Le teste chine sui piatti serviti e ancora intatti; le facce imbronciate e tese. C’è chi nasconde le lacrime in un silenzio carico d’ira e chi piagnucola protestando sottovoce; chi si alza e se ne va sbattendo la porta.
Gli occhi della mamma sono come lame affilate, pronte a trafiggere gli sguardi adirati dei figli, mentre le mie mani sono ancora rigide e strette a pugno, dopo la sfuriata che ha liberato la mia tensione accumulata in tanti episodi di estenuanti litigi tra fratello e fratello.
Sono passati pochi minuti da quando mia moglie, con benevolo sorriso e aria soddisfatta, posava al centro della tavola un vassoio ricolmo di patate calde e croccanti. Più o meno una ventina di dita si agitavano ansiose di afferrare le patatine più lunghe per portarle al sicuro sul proprio piatto. La mamma, assecondando, cercava di distribuire equamente il cibo. Ma esattamente in quel momento si doveva scatenare la belva feroce della rivalità:
- “Non è giusto. Lui si è preso la patatina più lunga”. –“Lui, invece, ne ha di più”.
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