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L'evento era veramente ghiottissimo perché io lo rifiutassi: in occasione delle festività del Santo più famoso della Sardegna (Sant'Efisi martiri gloriosu), il Teatro Lirico di Cagliari ha ben pensato di regalare, gratuitamente fino ad esaurimento posti, ai cittadini niente popò di meno che la più famosa sinfonia mai composta dall'incommensurabile Ludovico Van, vale a dire la Nona sinfonia in Re minore Op. 125.
Non so come spiegarvi il mio immenso amore e devozione nei confronti del Ludovico Van, potrei forse paragonarla all'ossessione di Alex DeLarge, alias Alex il Drugo - non questo, un altro. Diciamo solo che il Maestro, e in particolare l'opera prima citata, mi ha aiutato in tanti momenti grigi della mia esistenza, quei momenti che prima o poi tutti attraversiamo, in cui ci chiediamo perché siamo qui, perché poi non ci siamo più, perché dobbiamo continuare ad esserci. Immagino che tanti, non trovando risposta, si rifugino in Dio, nella preghiera, nella masturbazione. Beh, io mi son rifugiato nella Nona sinfonia, imparando a memoria ognuno dei quattro movimenti, convincendomi del fatto che se esiste qualcosa di così divino, così maestoso e meraviglioso, allora non sussiste nessun'altro tipo di problema.
Ma non soffermiamoci su questi aspetti.
Torniamo all'origine.
Cagliari, sabato 5 maggio, Teatro Lirico.
Finito l'indecoroso spettacolo per poter prendere il biglietto omaggio, ecco che finalmente si riesce ad entrare. Dopo innumerevoli giri per il teatro, io e la mia dolce metà riusciamo ad accomodarci in platea, ottimi posti.
Dietro di noi fa capitolino un'allegra famigliola: madre, padre e due figliole rompi coglioni.
Alla mia destra ecco il gradasso di turno che, con la compagna (o pseudo tale. Io son convinto fosse una squinzia che ancora non si era portato a letto, e quindi cercava tutti i metodi del mondo per riuscirci) si vanta di conoscere «la canzone più famosa, quella che conoscono tutti, e ora li vedrai battere il tempo».
Ecco che comincia.
Il mio cuore inizia a battere.
La bambina dietro di noi da calci alla sedia
Il gradasso, con voce cavernosa, "sussurra" qualcosa all'orecchio della compagna.
Fine primo movimento.
Incredibile come si riesca a creare una cosa simile, penso, ed era pure sordo. Pura meraviglia.
Il mio cuore non si ferma, anzi, batte più veloce.
La bambina dietro di noi vuole la pizza.
Una signore davanti a noi patte il piede come solo ho visto fare ad un concerto di Aphex Twin.
Il gradasso si vanta.
Secondo movimento.
Il mio cuore, prossimo all'esplosione, è un tutt'uno con la musica.
La bambina batte violentemente.
Mi giro con violenza, lei si ranicchia sulla poltrona con occhi spaventati, il padre noncurante del mio sguardo minaccioso continua ad ascoltare con le mani giunte dietro la testa.
Il gradasso sta zitto.
Terzo movimento.
Il mio cuore sa a cosa sta per andare incontro. Sa che il terzo movimento è solamente la preparazione all'orgasmo del quarto.
La bambina sembra finalmente placata.
Qualcuno ha troppa fame, sopportare un'ora e più senza mangiare dev'essere estremamente faticoso. Così ecco l'inconfondibile suono di un pacco di patatine che si apre.
Il gradasso parla, parla, parla.
Quarto movimento.
Orgasmo.
La bambina è zitta.
Il gradasso ammutolisce d'improvviso.
In tutto il teatro non si sente nient'altro che la musica.
Beethoven ha fatto il miracolo.
Ecco perché sono uno scemo che ci ricasca, sapevo che gente di questo tipo non può mancare, i maleducati, i cialtroni, quelli che vanno solo per il nome. Non mi elevo di certo a entità superiore (per ora), però almeno nella mia ignoranza e umiltà sto in silenzio e rispetto gli altri.
Ah, e ancora, ecco spiegato perché io mi son rifugiato nella musica. Della musica posso vederne gli effetti immediati, i veri miracoli, gli avvenimenti più unici che rari, con Dio, invece, ho ancora qualche dubbio.
Poi son seguiti 10 minuti d'applausi.
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