Der Herr der Liebe (1919)
Die Spinnen, 1. Teil: Der Goldene See (1919)
Harakiri (1919)
Die Pest in Florenz (1919)
Die Spinnen, 2. Teil: Das Brillantenschiff (1920)
Das Wandernde Bild (1920)
Destino (Der Müde Tod) (1921)
Vier um die Frau (1921)
Il dottor Mabuse (Dr. Mabuse, der Spieler - Ein Bild der Zeit) (1922) - 3,5/5
I nibelunghi (Die Nibelungen: Siegfried) (1924)
Die Nibelungen: Kriemhilds Rache (Die Nibelungen: Kriemhilds Rache) (1924)
Metropolis (Metropolis) (1927)
L'inafferrabile (Spione) (1928)
Una donna nella luna (Frau im Mond) (1929)
M - Il mostro di Düsseldorf (M) (1931)
Il testamento del dottor Mabuse (Das Testament des Dr. Mabuse) (1933) - 2,5/5
Liliom (Liliom) (1934)
Furia (Fury) (1936)
Sono innocente (You Only Live Once) (1937)
You and Me (1938)
Il vendicatore di Jess il bandito (The Return of Frank James) (1940)
Fred il ribelle (Western Union) (1941)
Duello mortale (Man Hunt) (1941)
Confirm or Deny, non accreditato, il film risulta diretto da Archie Mayo (1941)
Ondata d'amore (Moontide), non accreditato, il film risulta diretto da Archie Mayo (1942)
Anche i boia muoiono (Hangmen Also Die) (1943)
Il prigioniero del terrore, conosciuto anche come Prigionieri del terrore (Ministry of Fear) (1944)
La donna del ritratto (The Woman in the Window) (1945)
Strada scarlatta (Scarlet Street) (1945)
Maschere e pugnali (Cloak and Dagger) (1946)
Dietro la porta chiusa (Secret Beyond the Door) (1948) - 3,5/5
Bassa marea (House by the River) (1950)
I guerriglieri delle Filippine (American Guerrilla in the Philippines) (1950)
Rancho Notorious (Rancho Notorious) (1952)
La confessione della signora Doyle (Clash by Night) (1952)
Gardenia blu (The Blue Gardenia) (1953)
Il grande caldo (The Big Heat) (1953) - 4/5
La bestia umana (Human Desire) (1954)
Il covo dei contrabbandieri (Moonfleet) (1955)
Quando la città dorme (While the City Sleeps) (1955)
L'alibi era perfetto (Beyond a Reasonable Doubt) (1956)
La tigre di Eschnapur (Der Tiger von Eschnapur) (1959)
Il sepolcro indiano (Das Indische Grabmal) (1959)
Journey to the Lost City (1959)
Il diabolico dottor Mabuse (Die Tausend Augen des Dr. Mabuse) (1960) - 3/5
Lang (1890-1976), tedesco, è stato uno dei più importanti registi mondiali. Figura chiave del cinema tedesco a cavallo fra gli anni '20 e '30, di cui rappresenta la perfetta sintesi di tute le correnti avanguardisitche dell'epoca, autore di alcuni fra i più importanti e famosi film dei primi decenni del cinema ("Metropolis", "M - Il mostro di Dusseldorf", "I Nibelunghi") realizzò nella sua grande carriera anche una trilogia, una delle prime della storia del cinema (considerando a quando risale il primo episodio), che in un certo senso ne percorre anche la storia: la trilogia del Dr. Mabuse. Dal primo film (1922), in bianco e nero, muto con didascalie esplicative, si passa al secondo (1933), in B/N ma sonoro, fino alla conclusione della saga (addirittura 1960), in B/N ora non più per costrizione ma per scelta. Girati tutti e tre in Germania (dopo il 1933 Lang fuggì in America per scampare al nazismo, per poi ritornarvi molti decenni dopo), raccontano molto sia del paese tedesco (dalla crisi economica della repubblica di Weimar, al totalitarismo nazionalsocialista, alla modernità) sia dell'evolversi della società in generale (dall'esoterismo magico a cavallo di '800 e '900 alla moderna tecnologia), il tutto attraverso una storia avvincente che fa di un semplice poliziesco un affresco d'epoca (come esplicitato dai sottotitoli del primo film). non tutto è perfetto, ma la regia di Lang governa l'imponente materia narrativa con sicurezza e inventitva, alternando fulminee sequenze di azione a lunghi momenti descrittivi.
Fuggito negli States alla vigilia della WWII, per dedicarsi, a Hollywood a noir intricati, torna in patria a dirigere il suo film, datato 1960.
-Il Dottor Mabuse
(Dr. Mabuse - Der Spieler) di Fritz Lang - Germania 1922 - poliziesco/horror - 268min.(v.integrale)
In una bella confezione ad opera di Sinisterfilm, sono riproposti i primi due film della saga in edizioni restaurate ed integrali. Il primo film è diviso in due parti.
