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Frankenweenie richiama - anche nel nome - il cortometraggio girato da Tim Burton nel 1984. Come da lui stesso dichiarato in tempi non sospetti (ai fan consiglio il volume Burton on Burton, molto interessante per capire l'uomo oltre che l'artista), l'opera originale avrebbe anche potuto essere un lungometraggio, se solo la Disney ci avesse creduto un po' di più; il film - uscito di recente in Italia - rappresenta quindi la pellicola che Burton avrebbe fatto se avesse potuto. L'etica e l'estetica sono tipicamente burtoniane, con il bianco e nero, il ragazzo talentuoso ma vagamente disadattato che - guardacaso - ha la passione per il cinema, un professore di scienze con le sembianze di Vincent Price, i suburbi sono abitati da persone perbene che però hanno il vizio di saltare alle conclusioni e lasciarsi trasportare un po' troppo dal "non si deve non si fa" (in tempi elettorali...occhio gente...). Non c'è dubbio che il film sia tecnicamente perfetto ed abbia richiesto uno sforzo straordinario: diversi anni di lavorazione con il coinvolgimento di una troupe sterminata composta da più di cento artisti solo per l'animazione dei pupazzi, che sono filmati in bianco e nero, animazione a passo uno ed in 3D (poco incisivo).
Frankenweenie è la storia, piena di divertenti rimandi e citazioni ai classici del cinema gotico, di Victor Frankenstein, un eccentrico ragazzino che ama sconfinatamente il suo cane Sparky. Quando questo muore in conseguenza di un'incidente, Victor lo riporta in vita utilizzando l'energia dei fulmini durante un temporale. I tentativi di mantenere segreto il successo dell'esperimento di rianimazione ovviamente non riescono ed i compagni di scuola di Victor, tutti impegnati in una gara di Scienze indetta dal professor Rzykruski (una sorta di versione dark del John Keating de L'attimo fuggente), tentano di copiare l'esperimento dando però vita ad un'invasione di mostri (che richiamano godzilla ed i gremlins), mentre la popolazione di benpensanti della cittadina di New Holland dà la caccia al povero Sparky. Una volta sconfitti i mostri, il piccolo Victor si trova in pericolo in un mulino incendiato: per fortuna l'inseparabile cagnolino lo salva. A prezzo della vita?
Se nel 1984 la critica sociale e l'innovativa estetica di Burton (quelle incredibili casette con anche l'arredamento color pastello di Edward mani di forbice...) risultavano corrosive, dopo trent'anni hanno perso un po' mordente. Si trattava di tempi diversi: erano gli anni del riflusso, che non è una cosa schifosa che succede nell'esofago, ma il periodo storico in cui i giovani si sono stufarono del pauperismo degli anni 70 e da hippie divennero yuppie. Il 1984, per esempio, è stato l'anno in cui a Sanremo Al Bano e Romina spopolavano con Ci Sarà, un Maradona ventiquattrenne stava trasferendosi al Napoli ed al cinema guardavamo il primo Karate Kid, Il grande freddo, Footloose e Greystoke la leggenda di Tarzan o, i più intellettuali, Paris, Texas di Wenders. Fabrizio Corona esisteva già, ma era impegnato a prendere la licenza elementare e per tutti quanti era solo il moccioso figlio di un grande giornalista direttore di King, un giornale di moda e gossip che comprava mia sorella su cui sbirciavo modelle ed attrici che nonostante capigliature cotonate, spalline improbabili e camicette con pois enormi sarebbero di lì a poco meritatamente assurte a paradigmi di bellezza nei successivi venti anni.
Il corto originale del 1984
Torniamo nel 2013: questa versione di Frankenweenie sa un po' di dejà vu, non ha da mostrarci nulla che non si sia già visto in qualcuno dei sedici film che l'hanno preceduto. Il film è divertente, poetico e dura il giusto ma mi sento di consigliarlo più a chi si accosta per la prima volte al cinema di Burton che ai suoi numerosi fans. La speranza e l'augurio che mi sento di fare (dal mio piccolissimo) al regista è che, una volta messo questo punto e a capo nella sua filmografia, riesca a ripartire con una freschezza che da La sposa cadavere in poi è mancata un po' troppo spesso. Le capacità ci sono da sempre, la passione pure da prima, mi sento autorizzato ad attendere un prossimo titolo spiazzante, complesso, entusiasmante e pieno di energia, tutte le qualità che da un quarto di secolo in qua hanno reso Burton uno dei registi più amati e non solo da me.
2012 - Frankenweenie
Regia: Tim Burton Sceneggiatura: John August Musiche: Danny Elfman Montaggio: Chris Lebenzon, Mark Solomon Fotografia: Peter Sorg Scenografia: Rick Heinrichs
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