Mentre rimettevo a posto i cassetti,io li sorvegliavo da vicino. Mi tenevo pronta ad intervenire per evitare cadute o indelicatezze della treenne perché, diciamocelo, le sorelle o i fratelli maggiori non sempre hanno tatto verso i minori.
All'improvviso lei si avvicina al fratellino e gli afferra il viso con le mani.
Io mi lancio verso di loro per evitare eventuali infortuni ma, mentre sto per fermarla, la sento dire con trasporto: “Leonardo, mi sei mancato quando non eri nato”.Non ci sono parole per esprimere la commozione che ho provato in quel momento. Gli aveva preso il volto fra le mani, in una carezza intensa, a tutto tondo, per esprimergli amore.
Neanche le mie poesie preferite mi hanno fatto vibrare così il cuore.
…“Mi sei mancato quando non eri nato”…
Una dichiarazione d’amore. In questa frase illogica che non tiene conto della linea del tempo e del significato delle parole – com'è possibile sentire la mancanza di qualcuno che non si conosce? – mia figlia ha espresso il più meraviglioso paradosso della vita.
E’ il paradosso dell’amore eterno, eterno non solo per il futuro ma anche per il passato.E’ il legame fra fratelli.Un legame esistente da sempre, da prima della nascita, già scritto nella linea del sangue di famiglia, inscindibile.
E pensare che la prima domanda che la maggior parte delle persone mi rivolgeva quando è nato Leonardo è stata: “Lei è gelosa?”.
Come se la gelosia fosse l’aspetto predominante del rapporto fra fratelli.Per carità, la competizione fra i miei bambini non manca. Ci sono momenti in cui ciascuno vorrebbe essere al centro dell’attenzione, è fisiologico alla loro età.
Ma quando hanno quei momenti di sintonia, già ora che sono così piccoli, sono io che mi sento esclusa dalla loro alleanza.
E mi sovvengono altri ricordi che voglio scrivere per non lasciarli cadere nell'oblio.
Quando ero in ospedale, poche ore dopo il parto, mia figlia ha varcato la porta della stanza accompagnata dal suo babbo e dai nonni ed è rimasta a guardare, in silenzio, il fratellino che in quel momento dormiva.
Tutti le chiedevano: “Ti piace il fratellino?” E lei silenzio.Dopo un po’ si è avvicinata e mi ha sussurrato nell’orecchio: “Mamma, perché il mio fratellino non mi guarda?”.
Sono rimasta stupefatta. Altro che gelosia e diffidenza. Lo sentiva già suo quel bambino! Il suo primo pensiero era stato: voglio che mi guardi.
L’aveva riconosciuto e voleva sentirsi a sua volta riconosciuta.
Il fratellino non è stato da meno. Altrettanto sorprendente è stata la sua reazione: quando si è svegliato, appena ha sentito la voce della sorellina fra le altre delle persone presenti, si è girato verso di lei con un sussulto.
Persino mio marito che è un po’ scettico su certe cose, ha dovuto ammetterlo: era evidente che il piccolo, un bebè di poche ore, aveva riconosciuto davvero la voce della sorella maggiore.
La conosceva bene quella bimba chiacchierona e sempre vicina alla pancia di mamma durante la gravidanza.Col passare del tempo la relazione fra fratellini si è arricchita sempre di più.
Ora siamo nella fase in cui giocano tanto insieme e lui prova a imitare la sorella maggiore su tutto: vuole mangiare con la sua stessa forchetta - ed io lo lascio provare-, portare il cane al guinzaglio come fa lei – lui non sa ancora camminare!-, leggere i suoi libri.
D’altra parte lei, tutte le volte che noi genitori plaudiamo al fratellino per i progressi fatti, si inventa qualcosa per essere elogiata.Oggi, per es., il fratellino ha compiuto sei passi consecutivi tutto solo.
Lei l’ha applaudito e poi ci ha “richiamato all’ordine”: “Ora guardate me, c’è uno spettacolo!” Si è improvvisata ballerina e alla fine dell’esibizione ha preteso un applauso tutto per sé.
Che risate e che tenerezza!
Ce ne sarebbero da raccontare!
Non solo sulla relazione fra i nostri figli ma anche sulla nostra relazione con i nostri fratelli/sorelle. Una relazione speciale, fra le più importanti nella vita.E voi?Ci sono episodi di vita da fratelli (dei vostri figli o di voi stessi) che non dimenticherete mai?