Magazine Psicologia

From Bruxelles (con furore)

Da Simonaruffini
Per questa sera, casa mia è una minuscola stanza d'albergo non troppo lontano dal centro di Bruxelles


From Bruxelles (con furore)

La mia "casina" bruxellese - Hotel evergreen

Ma che ci faccio dall'altra dell'Europa?

Non dovevo andare in Canada?
Ebbene son qui per incontrare il mio futuro tutor canadese. 
L'idea è quella di pranzare insieme e poi tornare in Italia. 
Della serie: 
"Domenica ti va un pranzo a Bruxelles?"
"Ma si, perché no!"

Ed eccomi qui. 

Ma vale la pena spendere due parole sulla tratta Milano - Bruxelles.

Quando ho visto salire sulla navetta un tipo a metà strada tra Mr muscolo e il Ken (biondo) della Barbie (con una canottiera davvero smilza) mi son detta "iniziamo bene". 

Peccato che il coso tutto muscoli non conoscesse la pratica del deodorante. Probabilmente pensava o che fossi sorda o che non capissi una parola di inglese, perché non ha fatto altro che dire cose sconce alla sua dolce metà al telefono. Che teneri.

Volare mi fa sempre uno strano effetto. Dall'alto la terra sembra un enorme puzzle di perfetti tasselli che si incastrano tra loro. 

Tra le nuvole poi sembra di essere nel mondo dello zucchero filato.
I bruxellesi sono gentili (alcuni). Forse fin troppo (altri). 
Quando casualmente sono riuscita a trovare la metropolitana, mi si è appiccicata una cozza di tipo (stile fan dei Nirvana) che non mi mollava più. Anche lui aveva qualche problema con l'igiene personale. Magari ho la calamita incorporata che attrae i puzzoni.

Gli ultimi metri prima di arrivare qui in hotel li ho percorsi insieme ad una ragazza italiana incontrata alla fermata del bus. Fa l'estetista. Si trova a Bruxelles perché aveva voglia di cambiare aria. 

Ma vuole tornare. 
La cara, dolce Italia la richiama a sé.

Capiterà anche a me?


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