Anno: 2011 / Durata: 120′ / Distribuzione: Walt Disney / Genere: horror / Regia: Craig Gillespie
Qualche tempo fa è stato pubblicato sull’autorevole Variety, un articolo che titolava più o meno così: “Come costruire un film di successo?”. Sviscerando diversi casi di alterno risultato, si conveniva che per costruire un film di successo servissero diversi elementi e in quantità misurata, quasi fosse una ricetta di cucina.
Osservando attentamente Fright Night, il vampiro della porta accanto si individua senza fatica la lista degli ingredienti: innanzitutto, come base, una storia di vampiri ambientata nei giorni nostri con un retrogusto anni ’80 dovuto al fatto che è ispirato (quindi non è proprio un remake) all’Ammazza Vampiri di Tom Holland del 1985; inoltre, il tema vampiresco attira moltissimi amanti del genere o giovinastri rampanti che usano questi film per stringere a sé la ragazza impaurita con cui sono usciti, abbagliati dal “vampiro” della devastante saga Twilight, brillante (in tutti i sensi) e a volte, addirittura, vegetariano.
Considerando che chi ha visto e amato il film originale, ormai un cult, possa avere non più di una trentina d’anni, il pubblico che si papperà il nostro film perfetto inizia a delinearsi: mediamente giovane e tra i 16 e i 35 anni circa.
I produttori si saranno avidamente sfregati le mani immaginando la coda per il botteghino composta da fanatiche del “non morto” gentile ma con l’addominale pallido e scolpito, insieme ai baldi giovani famelici di sangue sintetico via celluloide.
Bene, la base per questa pizza blockbuster sembra pronta: sopra che ci mettiamo?
Produttore 1: “Beh, l’addominale scolpito lo si trova abbastanza facilmente ma quello che cerchiamo deve essere oltre che bello anche dannato”
Produttore 2: “… JOHNNY DEPP!!!”
Produttore 3: “Eh, no … sta preparando un film troppo simile e poi è già impegnato e costa troppo.”
Produttore 1: “Chiamiamo il suo sostituto! Non la controfigura ma quell’attore belloccio che insieme a Depp invade con poster e ritagli di giornale, milioni di camerette di adolescenti e non … aspetta, come si chiama? Dai dai, quello figo figo”
Produttore 2: “… JOHNNY DEPP!!!”
Produttore 1 e 3: “NOOO!”
Produttore 3: “Johnny è figo figo figo, a noi ci serve solo figo figo”
Produttore 1: “Dai, è quel tipo con un po’ di storie private losche che ultimamente è uscito con quel film in cui fa il capo bastardo …”
Produttore 1, 2 e 3 (in coro): “COLIN FARREL. GIUSTO!!!”
L’addominale c’è. Dopo che ci mettiamo?
Oltre i vampiri, in questo periodo tirano parecchio i nerd, ovvero lo stereotipo del secchione emarginato con gli occhialoni, probabilmente per una sorta di immedesimazione collettiva o sindrome del “brutto anatroccolo”.
Quindi per amplificare l’effetto, il nerd sarà il nostro protagonista ma non sarà un semplice sfigato; dismessi gli occhialoni e attaccate al chiodo le armature in lattice dei giochi di ruolo dal vivo, il nostro “eroe” lo vedremo redento, ripulito, tanto da aver rimorchiato la più bella ragazza della scuola, invidiato sia dai nuovi compagni trendy e spacconi sia dai vecchi amici nerd che arriveranno a minacciarlo con vecchie immagini del suo “oscuro” passato. Ovviamente l’elemento femminile del nostro piatto non poteva che essere estremamente attraente, biondo e formoso.
Ultimamente non c’è film con dei vampiri senza una giacca o un pantalone di pelle o latex nero che richiami un’atmosfera gotica, vedi i vari Resident Evil, Underworld o anche Van Helsing; difficile immaginarsi Bela Lugosi con il chiodo o con i pantaloni che stringono il pacco.
Qui troveremo Peter Vincent, un maleducato ciarlatano che si finge esperto e cacciatore di vampiri, il quale porta in giro il suo show di estremo successo che, in verità, è una pura baracconata.
Infornate il tutto con una spolverata di citazioni (da Twin Peaks a La Finestra sul Cortile tra le tante), l’immancabile 3D, buono in origine ma ampiamente rovinato dalle mal attrezzate sale italiane (si consiglia, pertanto, la visione in 2D) e cuocete per 120 minuti, un po’ troppi, in modalità “commedia adolescenziale americana”.
Otterrete quindi un film di un’inusuale lotta tra vicini di casa dalla trama ben congeniata, grazie alla buona sceneggiatura di una delle creatrici della serie Buffy, che alternerà toni modernamente comici a momenti di azione e tensione drammatica meno convincenti.
Le interpretazioni dei protagonisti Colin Farrell e di Anton Yelchin, eterna promessa del nuovo cinema USA, perfetto nella parte dello sfigato convertito, sono poco convincenti ma sostenute e valorizzate degnamente da quelle dei personaggi secondari, come il cialtrone Peter Vincent/David Tennant, oppure dall’ottima prova di Christopher Mintz-Plasse che, dopo Fright Night, si consacra “miglior attore nerd in circolazione”, tanto da auto citarsi in una scena del celebre Kick Ass dove interpreta il super eroe Red Mist.
Il risultato è una buona pizza con tanti gusti che definirei più “furba” che “capricciosa”: una storia che scricchiola per elementi poco credibili e dialoghi forzati, ma a cui tutto le si perdona per la presenza dei buoni ingredienti sopra citati, che aggradano ed intrattengono tutti piacevolmente.
Bisogna però dire che Fright Night, il vampiro della porta accanto lo si può criticare o lodare per ogni verso, ma almeno in questo film i vampiri non brillano.
Onore al merito.
Giovanni Villani
Scritto da Redazione il ago 27 2011. Registrato sotto IN SALA, TAXI DRIVERS CONSIGLIA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione