Sono un fanatico della pianificazione delle partenze: arrivo ore prima in stazione o in aeroporto per non perdere treni e aerei. Un giorno la presi in aeroporto e andammo in città. Doveva ripartire dopo qualche ora. Avevamo poco tempo per stare assieme e il tempo volava, ma io continuavo a posticipare il bus che avrebbe dovuto prendere. -Tranquilla c’è tempo- -Tranquilla, si arriva prima partendo dopo-. Ad un certo punto rischiava davvero di perdere il volo e allora all’improvviso le ho fatto capire che doveva accelerare il passo, di più, sempre di più. Per me è stato bello correre con lei, sentire frasi spezzettate dall’ansimare e dalla fretta, ridere per gli scontri frontali con altre persone, scivolare sui pavimenti dell’aeroporto appena incerati. Dopo esserci salutati, mentre mi riprendevo dalle olimpiadi del ritardo, mi arriva un suo messaggio: “Avevo gli orari dei mezzi in tasca, ma è stato bello essermi fidata dei tuoi”.
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