Friedrich Wilhelm Nietzsche, “Idilli di Messina” e “Ditirambi di Dionisio”

Creato il 09 agosto 2010 da Retroguardia

di Francesco Sasso

Prima ancora che poeta, Nietzche è filosofo, sebbene abbia usato la poesia in molti suoi saggi come strumento secondario per far intendere il suo pensiero in tutte le sue più sottili implicazioni. Così come nelle due raccolte poetiche, Idilli di Messina e Ditirambi di Dionisio, è possibile osservare le tracce visibili della sua riflessione filosofica. Non è casuale che Idilli di Messina, scritti a Genova durante la prima metà del 1882, derivano dalle prove poetiche dal quale scaturì il prologo poetico alla Gaia Scienza.

Ne Idilli di Messina, Nietzche recupera la tradizione lirica dell’idillio, ironizzata in funzione di una critica alla morale cristiana. Notevole è tuttavia il recupero della tradizione del canto popolare antico rivisitato dalla poesia romantica.

Di maggior interesse per il sottoscritto è la raccolta Ditirambi di Dionisio. La datazione dell’opera è controversa, siamo intorno al 1889, e il legame con Zarathustra è evidente.

Ammiriamo la composizione Tra figlie del deserto dalla struttura articolata che comprende una introduzione monologica, un canto e vari epigrammi in cui si esalta colui che cela deserti identici alla morte e al nulla:

«Il deserto cresce: guai a colui che cela deserti!
Pietra stride contro pietra, il deserto divora e strangola.
La mostruosa morte guarda rovente, bruna
e mistica, – la sua vita è il suo masticare…

Uomo che la voluttà ha bruciato, non dimenticare
Tu – sei la pietra, il deserto, sei la morte
… »(pag.67)

Impossibile citare tutta Tra figlie del deserto, come pure gli altri componimenti. E sarebbe lungo render conto della costante e bruciante ispirazione poetica/filosofica del tedesco, come pure di cercare di individuare in essi quelle che sono le intenzioni letterarie di Nietzche, distinguendo, da una parte, ciò che rappresenta il pensiero da ciò che rappresenta la forma poetica. Nietzche non è un gran poeta, ma, a nostro vedere, molte sue pagine poetiche hanno squarci di sensi e pensieri che sprofonda nell’abisso il lettore per poi farlo emergere su “mari di luce” poiché “bisogna avere le ali, se si ama l’abisso”.

f.s.

[Friedrich Wilhelm Nietzsche, Poesie. Idilli di Messina e Ditirambi di Dionisio, a.c. di Luca Crescenzi, intr. Di Italo Alighiero Chiusano, Newton, 1993, pp.134]

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