Potremmo cominciare da qualunque pagina di giornale, da un post qualunque di facebook, da una delle tante immagini che imperversano sui social network o in televisione per descrivere i 365 giorni, ora più, ora meno, appena trascorsi.
Potremmo raccontarvi di Madiba, della strage di Lampedusa, di Renzi alla segreteria del partito (fanta)democratico o di Papa Bergoglio, uomo di Chiesa ma del Popolo, del tornado che ha colpito le Filippine o di Schettino, delle stragi di Assad. (Ah, scusate, B. decaduto.)
Ma mentre terremo il bicchiere in mano ed avremo davanti una platea di amici e parenti con cui festeggiare, stringeremo altre cose al cuore quest’anno.
I pensieri saranno lontani dai nostri occhi e, centellinando le energie della memoria, la nostra mente scatterà le proprie foto. Immagini che non andranno su Repubblica.it né, certamente, sulle bacheche di fb, dove ormai campeggia il virtuosismo inesistente.
E, come me, tutti i membri di questa redazione avranno una propria foto impressa in mente. Immagine che all’improvviso fluttuerà in cielo insieme alla goccia di champagne, prosecco o tavernello che uscirà con violenza dal calice alla mezzanotte.
E quella immagine, qualunque essa sarà, avrà la forma giusta.
C’è chi piangerà nell’intimo ricordando un’amica andata, ma sorriderà vestita di rosso sul bordo di una terrazza adiacente al Tevere.
Chi allo scoccare della mezzanotte brinderà alla vita, cercando tra gli occhi degli altri quelli di suo padre, nonostante sappia che li ha già nei suoi. Nelle sue mani. Sulla sua bocca.
C’è chi ricorderà il suo viaggio in Africa, la traversata sul Mediterraneo, il riavvicinarsi di una civiltà che poi tanto civile non è, l’odore nero di vita e calore negli occhi e nel naso, la sincerità della mano che si avvicina ad un’altra, il lampo di Dio disceso nei colori della natura e la vastità delle velleità che noi occidentali abbiamo imparato a curare nei secoli.
C’è chi di notte si accenderà una sigaretta e guarderà al cielo pensando all’Oste Gino dell’Osteria Rua de li Travaj di Pantù che, dopo avere servito un piatto di fagioli con pane crudo, pane fritto e vino corposo, le ha ricordato che la cultura non è un magazzino pieno di notizie ma coscienza di sé e di tutto ciò che ci circonda. Sì, perché Gino ha letto molto di Gramsci e l’ha fatto proprio e ne parla ai commensali. E, soprattutto, non se ne vergogna. Perché il quadro descritto da Gino compone la vita e il modo in cui viverla. Con coraggio.
Qualcuno penserà, ma lo farà davvero con il cuore, a Nelson Mandela, uomo di imprese, onestà e amore e, abbracciando la sorella, le darà un bacio e si pizzicherà la fronte per trovare la via giusta finalmente.
Qualcuno vedrà tra i riflessi delle bollicine le onde calme e sinuose del mare siciliano che ha amato quest’anno e sotterrerà sotto quel pavimento d’oro cose brutte e cose belle. Ma le lascerà lì, e ci penserà fortemente, anche se di fronte avrà altro.
C’è chi porterà nel 2014 il ballo colmo d’amore danzato dalla cugina al proprio matrimonio sotto le note di The way you look tonight di Tony Bennet e a quello si aggrapperà per sciogliere nella notte tutto il resto.
Questi scatti d’immagine rappresentano la bellezza di ciò che siamo in fondo ai nostri cuori e alle nostre menti ed è lì dentro che allacceremo i pensieri del 2013 alla nostra vita, alla catena di cose che accadono, che ci tempestano o innalzano.
Ma qualunque sia l’anno che viene o che va via, forse dovremmo ricordarci di correre sempre, di non stare mai fermi perché la vita è movimento e non la prospettiva deludente fornita da Paolo Fox o da Branko, la vita è ciò che ci circonda e ciò che cresce dentro di noi.
Non è accettare, ma accettare con coraggio, tenere sempre la testa alta e la mano dentro quella di chi ti ama davvero.
Forse l’augurio migliore per quest’anno è quello di lasciare dietro di noi tutta la “pochezza” che ogni giorno ci convincono ad accettare, l’idea che non possiamo chiedere troppo a noi stessi e agli altri. Che tutto sommato mille euro al mese vanno bene; che l’importante sia che la guerra non ci colpisca e che i migranti non giungano più di duemila alla volta. Che, in fondo, la ricerca per il cancro è qualcosa che non ci riguarda se ha già colpito il nostro amico e non noi. Che sia normale accettare un Parlamento così male assortito, la disoccupazione e il tasso del mutuo al 5%, le scuole pubbliche a pezzi e ospedali spenti.
La certezza non esiste e non esisterà neanche nel 2014, ma vorremmo chiedervi di fare in modo che il cambiamento, per ciò che possiamo fare, passi da noi, sul serio, dalle nostre mani e dalle nostre azioni, che la tristezza possa cedere, ancora di più, alla felicità.
Io personalmente non so ancora cosa penserò in quel momento, quale sarà la foto che rappresenterà il mio 2013 e che porterò oltre il cielo di dicembre; ma nelle orecchie porto Lo straniero di Georges Moustaki. Ho sempre avuto qualche difficoltà a lasciarmi tutto indietro. Ma questa sarà l’occasione giusta per cominciare a nutrire solamente la felicità.
Un consglio: la sera uscite ed amate . “E se la felicità si dimentica di voi, voi ricordatevi della felicità”.
Noi vi lasciamo queste nostre musiche.
Pietro Maria Sabella – Direttore Editoriale the Freak
Graceless – The National
The way you look tonight – Tony Bennett
Ho visto Nina volare – Fabrizio De André
Nostro anche se ci fa male – Afterhours
Let her go – Passenger
Tonight tonight – Smashing Pumpkins
Radioattività – Baustelle
Pictures of you -The Cure
Gli impermeabili - Paolo Conte
The last goodbye – Jeff Buckley
Step out – Josè Gonzalez
Lo straniero – Georges Moustaki
Fix you – Coldplay
Niente Paura – Luciano Ligabue