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Frase celebre (la quarta). Versailles, 14 luglio 1789

Da Nubifragi82 @nubifragi

Un pranzo davvero sostanzioso. Forse aveva esagerato. Va beh, un bel rutto e tutto si sarebbe risolto, i rutti risolvevano qualsiasi problema. Non c’era verso di fargli intendere che ruttare non era cosa da Re. Quand’era ancora delfino a poco erano valse le timide punizioni del vescovo di Limonges, Luigi XVI avrebbe continuato a ruttare ogni qual volta lo stomaco gliene avrebbe dato motivo. Diceva di considerarlo un gesto di libertà, ma era chiaro, a tutti i membri della corte, che il Re non conoscesse appieno il significato di tale parola. Più che la libertà, quel gesto esprimeva mancanza di preoccupazioni, leggerezza, godibilità, tutte caratteristiche che Luigi aveva sviluppato in una vita di lusso e agiatezza, lontana dalla Parigi in crisi di fame e identità. La vita del Re, del resto, si era sempre svolta, con l’eccezione di qualche breve spostamento, nell’esilio dorato di Versailles. Le colonie erano lontane e comunque quegli affari non li gestiva lui. Non diversa era la situazione per quanto riguardava la guerra. Non che delegasse tutto ad altri, ma la gestione del potere, in fondo, non gli dava la stessa soddisfazione della carne e del vino. Fino da quando era delfino, qualcuno si era occupato di lui e ne aveva fatto le veci, così che il buon re non aveva imparato né a gestire la propria vita, né la Francia. Ma non se ne preoccupava troppo: il gesuita Berthier non gli aveva sempre spiegato che il suo potere derivava dalla volontà divina?

Appena ruttato, Luigi si massaggiò la pancia a due mani, guardandosi attorno. Non si era accorto dell’arrivo del Duca di Lincourt. Aveva uno sguardo a dir poco preoccupato e sfregava continuamente la mano sinistra sul poggiolo della poltrona. “Che vi aggrava, Duca?” “Sire, un fatto terribile è accaduto in quel di Parigi.” “Mon dieu! Che mai può essere successo?” Luigi pensò ad una guerra, ma come era possibile che il nemico fosse già a Parigi? No, non era possibile. “Mi dica, dunque.” “Sire, il popolo ha attaccato e preso la Bastiglia!” La Bastiglia? Ma che se ne potevano fare dei bifolchi di una prigione? Che moda era questa di lottare per conquistare la galera? “La Bastiglia….” “La situazione è gravissima Sire…” Esagerato, non era la prima rivolta per Parigi, una generosa distribuzione di pane e tutto sarebbe tornato alla normalità in breve tempo. Ma non voleva smorzare la tensione del Duca, la sua partecipazione all’evento lo divertiva. Una rivolta. La prigione, poi. Mai sentito dire che una rivolta avesse cambiato il mondo. Ad una prigione, poi. Mah.

− È una rivolta?

− No, Sire, è una rivoluzione.

Rivoluzione. Ora ricordava: qualche anno prima ne avevano fatta una in America ed era nata una reoubblica. Emise un rutto. Forse il giorno dopo si sarebbe tutto risolto.



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