Fratelli Barale, nel cuore del Barolo e oltre

Da Iltaccuvino

La cantina F.lli Barale è proprio nel centro del paese di Barolo, a pochi passi da piazza Cabutto, con l’ingresso nascosto sotto una volta ad arco, sulla destra. Arriviamo in un weekend denso, mentre le strade del borgo sono infittite dalle bancarelle del mercato, e in azienda ci attende Eleonora, gentile padrona di casa e figlia di Sergio Barale, che troviamo intento in una degustazione con un gruppo italo-tedesco.

E’ sorprendente essere nel pieno del borgo, entrare nel cortile di una casa, e scendendo pochi scalini trovarsi in una cantina storica, che scende sottoterra, sia nella parte originale che nell’ampliamento recente. Le vecchie bottiglie conservate perfettamente in preziose cassette di legno, vecchie botti, antiche pareti in pietra, tutto racconta la tradizione di quest’azienda, nata nel 1870 ed oggi alla quinta generazione (con Eleonora).

La produzione di punta si è sempre imperniata sui due cru di Castellero e Bussia, ed oggi sono circa 20 gli ettari vitati, coltivati in regime biologico, con tre vigneti a Bussia, uno a Castellero ed uno in Cannubi, più un appezzamento di nebbiolo da Barbaresco a Serraboella. Ma non c’è solo nebbiolo in azienda: la Barbera è piantata in cima a Castellero, in posizione che ne smorza la vigoria per via di terreni magri e clima fresco, il Dolcetto in Bussia, e il Nebbiolo per il Langhe viene prelevato dai vigneti più giovani. Non mancano i bianchi chardonnay e arneis, piantati in zone più fresche e vocate, e una vigna di pinot nero storica, attiva già trent’anni fa.

In cantina le fermentazioni dei rossi si svolgono in tini tronco conici di legno, utilizzando lieviti indigeni, selezionati in collaborazione con l’Università dai vigneti di Castellero. I legni di affinamento sono enormi botti vecchie, salvo per barbera e Langhe nebbiolo, per i quali si preferisce un passaggio in tonneau per arrotondarli e renderli più disponibili alla beva.

Storia e tradizione in cantina come in vigna, e vini di grande territorialità, hanno portato alla cantina F.lli Barale tanti riconoscimenti, non ultimo la chiocciola della guida Slow Wine.

Ma noi siam persone malfidate e non crediamo ad altro che al nostro palato, quindi i vini ce li siamo assaggiati volentieri per farci le nostre idee, anche perché la mia personale esperienza si fermava ai loro Barolo.

Rese 50 60 q.li ha. Dolcetto e barbera mallomin legno in cantina.  1870 originale. 5 generazioni. Tonneau per barbera d’malba.e langhe nebbiolo.

Di contro, invece, iniziamo con una bollicina, il Sullelanghe 2005. Si tratta della prima annata di questo metodo classico, un raro caso di spumante di Barolo, in questa versione ottenuto da pinot nero in purezza, coltovato in un appezzamento a Barolo, con esposizione fresca a quota 250 metri, su suolo calcarei e argillosi. Quasi come una sfida è stato conservato un lotto di 600 bottiglie di quel primo imbottigliamento con tappo a corona, sboccate solo a gennaio 2015, e ricolmate col medesimo vino. Il dosaggio praticamente nullo gli dà incisività di bocca, con verve giovanile e bolla ricamatissima. Nei sentori si mischiano un frutto ancora fragrante e nobili evoluzioni con toni tostati di mandorla (ma la base affina solo in acciaio), mela rossa e pesca, con sfumature di arancia e cedro canditi e banana disidratata, su sfondo di pasticceria. Bocca esemplare, semza striature amaricanti, elegante e dal lungo protrarsi. Inaspettata e piacevolissima sorpresa.

