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Franz Werfel, Morte di un piccolo borghese

Creato il 22 aprile 2012 da Spaceoddity
Franz Werfel, Morte di un piccolo borgheseMorte di un piccolo borghese (1952, tit. or. Der Tod des Kleinerbürgers) è il titolo che con più spietata esattezza descrive questo lungo racconto di Franz Werfel. Vi si racconta la storia dei coniugi Fiala, reduci dalla Vienna che fu, o per dirla con le parole di Stefan Zweig, dal mondo di ieri. Il senso di decadenza di un universo che si credeva eterno e che costituiva l'intero orizzonte esistenziale per i suoi abitanti si esprime attraverso la penosa vicenda di un morire. O, se si preferisce, attraverso la scelta della morte per decorrenza dei termini.
Il signor Fiala è, per l'appunto, un piccolo borghese. Un dipendente del fu impero austro-ungarico, una delle realtà più sbalorditive della cultura europea moderna. Aveva un ruolo di secondo piano, di cui andava fiero. Era un dipendente, un laconico custode all'Intendenza di Finanza: un impiegato di secondo ordine, ma drogato nella sua fierezza dai colleghi e dall'amore della moglie. Nella sua vita ci sono due nei: Klarinka, l'avida e stregonesca sorella della moglie, e Franzl, un figlio grande e grosso, però un po' scemo e senz'altro malato, al quale nessuno sembra voler davvero bene. Fiala ha stipulato un'assicurazione sulla vita con un suo ex collega e superiore, Schlesinger, che dovrebbe garantire ai suoi cari un minimo di sussistenza dopo la sua morte. A patto, però, che compia il sessantacinquesimo anno di età.
La storia di questo morire è anche la Storia dell'essere Austriaco, viennese fino in fondo, e della brama di cose, di ricchezze, dell'avere. In poche altre culture come in quella mitteleuropea è possibile riscontrare un tale annodarsi di orgoglio nazionalista e di avidità (penso soprattutto al mio amatissimo Autodafé di Canetti, con i due personaggi chiave di Therese e di Fischerle). Franz Werfel ha bilanciato i caratteri con precisione autorevole, puntando insieme all'essenziale e alla completezza di una tesi sulla vita dopo il fu mondo asburgico: è una parabola di ciò che ne resta e di ciò che è totalmente scomparso a grande distanza di tempo, ma non sufficiente perché questo passaggio acquisti nuovi significati. In Morte di un piccolo borghese, si indaga su un totale smarrimento: prova ne sia la becera Klara, l'infame collettrice di resti, ladra - più che mendicante - di briciole, la sordida parassita dei suoi datori di lavoro, incapace di riconoscere il valore di ciò che prende, accecata dalla perfidia e dall'ingordigia di illusioni ottiche. La donna è, in maniera esemplare, l'esatto controcanto dei due severi coniugi Fiala.
Franz Werfel, Morte di un piccolo borgheseLui, con il suo orgoglio di dipendente modello di un sistema valoriale laico e ortodosso, impermeabile alle fughe irrazionali. Caparbio, Fiala raccoglie forze ed energie per accumulare quel tanto di vita che basta ad avere un futuro. La moglie, che sa selezionare dal passato i resti di un'antica nobiltà d'animo e di forme per farne un dono, per ritagliare ancora un momento di festa, è l'immagine di un focolare patrio e domestico, un luogo nel quale sentirsi a casa, sia pure fuori tempo. L'amore che i due coniugi si dimostrano, pur senza le svenevolezze di un romanticismo fuori luogo, contrasta con l'incapacità di prendere e di avere, con i miraggi di un futuro assicurato da un impero che si è convertito in mero potere economico.
Non ci si faccia ingannare dai nomi: il piccolo borghese di Werfel non è il borghese piccolo piccolo, di Monicelli, quel Sordi drammatico e piegato dalla modernità, perché diverso è il ruolo della borghesia. L'austero Fiala non è il dinoccolato e cameratesco cittadino, il guardingo impiegato teso a contrastare le logiche di un potere sovrano con i sotterfugi massonici o pseudomassonici del piccolo o grande comune italiano: il vigile Fiala è parte integrante di un mondo insieme verticista e dilagante, esponente di impero dal tenore militare prima ancora che di una sensibilità estenenuante di sapore straussiano. È il potere che gli dà un ruolo ed è all'ombra dei poteri che vive e muore. Per questo è un piccolo borghese, ma un uomo capace di preservare e difendere il suo asburgico eroismo.
Qui, più che altrove, viene voglia di indagare sulla presenza di Mahler nell'opera di Franz Werfel, a parte la moglie che fu dell'uno e dell'altro. Ma questa è una storia diversa, su cui forse tornerò, appena ne saprò qualcosa in più.

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