Malsano riadattamento in chiave contemporanea
Adattamento in chiave contemporanea del romanzo di Mary Shelley, Frankenstein di Bernard Rose è una composizione horror-drammatica, contraddistinta da una mancanza di appeal e priva di una sceneggiatura realmente rivoluzionaria.
Il dottor Victor Frankenstein e la moglie Elizabeth creano in laboratorio un essere umano. Prende vita un bellissimo ragazzo con la coscienza di un neonato e i due festeggiano la riuscita dell’esperimento. Tuttavia diversi tumori della pelle deturpano la creatura, che viene destinata alla soppressione.
Ennesima rilettura del romanzo gotico di Mary Shelley, Frankenstein di Rose è povero nella delineazione dei personaggi e farraginoso nella messinscena. Difatti il film horror-drammatico con poca attrattiva e realizzato maldestramente si dimostra un prodotto di dubbio interesse, che vorrebbe mettere alla berlina la brutalità e la meschinità umana, ma che finisce per farsi detestabile esempio del cinema di serie B, nonostante il tentativo di attualizzare la creazione del mostro e gli avvenimenti che gli accadono.
Altamente sconsigliabile a chi cerca un film di spessore (rivisitato, ma non stravolto ed in linea con i tempi), che faccia riflettere sulla bestialità del genere umano, l’opera di Rose è malamente assemblata e vuole accattivare lo spettatore con poche sequenze splatter e altrettante scene disgustose (a esempio il corpo ricoperto di bubboni cancerogeni di Adam). Si ha la netta sensazione che il regista non sia stato in grado di reinventare un modello, profondamente attuale, della letteratura mondiale. Infatti l’unica scelta realmente coraggiosa è quella di far creare dal dott. Frankenstein la sua creatura con una stampante 3D (figlia dei nostri tempi), piuttosto che utilizzare l’anacronistica scarica di un fulmine.
Contraddistinto da un rapporto ambiguo e morboso tra la “madre” e Adam, che difficilmente accetta il proprio io e il contesto che gli gira attorno, Frankenstein procede su binari spediti fino a una conclusione in cui la risata involontaria è obbligatoria, mentre il viso si tramuta in una smorfia di silenzioso dubbio. Frankenstein è chiaramente un film trash, realizzato con un budget ridotto e privo di qualsivoglia interesse filmico. Un prodotto che si trascina stancamente, alternando fugaci emozioni a esperienze sensoriali e linguistiche (degne di un neonato), e che cerca il colpo a effetto per non far sembrare il tutto piatto e monocorde.
Uscita al cinema: 17 marzo 2016
Voto: *