Frittata party con uova scadute. Continua l’eterno e intollerabile “sistema dei privilegi”
Creato il 16 agosto 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Se tu mi dici: “La manovra economica è varata però è migliorabile”, non ti puoi incazzare se ti rispondo: “Ma scusa, se è migliorabile perché non l’hai fatta direttamente ‘migliore’, ti sanguinavano le emorroidi? Ti eri stancato di stare seduto? C’avevi il crampo dello scrittore? Avevi finito l’inchiostro rosso sangue italiano della penna?”. Questo è quanto accade nel mese di agosto in Italia, dopo che l’Europa ci ha spedito una lettera per dirci cosa dovevamo fare per andare dove dobbiamo andare. Silvio della manovra è contento anche se, con il cuore sanguinante, ha dovuto mettere le mani nelle tasche degli italiani, una cosa che fa da anni “inconsapevolmente” ma ora ne ha preso atto facendo finta di essere dispiaciuto e sgomento. Ed è vero che ha messo le mani nelle tasche degli italiani, ma di quelli censiti, di quelli che le tasse le hanno sempre pagate, di quelli che hanno le ritenute alla fonte e non possono evadere un bel niente se non il reddito da un secondo o un terzo lavoro, dei pensionati e perfino dei neonati che, appena venuti al mondo, si ritrovano sulle gracili spalle 35mila euro di debito. Poi però i giornali, che sono notoriamente covi di sovversivi un po’ figli di puttana e sempre curiosi, pubblicano i redditi medi dei professionisti e di alcune categorie di lavoratori autonomi, e scopriamo che i possessori di barche, suv, seconde e terze case, dependance con mignotte annesse dichiarano veramente una miseria, roba che qualcuno di loro ricorre quotidianamente alla mensa della Caritas per sfamare i figlioletti affamati e macilenti. Allora. I dentisti, che sono quelli che per una otturazione ti chiedono 150 euro (senza fattura sennò sono 180), per un dente dai 500 ai 1000 euro (sempre senza fattura) e per una cura completa anche 30mila euroni belli sonanti, dichiarano 46mila200 euro l’anno, quando le loro segretarie, infermiere e odontotecnici, vittime del Modello Unico, guadagnano di più. Gli avvocati dichiarano 500 euro più dei dentisti arrivando a 46mila700, quando tutti sanno che per un parere legale si pigliano 150/200 euro l’ora e per una causa completa arrivano a cifre stratosferiche. Quando qualche anno fa ci capitò di andare in giudizio contro il nostro datore di lavoro, l’avvocato che ci patrocinava si accontentò di 7000mila euro su 10mila che ne prendemmo, ovviamente senza fattura, cosa che ci fece girare vorticosamente le palle. I concessionari di automobili, quelli che vendono anche i criminali Suv oltre le innocue Panda, sono fermi a 17mila700 euro, roba che per acquistare un paio di occhiali per firmare un contratto di vendita devono ricorrere alla Findomestic. I ristoratori arrivano a 14mila500 euro, ma almeno loro hanno il vitto assicurato dall’attività che svolgono. Chiudiamo con i più sfigati di tutti, sapete chi sono? I gioiellieri i quali, poveri cristi, devono accontentarsi di 14mila300 euro l’anno, dopo aver trascorso l'intera giornata (Natale compreso) fra oro, diamanti, rubini, topazi, lapislazzuli e platino. In Italia il solo fatto di non essere in possesso di una busta paga regolare sembra autorizzi all’evasione fiscale. Trovi un commercialista bravo e lo Stato ti paga perfino le vacanze in Polinesia, mentre fa passare per cura omeopatica il servizietto che la escort parcheggiata nella dependance ti rende dopo una intensa giornata di lavoro. Insomma, bene o male, chi più chi meno, tutti versano allo Stato la loro quota, evadendone una buona parte, ma lo fanno. Quelli che invece non ci pensano manco lontanamente a essere contribuenti onesti, sono coloro che questo Stato beneficia da sempre. Spesso sono finanzieri d’assalto che temono come la peste l’introduzione della patrimoniale, ma molto più spesso sono quelli che potremmo definire gli “scudati”, gli evasori che hanno riportato in Italia centinaia di miliardi di euro ripuliti grazie a una leggina e al versamento una-tantum del 5 per cento delle somme esportate illegalmente. Quando qualcuno ha provato a dire: “Scusate, solo il 5 per cento a fronte di capitali di centinaia di miliardi di euro non vi sembra poco?”, non solo non ha ricevuto risposta ma si è beccato pure del “disfattista invidioso”, e additato al pubblico ludibrio come colui che non vuole far crescere l’economia nazionale. Quando sempre questo qualcuno, in piena emergenza nazionale, ha provato a tornare sul discorso dicendo: “Scusate, ma non vi sembra che invece di tagliare comuni e pensioni, vessare le donne e licenziare a pene di segugio gli operai, si possa chiedere un contributo a chi ha riportato in Italia capitali sporchi lavati e disinfettati per legge?”. Si è ribeccato un’altra volta del "figlio di puttana" dal capomandamento di Brancaccio. Fermo restando che questo governo non ha nessuna intenzione di mettere le mani in tasca a chi potrebbe tranquillamente farselo fare, continuiamo a chiederci per quale motivo l’esecutivo non fa pagare alla Chiesa l’Ici sugli immobili non destinati al culto. Ci chiediamo per quale segreta ragione la Chiesa, che affitta le sue proprietà immobiliari a fiorenti attività commerciali, ricavandone un fottio di denaro, non debba pagare una lira di tasse per i beni allocati sul territorio italiano. E non ci si venga a dire che se andiamo in un ristorante che ha i locali di proprietà della curia ci troviamo all’estero perché sennò corriamo il rischio di perdere la trebisonda e di imbracciare il fucile. Sempre pronta a dire la sua sul testamento biologico, sulle coppie di fatto, sull’omosessualità e sulla sessualità più in generale, la Chiesa cattolica italiana si guarda bene dall’entrare nel merito delle manovre economiche, perché sa che ogni parola potrebbe rompere quel delicato meccanismo di privilegi di cui gode. E vediamoli questi privilegi intoccabili di un’altra delle tante “caste” italiane. 8 per mille dall’Irpef, un miliardo di euro; stipendi agli insegnanti di religione scelti dai vescovi e pagati dagli italiani, 650 milioni di euro; finanziamenti alle scuole cattoliche, 700 milioni di euro; grandi eventi a carattere religioso, 250 milioni di euro; esenzione Ici, 700 milioni di euro; esenzioni Ires e Irap, 500 milioni di euro; elusione fiscale del turismo cattolico, 600 milioni di euro. Il tutto, ovviamente, all’anno. La frittatina “cotta” dal mio amico Francesco Del Zompo è pronta e servita in tavola. Il totale fatevelo da soli che a noi è rimasta solo la frittata (di un uovo, per carità).
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