Fratello? No, grazie

Creato il 04 febbraio 2012 da Dragor

Ho sempre detestato l’abitudine dei neri americani di chiamarsi fra loro “brother”. Come dire che loro sono fratelli, gli altri no. E’ la prima pietra del razzismo. Una mia amica nera americana la pensava come me e rispondeva “fuck you” a chi la chiamava “sister”, accompagnando le parole con il medio alzato. “Perché devo essere sorella di quel tizio?”, diceva. "Me ne sbatto se è nero, non lo conosco e basta.”

Pensavo che l’abitudine fosse riservata ai neri americani, invece mi sono dovuto ricredere. E’ accaduto l’altro giorno da Ndoli. Per chi non lo sapesse, Ndoli è una catena di piccoli supermercati, utilissimi per chi non ha voglia di andare fino a Kimilonko o a un altro dei grandi mercati di Kigali. Mentre metto nel paniere le spezie per il tè chai, sento qualcuno dire “brother”. Mi volto e vedo uno ‘zungu di mezza età in jeans e T-shirt. Poiché nei pressi non c’è nessun altro,immagino che si rivolga a me. Continuo a mettere le spezie nel paniere. La cannella, i chiodi di garofano, lo zenzero, il cardamomo… accidenti, dov’è? Non ditemi che è finito, senza cardamomo sono perduto. “Brother” tenta di nuovo lo ‘zungu, “sai dirmi dov’è il latte?” “Sono figlio unico”, rispondo. Finalmente trovo il cardamomo e vado alla cassa, lasciando lo ‘zungu a guardarmi in uno strano modo.

A dire il vero non ho niente contro “fratello”, però deve valere dagli esquimesi agli ottentotti, non soltanto per chi ha il colore della tua pelle. Siamo tutti fratelli umani. E ci metterei anche le bestie.

Dragor


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