Durante i giorni dell’esame di stato è tradizione che la commissione mangi. In senso letterale, ovviamente (ché, altrimenti, sarebbe ben difficile avere energie sufficienti a fare il proprio dovere come serve). Ma anche nel senso che i membri che la compongono, a turno, partecipano all’allestimento del banchetto, contribuendo a creare dei veri e propri buffet salati e dolci, secondo la migliore tradizione del “ognuno porta qualcosa”. ‘Quasi’ tutti, per la verità (sempre da prassi): perché il protocollo vorrebbe il presidente esentato dall’impegno: quello di portare, ovviamente, non certo quello di mangiare.
La ‘povna però, si sa, è fatta a modo suo (e anche i colleghi commissari non hanno tardato, per capirlo, un solo giorno). E, visto che l’idea di fare il papa sul trono, servita e riverita, senza reciprocità di sorta (una prassi che, nel merito di un’esame, assomiglia, per i suoi gusti, poi troppo alla blandizie), ha ben pensato di rovesciare il tavolo, offrendo alla mensa collettiva la sua teoria di manicaretti, prodotti (perché sapienza non vuol dire solo intelletto, senza pratica) dall’impegno pomeridiano delle sue manine d’oro.
Tra le varie portate (che hanno contato, tra l’altro: crostata alle more, valdostane, torta della nonna alle ciliegie, salatine con le acciughe e con il wurst), l’esperimento che l’ha più convinta è stato senza dubbio quello dei frollini al formaggio – una prova che la ‘povna voleva fare da parecchio, e per la quale i suoi colleghi, nel ruolo di assaggiatori consenzienti, le hanno fornito il pretesto e l’occasione buona.
Lunedì 1 luglio, dunque, per festeggiare degnamente l’inizio degli orali a Monastera, la ‘povna ha preso 300 g di farina bianca, 150 g di parmigiano grattugiato fresco, 3 tuorli d’uovo, 150 g (abbondanti) di burro, un pizzico di pepe e uno di sale.
Ha fatto la fontana (farina intorno, il resto al centro), ha mescolato tutto, impastando velocemente e bene. Il composto risultato (in una grossa palla) è stato messo a riposare in frigo, come una normale pasta frolla. Due ore dopo (minime) la ‘povna l’ha tirato fuori, l’ha steso spesso un centimetro, e ci ha timbrato sopra (con quello che si trovava in casa: una tazzina vecchia) dei dischetti. Sopra ci ha messo semi di papavero o di sesamo. A una metà buona dell’impasto, invece, il sesamo ce l’ha proprio mescolato insieme.
Nel frattempo si era scaldato il forno (200° circa): la ‘povna ha messo a cuocere i frollini per un quarto d’ora circa, facendo molta attenzione che dorassero, senza però venir bruciati.
Poi li ha sfornati, li ha messi in un contenitore, e li ha portati a Monastera il giorno dopo, orgogliosissima. Il tasso di gradimento (di colleghi, e anche di alunni) è stato abbondante, e reiterato.
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Frollini salati al parmigiano (per una commissione di maturità)
Creato il 20 luglio 2013 da Povna @povnaPotrebbero interessarti anche :