PARTE 1: Il grande giocatore - un ritratto dei tempi
Come si intuisce dal titolo, il film presenterà allo spettatore il quadro socio-economico dell'epoca, ovvero i difficili anni di crisi economica affrontati dalla Germania, uscita sconfitta dalla WWI. In questa cornice si inserisce la vicenda del Dr. Mabuse (Rudolf Klein-Rogge), psichiatra di facciata, diabolico criminale trasformista di nascosto, che attraverso poteri telepatici e ipnotici deruba, inganna, manipola, allo scopo di gettare il mondo nel caos. Memorabile una delle scene iniziali, in cui riesce con un abile stratagemma a far cadere la Borsa, acquistare i titoli cui è interessato, quindi farli risalire a livelli vertiginosi. La grande crisi economica si riscontra anche nel fatto che Mabuse faccia stampare ad un gruppo di falsari (ciechi) solo dollari americani, dato che il marco non vale più una cicca. Ma quello che Mabuse preferisce è il gioco d'azzardo: si reca ad una bisca, si accomoda al tavolo da gioco, ipnotizza i suoi facoltosi avversari e fa soldi a palate. Quando la lista dei suoi crimini comincia a diventare importante, il procuratore di stato von Wenk (Aud Egede Nissen) cerca in tutti i modi di acchiapparlo.
Questa prima parte prettamente descrittiva introduce tutti i personaggi principali, di cui stabilisce relazioni e rapporti gerarchici. Nella vivace descrizione ambientale Lang si concentra su pochi ambienti ripresi più volte con inquadrature fisse (insomma un impostazione tipicamente teatrale), ma con improvvisi primi piani dei personaggi che aumentano il coinvolgimento dello spettatore. memorabili le espressioni folli di Klein-Rogge.
PARTE 2: Nell'inferno del crimine - uomini dell'epoca
E' la parte più incentrata sul'indagine e sull'azione. Dopo svariati tentativi di cattura, Mabuse verrà finalmente sconfitto, precipitando in un baratro di pazzia totale.
Anche qui le sequenze memorabili non mancano, prima fra tutte lo spettacolo paranormale tenuto a teatro da Mabuse stesso (ovviamente sotto falso nome), occasione per mostrare la magia del cinema nei suoi aspetti spettacolari. Gran finale adrenalinico con imponente dispiegamento di mezzi.
Sapiente miscela tra azione e descrizione, passaggi onirici e orrorifici, comici ed erotici, drammatici e patetici, questo film è quasi una summa del cinema fino a quel momento, ed è davvero da non perdere; la divisione in due parti ne rende più che sopportabile la lunga durata.
Voto:3,5/5
-Il testamento del Dottor Mabuse
(Der Testament des Dr. Mabuse) di Fritz Lang - Germania 1933 - poliziesco/fantastico - 114min.
Internato in un manicomio, Mabuse sembra ormai del tutto inoffensivo; tuttavia sono commessi svariati crimini che hanno l'impronta dei precedenti misfatti del dottore. Qual'è la verità?
Ridimensionando nettamente la portata epica del primo episodio, questo seguito un pò derivativo è in definitiva tutto "meno": meno coinvolgente , meno lungo (certamente anche grazie all'introduzione del sonoro), meno originale, meno ambizioso, ma per fortuna anche meno prolisso. Più concentrato sul fare un poliziesco efficace (ottime scene d'azione) che sul presentare un "ritratto dei tempi" come nel film precedente (ma non si deve pensare che non ci sia contenuto, anzi la critica all'ideologia nazista di volontà assoluta di potere è ben espressa, tant'è che costò qualche rogna a Lang, che per non rischiare si rifugiò saggiamente prima in Francia e poi in America), è vedibile ma accessorio, tanto più che il terzo film può tranquillamente essere visto senza aver visto questo.
Voto: 2,5/5
-Dietro la porta chiusa
(Secret beyond the door) di Fritz Lang - USA 1948 - thriller - 99min.
Ricordate che vi hanno raccontato che Psycho di Hitchcock (il cui titolo italiano è "Psyco" senza H) è il primo thriller psicologico della storia o robe del genere? Non è vero. Lang lo ha anticipato di dodici anni, creando un microcosmo di pulsioni morbose e manie omicide, nonchè schizofrenie multiple, con un film ingiustamente dimenticato che merita invece di tornare in auge.
Cecilia (originale: Celia), una giovane donna americana dei ceti abbienti (Joan Bennett) durante una vacanza in Messico si innamora a prima vista di un perfetto estraneo (Michael Redgrave), di nome Marco (originale: Mark) e lo sposa, senza sapere bene quel che sta facendo. L'idillio dura poco: lui è super-impegnato e i due non passano insieme la prima notte di nozze a causa di contrattempi che obbligano Marco a partire velocemente. Cecilia parte allora da sola verso la dimora di lui, in una località ad un'ora di macchina da New York, dove fa la conoscenza della di lui sorella, ed anche del figlio avuto dal precedente matrimonio dell'uomo, Davide. Strano: Marco non ha mai accennato ad un precedente matrimonio. Il marito ha inoltre un hobby particolare: ricostruire nella sua immensa tenuta camere da letto e in generale stanze in cui si sono consumati famosi ed efferati delitti, se possibile con gli arredi originali. L'ultima stanza, la numero 7, è chiusa, e Marco si rifiuta di mostrarla a chicchessia. Cosa si celerà dietro la porta chiusa?
