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Trama: Victor è un geniale ma solitario bimbo con un solo, grande amico, il suo cagnolino Sparky. Quando quest'ultimo muore a causa di un incidente il ragazzino riesce a riportarlo in vita come un novello Frankenstein, ma presto la voce si sparge e per Victor cominciano i guai...
Correva l'anno 1984 e un Tim Burton allora ventiseienne decideva di girare il corto in bianco e nero Frankenweenie, beccandosi gli strali della Disney prima e il licenziamento poi, perché i boss credevano che un'opera simile, da dover proiettare prima della riedizione di Pinocchio, avrebbe traumatizzato i poveri pargoli innocenti. Sono passati gli anni, Burton è diventato giustamente famoso, i tempi sono cambiati e nel 2012 è stata proprio la Disney a produrre il lungometraggio a cartoni animati basato su questo vecchio corto. Dove prima c'erano Shelley Duvall e altri attori in carne ed ossa adesso ci sono dei pupazzini dalle fattezze inquietanti e portati in vita grazie alla stop-motion, tecnica tanto amata dal regista, ma ciò che sta alla base di entrambe le opere è sempre quella poetica del Diverso di cui Burton è supremo cantore: l'impossibilità di uniformarsi alla piatta vita di provincia, l'ottusità delle persone ignoranti, la fondamentale innocenza e bontà dell'outsider, considerato "mostro" e conseguentemente pericoloso in quanto lontano dai canoni universali che decretano la bellezza e la normalità, sono temi che possiamo trovare nei film del regista fin dai tempi di Edward Mani di Forbice e che si riaffermano prepotentemente anche in questo Frankenweenie.
Mantenendo coerentemente i punti chiave della trama e i valori di fondo del corto dell'84, Tim Burton reinventa Frankenweenie a beneficio delle nuove generazioni e si diverte come un matto, creando un bellissimo lungometraggio che mescola divertimento, suspance e momenti di commozione, nel quale il regista si sbizzarrisce riversando tutto l'amore per i vecchi horror, per i personaggi che hanno segnato la sua infanzia e anche un po' per sé stesso, diciamolo. Ed è così che, al di là dell'ovvio omaggio a Frankenstein che sta alla base della sceneggiatura, il logo Disney si trasforma in un meraviglioso castello degno del Conte Dracula, il piccolo ed inquietante Edgar "E" Gore diventa la versione bambina dei mostruosi e servili gobbi tipici del cinema di genere, i compagni di scuola di Victor ricordano la Lydia di Beetlejuice, la Staring Girl della raccolta La morte malinconica del bambino ostrica ed altri racconti e lo stesso Boris Karloff, il professor Rzykruski ha lo stesso sembiante del compianto (e amatissimo dal regista) Vincent Price e sul finale viene tirato fuori un bestiario di mostri ragguardevole, dal cagnolino/mummia alla tartaruga/Gamera, dal gatto/Dracula alle scimmiette/Gremlins, per finire con un inquietantissimo ratto mannaro. La tecnica della stop-motion è ormai diventata un’arte in grado di mostrare allo spettatore movimenti fluidi e scene dinamiche, il bianco e nero con cui è girata la pellicola è nitido e molto evocativo e anche la colonna sonora di Danny Elfman sembra essere tornata ai fasti delle prime, storiche collaborazioni con Tim Burton.
Ovviamente, anche il character design dei pupazzini e la realizzazione degli ambienti sono molto curati e assai distintivi e non c’è nessun personaggio o dettaglio che non richiami almeno uno dei lavori precedenti del regista (c’è anche un omaggio a Christopher Lee che, pur non essendo annoverato tra i doppiatori, viene mostrato nei panni di Dracula mentre i genitori di Victor guardano il suo film alla tv). Qualcuno potrebbe dire “e che palle! Burton alla fine rigira sempre la stessa frittata!”, io invece mi sono vissuta questo tratto caratteristico di Frankenweenie come un modo per omaggiare i fan del regista, che ne hanno dovuto sopportare il declino artistico a partire dall’immondo Planet of the Apes (con qualche guizzo di ripresa di tanto in tanto, per esempio Sweeney Todd) e, sinceramente, spero che la pellicola diventi una sorta di punto di passaggio che possa consentire a Burton di lasciarsi finalmente alle spalle il passato e cominciare a rinnovarsi senza snaturarsi. Nell’attesa, Frankenweenie è comunque un film godibilissimo sia per gli estimatori del regista sia per quelli che magari non lo conoscono ancora, la storia in sé è entusiasmante, dolce e divertente, i personaggi principali sono tratteggiati con una sensibilità incredibile (verrebbe voglia di avere un cucciolo meraviglioso come Sparky, che si presta persino a far da attore per film girati in casa!!) e quelli di contorno rubano spesso la scena ai protagonisti. Da gattara, per esempio, mi sono totalmente innamorata del Signor Baffino e del suo inquietante modo di predire il futuro attraverso gli escrementi, e il destino del povero micio è l’unica cosa che rimprovero a Burton: sono rimasta a guardare fino alla fine i titoli di coda sperando in qualche risvolto particolare e invece nulla, cattivo Tim!! E bentornato, finalmente.
Del regista e cosceneggiatore Tim Burton ho già parlato qui. Catherine O'Hara (la doppiatrice originale di Mrs. Frankenstein, Weird Girl e della professoressa di ginnastica) e Winona Rider (Elsa Van Helsing) le trovate invece ai rispettivi link.
Martin Short (vero nome Martin Hayter Short) è il doppiatore originale di Mr. Frankenstein, Mr. Burgemeister e Nassor. Canadese, lo ricordo per film come Salto nel buio, In fuga per tre, Il padre della sposa, Finché dura siamo a galla, Il padre della sposa 2, Mars Attacks!, Da giungla a giungla, Alice nel Paese delle meraviglie (il film TV) e Mumford. Come doppiatore ha lavorato nei film Il principe d'Egitto, Il pianeta del tesoro e Madagascar 3 - Ricercati in Europa, inoltre ha partecipato a serie come Love Boat, Weeds e How I Met Your Mother. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 62 anni e un film in uscita, Dorothy of Oz.
Martin Landau è il doppiatore originale di Mr. Rzykruski. Americano, lo ricordo per film come Intrigo internazionale, Cleopatra, Sliver, Ed Wood (che gli è valso l'Oscar come miglior attore non protagonista), X- Files - Il film e Il mistero di Sleepy Hollow, inoltre ha partecipato a serie come Ai confini della realtà, Missione impossibile, Colombo, La signora in giallo, Alfred Hitchcock presenta e ha doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore, ha 84 anni e quattro film in uscita.
Edward “E” Gore viene doppiato, in originale, dal piccolo Atticus Shaffer, ovvero l’orrido moccioso faccia di ratto che possiamo vedere nell’altrettanto orrido Il mai nato mentre Conchata Ferrel, doppiatrice della grassa madre di Bob, era già apparsa in Edward mani di forbice. Al momento Burton parrebbe “disoccupato”, ma se Frankenweenie vi è piaciuto consiglio la visione di ParaNorman, Coraline e la porta magica (omaggiato con la comparsa di un gatto assai simile a quello presente nel cartone animato di Henry Selick), La sposa cadavere e ovviamente The Nightmare Before Christmas. ENJOY!!
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