Il Dolcetto Bussia 2013 viene da vecchi cloni di dolcetto dal peduncolo rosso, e matura dai 7 agli 8 mesi in botte grande. Ben composto il suo ventaglio di profumi, con evidenze di lavanda, rose e amarene. Succoso in ingresso, si dispiega con calore e gusto, per un finale sapido e dalla vena amaricante di mandorla.

La Preda 2013 è una Barbera d’Alba Superiore, da vendemmia tardiva, ma senza residuo zuccherino, portata a secco, quindi affinata in tonneau. Sono però dolci i suoi profumi, di frutti rossi canditi, spezie, cannella, anice stellato e un tocco di vaniglia. Al palato mostra tutto il nerbo acido del vitigno, che sposa un dolce calore e coccola il palato con pienezza di frutto e ricordi fini di spezie. Elegante e voluttuosa.

F.lli Barale – Barolo

Si passa al Barolo, partendo con il Barolo Castellero 2011, da terreni a prevalenza argillosa, su cui ancora producono vecchie piante di 50 anni, con cloni oggi poco diffusi di nebbiolo come il Michet e il Rosè, più spesso sostituiti dalla varietà Lampia. 
Il toni di rubino trasparente e scarico preannunciano un quadro di nobile eleganza, che trova risposta al naso con note di prugna, arancia rossa, fiore di peonia. Con l’aria acquista identità e regala toni di liquirizia e note balsamiche di miele di castagno, poi china e bergamotto. L’annata calda si mostra forse più al palato, con corpo rotondo, un tannino concentrato a centro bocca ma fortemente smussato, un morbido velluto. Equilibrio, fruibilità, equilibrio e generosità, pur con bella prospettiva, perché la materia di base scalpita ancora. Piaciuto tantissimo.

Il Barolo Bussia 2010, viene da uno dei più celebri toponimi di Monforte, in particolare dalla parte superiore (Bussia Soprana) di cui mostra i caratteri già dal colore più cupo, che si riflette anche all’olfatto, con frutti scuri, caffè e liquirizia nera. Più austero anche all’assaggio, lunghissimo, teso, con tannino ricco, fine ma mordente, dal finale di radice, che non esce mai dai binari dell’eleganza, con intriganti ricordi di china. Vino prospettico che lascerei evolvere ancora 10 anni per tirarne fuori il meglio. I terreni sono a maggiore percentuale di sabbie, ben drenati, con base di calcare bianco, che irrigidisce la struttura tannica, come ben percepito al palato. Vigna acquisita negli anni 80, piantandovi cloni CN142 (lampia).

Barolo Cannubi 2007 Riserva. Chiudiamo con una Riserva dal cuore dei vigneti di Barolo, con il Cannubi. Dal suo appezzamento, esposto a sud-est, Barale ricava solo circa 1500 bottiglie a vendemmia. Affinamento per 3 anni in legno grande tradizionale, quindi passaggio in damigiana di vetro da 54 litri prima di finire in bottiglia. La calda annata 2007 si fa sentire nella carica di profumi di goudron, erbe e radici, con un velo di riduzione e vampate di pellame che salgono spinte dall’alcol. Bocca dal tannino veemente, tanto estratto e una potenza ben modulata e progressiva, che lascia approdare a un finale di pellame vecchio, radice di liquirizia, dattero e confettura di ciliege.

Non si può andare via rifiutando un assaggio di Barolo Chinato (base 2007), davvero una chicca con profumi di caffè, caramello, centerbe, cannella e chi più ne ha più ne metta. Alcol ben modulato, assaggio dolce e coccoloso. Voglia di autunno e di bella gente con cui condividerlo. Spettacolo liquido.

Riassumendo, una gamma convincente, una bolla sorprendente, una Barbera da amare e Baroli aderenti al territorio di origine e alle annate. E poi una esemplare ospitalità, sempre apprezzata.


Tagged: Barbera, Barolo, Bussia, Cannubi, cantine storiche, Castellero, Chiocciola, Dolcetto, Fratelli Barale, La Preda, Slow Wine, Sullelanghe, tradizionale