E tutti a chiedermi "ti sei innamorata?". "E' stata come New York?".No. Parigi non è New York. La grande mela ti ruba il fiato improvvisamente. E' un esplosione improvvisa. Un nuovo mondo. E' un fascio di luci che ti avvolge, sono i grattacieli che ti coccolano. La ville lumière, invece, è una vecchia signora, sempre elegante e discreta. Una di quelle donne che non hanno bisogno di ostentare, belle anche con i capelli bianchi e la pelle raggrinzita. Una di quelle cose che ti sorprende passo dopo passo. E ti entra dentro delicatamente. Come il profumo di mele e sfoglia che aleggia nelle strade e che stuzzica il naso e l'appetito.
Parigi è negli angoli non menzionati nelle guide. Nelle boulangerie piene di dolciumi. Nelle gocce di cioccolato disseminate nelle viennoise. Nei carousel che volteggiano ovunque per ricordarti che la vita è un giro di giostra: tanto vale ridere e sorridere. Nelle note delle fisarmoniche suonate dai musicisti di strada. Nei gesti affettuosi delle coppie intorno a me. Nelle ninfee di Monet che mi hanno avvolta all' Orangerie. Nella pioggia improvvisa spezzata dal sole. Nelle strade incontaminate e antiche di Montmartre che ti sembra quasi possibile incontrare Renoir al Moulin de la Galette o Van Gogh in visita al fratello. Nei locali tipici, piccoli e accoglienti che profumano di formaggio fuso e pane caldo.
Ma la Parigi che difficilmente scorderò è quella del mio ventottesimo compleanno. La data 31.1.13 (uguale letta anche al contrario) mi aveva già avvisata e le sorprese agrodolci non sono mancate. Perché c'è chi si palesa giusto per ricordarti che sapore hanno le lacrime e ché senza l'amaro il dolce non è poi così dolce. Ma una sorella paziente, un vestito a pois, una fondue bourguignonne e un bicchiere di vino corposo possono ristabilire l'ordine. Infondo sei nel sogno che hai sempre visto ad occhi aperti. Ogni giorno hai vissuto come un film: un po' Cenerentola a Parigi come Audrey Hepburn. Un pò Ameliè mangiando creme brulée e volteggiando sui cavallucci. Un pò Esmeralda a Notre Dame. Un po' Carrie nel restyling dell'ultimo episodio: non un'americana, ma un'italiana a Parigi. E poi il giro di valzer a Versaille camminando sui passi di Maria Antonietta.
E se è vero che basta aggiungere due lettere a Paris per trasformarla in ParADis... quelle due lettere per me sono state lo scintillio improvviso alle venti in punto della Tour Eiffel. Quando la foga dei souvenir, la tristezza delle ultime ore e il gelo improvviso mi avevano fatto dimenticare che ogni sera, i prime cinque minuti di ogni ora, la torre scintilla!
Io l'avevo dimenticato. Ma lei no, e mi ha salutato con lo scintillio che cercavo.
E non importa se non ho avuto il tempo per fare tutto, perché guardandola dall'alto gli ho semplicemente detto... "Au revoir Paris".