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L’amministratore delegato di Trenitalia minaccia di andarsene all’estero se gli decurtano il misero stipendio di ottocentomila euro all’anno.
Ha ragione: oltre duemila euro al giorno sono un’elemosina per chi deve riuscire a far girare in ritardo treni sempre sporchi o stipare i pendolari conme in un carro bestiame.
Ha ragione, e se ne vada all’estero assieme alle centinaia di manager e dirigenti che hanno pompato soldi dalle nostre tasche inseguendo la finanza anziché l’innovazione e gli investimenti produttivi.
All’estero li aspettano a braccia aperte…