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From my SketchBook #2 – Siamo Impervi alle Emozioni?

Creato il 27 marzo 2015 da Topogina
From my SketchBook #2 – Siamo Impervi alle Emozioni?
Come promesso alle  amiche di blog che tanto mi hanno incoraggiato a continuare questa rubrica un paio di settimane fa, mi sono fatta coraggio e ho scannerizzato altre pagine del mio Art Journal. Tra che lo scanner é vecchietto e inizia a tremare durante la scannerizzazione e tra che ho scartato le art page in cui mi confidavo direttamente con il mio diario, vado a condividere tre paginette che mi sono sembrate carine.
Anche se nell’art journal c’é la tendenza a scrivere su ogni singola pagina, é anche vero il contrario. A volte mi piace talmente tanto il backgroundche non voglio ‘rovinarlo’ aggiungendo altro… infatti le emozioni che mi suscita sfogliare un blocco colorato, scrutare una pagina in cerca della texture e degli accostamenti di colore azzardati puó rivelarsi altrettanto divertente. 
Lo so, la bimba dell’ultima pagina ha il colorito di uno zombie.. sarà una carenza di ferro nel sangue?From my Sketchbook - Design by alex b - art journal & mixed media pages
Volevo soffermarmi un secondo sul testo dell'ultima pagina Let your emotions flow freely ovvero “Lascia che le tue emozioni scorrano libere”.
Potrebbe sembrare una frase fatta. Certo, chi é che nel pieno delle sue facoltà mentali blocca le sue emozioni? Ebbene, direi almeno l’ottanta per cento di noi!

Pensateci bene. Quando é stata l'ultima volta che vi siete date il permesso di assaporare al 100% un'emozione? L'ultima volta che avete provato gioia, o pace, o soddisfazione per qualcosa che vi é riuscito bene? Vi siete prese un minutinoper voi per gustarvi al massimo quello stato d'animo? Le emozioni non sono effimere, restano ben impresse nei nostri ricordi ed é giusto dargli lo spazio che si meritano.

Vi faccio un esempio pratico. Io non sono né una piagnona e nemmeno una donna di ferro. Ci sono stati momenti della mia vita in cui ho piano più spesso, forse per colpa dei morosi di allora che mi spezzavano il cuore, non lo so... peró dopo un bel pianto mi sono sempre sentita meglio. Voi no? Piangere vuole anche dire prendere coscienza del proprio stato d'animo e lasciarlo entrare invece di mandare giù e fare finta di nulla.
Ebbene, un paio di giorni fa e ieri, il caro Edoardo Stoppa ha mostrato su Striscia delle immagini di come vengono nutrite a forza le oche allevate, ma oserei dire imprigionatee maltrattate, per produrre il paté di fegato. Appena sono partite le immagini ho messo giù la forchetta perché sapevo cosa mi aspettava e che non sarei più riuscita a mangiare. Questi poveri animali confinati in gabbie strettissime dove non possono fare nemmeno un passo, figurarsi stendere le ali, gli occhi tristissimi di chi non
vede l'ora di morire per fermare le sofferenze inflittegli e poi, quando hanno preso l'imbuto per infilargli in gola, anzi, direttamentenello stomaco, un chilo di cibo… ecco il mio primo singhiozzone. E giù lacrimoni.

Ora, per me é normale piangere per una cosa del genere, stare male davanti alla sofferenza di qualcuno perché mi immedesimo con loro e non mi sento più importante o più intelligente di un'oca {e qui partiranno le risate ma la parte del cervello che prova emozioni come dolore e paura é uguale, nel mio cervello e in quello delle anatre}.

Pensare a come mi sentirei io se non avessi la libertà di fare ciò che voglio, se fossi nata già condannata a morte ma non senza di aver sofferto le pene dell'inferno con dosi di pappa pari ad un terzo del mio peso infilate direttamente nello stomaco per 15 giorni prima di venire macellata.
La mia cena era finita lì, naturalmente. Ma prima di alzarmi da tavola ho guardato i miei genitori, le cui facce erano impassibili come se avessero appena visto la pubblicità della carta igienica.

E mi sono chiesta: ma possibile che siamo talmente abituati alla crudeltà e all'ingiustizia che ormai queste non ci provocano alcuna reazione emotiva?
Molti di noi vivono come dei robot, costruendo delle pareti intorno al proprio cuore per non farsi del male, non ci rendiamo conto che stiamo diventando impermiabilia qualsiasi tipo di emozione?

“Wherever you are, be there. If you can be fully present now, you’ll know what it means to live.” ― Steve Goodier
Vivere nel presente, nell'adesso non é facile. Siamo talmente abituati a programmare gli appuntamenti futuri, la spesa, la cena per stasera, la telefonata di lavoro di domani, cosa fare il prossimo week end che ci perdiamo i momenti più belli e significativi della nostra vita, l'ora, l’adesso, l'unico momento che abbiamo la facoltà di cambiare e vivere appieno. Il passato é andato, il futuro é incerto ma l'adesso dipende da me. 
Se non vivi nel presente, la mente soffrirà ― Raffaele Morelli
Ognittanto fermiamoci a riflettere e chiediamoci come stiamo e cosa proviamo. Come mi sento in questo momento? Cosa mi dice la mia vocina interiore? Sto bene? Sto male? Prendiamo coscienza delle nostre emozioni perché sono i messaggi che ci trasmette la nostra anima, sarebbe da stupidi non ascoltarli.
E se sentiamo che qualcosa che non ci piace, accettiamoloe poi impegnamoci perché questo non accada più e per migliorarlo. Impariamo dai nostri sbagli che errare humanum est, perseverare autem diabolicum….

E con queste modeste perle di saggezza concludo anche questo papiro. Vi auguro un felice week-end ricco di tante cose buone e belle e qualche secondo di riflessione. Un bacio, alex
Live in the moment.
Live so well in the present, so that when tomorrow never comes, you may have no regrets.” 
Lailah Gifty Akita

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