani sono bravi proprio tanto.
Quelli che se ne vanno.
Perché egli vorrebbe fuggire, ma non ci riesce.
Ogni giorno, per lunghi viaggi parte il suo cervello.
Sì, anche il suo è un cervello in fuga. Il problema è che il corpo non lo segue.
Il corpo è inchiodato qui, ostaggio della sua inedia.
Dice di chiamarsi Frank Ameba, ma quale Frank Ameba.
Frank Ammerda.
Consumato e sovvertito da quei conflitti esistenziali affrontati in ritardo, e mai del tutto sconfitti. Illustrazione: Franka Brillante Testo: Frank Ammerda
L'articolo Frank tra i tiratori – una tragedia Quirinale è ovviamente opera di Frankezze.