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Parla Anonima.
Ricordo quando il Dottor Freud, dopo avermi fatta accomodare nel suo studio mi fece adagiare sul lettino. Cercai di spiegargli che non ero una paziente, ma che ero passata per parlargli di una vantaggiosa offerta che la compagnia telefonica per la quale lavoravo offriva a chiunque ricordasse la tabellina del 2 fino al 18.
"I sogni contengono sempre aspetti profondi e rimossi della nostra vita psichica", mi spiegò Freud, mentre mi segava in due per arrivare direttamente al sogno.
I sogni che avevo fatto negli ultimi 10 giorni in quel momento uscirono dal mio corpo e si misero a svolazzare ovunque. Il sogno dell'elefante col kilt scozzese che avevo sognato un paio di notti prima, non sapendo volare, precipitò e si schiantò sul cane di Freud che stava masterizzando il film "A Dangerous Method".
Quando scesi dal lettino la metà superiore del mio corpo saltò giù dalla metà inferiore e le due metà si misero a correre per tutto lo studio in direzioni opposte.
Dopo quell'esperienza chiesi un aumento di stipendio.
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