I contatti tra Bruxelles e le autorità italiane sono in corso anche in questi giorni, ma la Commissione non si sbilancia e non diffonde dettagli. In generale, l'antitrust europeo guidato dal commissario Joaquin Almunia ha sempre detto che l'assegnazione delle frequenze del digitale terrestre dovrebbe rappresentare un'opportunità per i nuovi entranti e i piccoli canali per entrare efficacemente o espandersi sulla piattaforma del digitale terrestre in Italia, assicurando al tempo stesso un uso efficiente dello spettro.
L'Italia è nel mirino di Bruxelles per il passaggio dall'analogico al digitale dal 2005, quando la Commissione aprì una procedura d'infrazione in seguito al ricorso di Altroconsumo per violazione della direttiva 'Comunicazione elettronica e concorrenza'. Il secondo passo formale, cioè il parere motivato, la Commissione l'ha fatto nel 2007. L'Italia ha quindi offerto una serie di misure per rimediare all'infrazione: procedura d'appalto per cinque multiplex con copertura nazionale, un tetto di cinque multiplex per ogni broadcaster dopo il passaggio al digitale, riservare ai nuovi entranti e piccoli broadcaster almeno tre dei cinque multiplex messi all'asta, obbligo d'accesso imposto ai più grandi broadcaster analogici in favore dei content provider indipendenti appartenenti a terzi.
E nel 2009 una lettera della Commissione spiegava all'Italia che se avesse adottato tutte le misure proposte, la procedura d'infrazione sarebbe stata chiusa. Ma questo non è avvenuto, perciò la procedura è ancora aperta, in attesa che si tenga l'asta delle frequenze. Quello che è avvenuto nel frattempo, cioè la cancellazione del beauty contest nell'aprile 2012, sostituita con un'asta sulla base delle regole adottate da Agcom, non cambia nella sostanza la richiesta originale della Commissione.