C'è un interesse di Lang per la psiche e le sue tare che credo sia impossibile riscontrare in pellicole precedenti a questa: il film è totalmente incentrato sul potere della mente, del ruolo che riveste nella vita delle persone e delle conseguenze che su di esse ha una malattia mentale. Non solo: si cercano le cause di tale malattia e se ne illustrano gli sviluppi. E ancora: gran parte del parlato è costituito da voci fuori campo che incarnano i pensieri dei due protagonisti principali e che, come accade per le fantasie di chiunque, divagano, formulano pensieri per libere associazioni di idee e così via. Questo approccio da manuale di psicanalisi è per quanto ne sappia assolutamente unico nel cinema del tempo, e l'effetto di straniamento ottenuto è inedito e spiazzante. Aggiungeteci la bravura degli interpreti (ma il doppiaggio italiano conferisce alla Bennett una voce da signora attempata; insomma avete presente quelle tipiche voci anni '50?), tutti ben caratterizzati, e una scenografia suggestiva (l'enorme casa-labirinto per certi versi anticipa l'Overlook Hotel, luogo metaforico più che reale), e avrete un'idea della raffinatezza di questo piccolo capolavoro, che meriterà tutta l'attenzione che eventualmente gli dedicherete.
Voto: 3,5/5
-Il grande caldo
USA 1953 - noir/poliziesco - 90min.
Tratto dal romanzo omonimo di William Mc Givern, magistralmente sceneggiato da Sydney Boehm, recitato da un credibile Glenn Ford e dalla duttile Gloria Grahame, è uno dei vertici del periodo americano di Lang: un poliziesco intricato che, sul modello dei film incentrati sul detective Marlowe (ambienti criminosi nell'alta borghesia americana) mette in scena la lotta di un uomo solo contro tutti, poliziotti corrotti compresi (un topos del futuro cinema USA, da Serpico a L.A. Confidential). Una grande macchina di intrattenimento che, grazie a dialoghi fitti e piacevolissimi imbastisce una complicatissima vicenda investigativa in un'ora e mezza senza un attimo di tregua, in cui i brevi ma onnipresenti movimenti di macchina aiutan l'occhio spettatriale a focalizzarsi su dettagli importanti, su particolari d'ambiente, sulla mimica degli attori. Poca violenza esplicita, in accordo alle regole del Codice Hays (che prescrive tra l'altro di non mostrare sangue sullo schermo), eppure la nota scena del caffè bollente è di grande potenza ancora oggi.
Una vetta del cinema noir.
In gergo criminale, The Big Heat indica un periodo di grande pressione e controllo da parte delle forze di polizia.
Voto: 4/5
-Il diabolico Dottor Mabuse
(Die 1000 Augen des dr. Mabuse) di Fritz Lang - RFT/Francia/Italia 1960 - poliziesco - 97min.
Tolta del tutto (o quasi) la componente fantastica, quel che rimane è un poliziesco autocitazionista abbastanza di maniera, eppure coinvolgente nella sua intricata rete di personaggi, tutti interpretati da attori efficaci.
Malgrado Mabuse sia morto ormai da anni, in città avvengono degli omicidi con le stesse esatte dinamiche di quelli compiuti dal dottore. Un ispettore di polizia, non sapendo bene che pesci pigliare, si concentra sull'Hotel Luxor, che sembra in qualche modo collegato all vicenda, ed ai suoi facoltosi ospiti.
Ovvio è che l'ambiente e le condizioni sociali sono profondamente mutate (in meglio) rispetto a quelle dei film precedenti, motivo per cui Lang dirige un terzo episodio che è il più "allegro" della serie, il più spensierato, in linea con i gialli Hollywoodiani con trame complesse e ripetuti colpi di scena. Tuttavia un discorso c'è sempre, e Lang coglie con avvedutezza il problema del grande fratello mediatico ed il potere potenzialmente maligno della tecnologia, in larghissimo anticipo sui tempi (ma dopotutto aveva già anticipato lo psyco-thriller con Dietro la porta chiusa del 1948!). Insomma il regista tedesco, concludendo la saga (ed anche la sua carriera dato che è il suo ultimo film), dimostra ancora sia una grande padronanza della "macchina-cinema" sia un occhio attento alle dinamiche di mutamento e sviluppo sociale, in grado di prevedere e porre all'attenzione del pubblico problemi futuri con cui noi stessi ancora oggi siamo costretti a fare i conti.
Voto: 3/5
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