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From the Dark (2014)

Creato il 13 maggio 2015 da Silente
Perché prima di un weekend nelle campagne irlandesi magari aggiornate il TomTom                           
From the Dark (2014)Imdb dice che Conor McMahon ha svariate regie nel suo curriculum, ma anche se i suoi film effettivamente distribuiti sono tre, e quindi non pochi per una bella base, non trovo altri esempi di autori che, come lui, dopo aver consolidato un piccolo ruolo con piccoli prodotti di cui si è tutto sommato ben parlato, si ritrovi al terzo tentativo con budget ancora così ridicoli da non poter rivaleggiare alla pari con molti colleghi. Ciò non significa il suo sia un cinema brutto, questo stesso From the Dark è operetta più che apprezzabile e in certi punti anche molto valida, ma la sofferenza monetaria è talmente schiacciante che sembra quasi di avere a che fare con una mediocrità amatoriale e quindi con crismi e sfumature diverse da analizzare, eppure anche qui non sarebbe giusto fare differenze perché l’approccio vampirico che sta alla base di questo microfilm è genuino e convulso, e non sono pochi gli spunti da checkare in questi novanta minuti sbrindellati.
Partiamo dal prologo, quasi dieci minuti di perfetta gestione di tempi e immagini, con un soggetto estremamente classico ma lealmente efficace: in una radura sporca e fangosa della campagna irlandese (scenari cari a McMahon, li ha usati sia in Dead Meat che in Stitches) vedere quest’uomo solitario che risveglia per errore una creatura addormentata è un bel tuffo nel genere più puro, sono momenti che profumano di quella gradazione horror che non è così facile trovare al giorno d’oggi.Novanta minuti sono tanti per quello che si scoprirà essere un semplice survivor movie con due personaggi e un mostro, poco altro, ma McMahon è bravo prima a scrivere, presentando i due fidanzati con un buon giro di dialoghi, e a poi a dirigerli negli spazi soffocanti della cascina in cui grossomodo è ambientato tutto il film. Passino le ingenuità, passino le sciocchezze con cui ci si sottomette ai cliché più beceri (il perdersi tra strade sconosciute, il rimanere bloccati, il cercare aiuto, il dividersi, and go on), From the Dark si rialza sempre bene dalle varie stupidaggini che si incontrano nei sui primi venti minuti, se le lascia alla spalle più o meno consciamente e con una buona maturità: il mancato litigio allo stop forzato dell’auto è bilanciato da una lite qualche minuto dopo piuttosto concreta per parole, argomenti e insulti, oppure la comodità sgangherata dell’entrata in scena del mostro è sistemata poco dopo con ottime motivazioni, o ancora l’effettistica fin troppo artigianale e insoddisfacente nelle ferite e nel sangue è riscattata dallo sporco, dal sudore e dalla polvere che da soli creano quasi tutto il fastidio e il dolore… insomma, McMahon sbaglia e rimedia, modellando questo suo povero pargoletto sì a cazzotti ma mirando a punti ben precisi.
From the Dark (2014)
Di questi film minuscoli, accadeva la stessa cosa in piacevoli cose recenti come Dark Summer e Come back to me, è facile esaltare l’impegno e la buona volontà come non ci fossero altri strumenti da usare e al massimo si potesse dare un contentino, in realtà è bello vedere le contorsioni che un autore esegue per spremere ogni goccia di bontà pur non avendo mezzi a disposizione. Il meglio lo ottiene infatti nel momento in cui dialoghi e la briciola di storia passano in secondo piano, una buona metà del film è dominata soltanto da respiro corto e ansia strillata, e McMahon le innaffia per bene scegliendo inquadrature sempre molto strette, i primi piani dominano e ballano all’interno di sequenze febbricitanti dove la camera a mano si muove molto e con pochi stacchi, ricreando una claustrofobia accentuata dalla perenne oscurità e dalla scarsità di location, che aiutano a privare di speranze e sostegno i nostri eroi. La stessa presenza mostruosa opera in modi misteriosi, sempre inquadrata da lontano o sullo sfondo esiste quasi staccandosi dalla notte, appare in modi insoliti che esaltano i toni cupi e non si rifà mai alla banalità delle jump scenes alla quale è abituato certo pubblico.  Eroi che si caricano di un ruolo non così facile da sostenere, partono entrambi da una base recitativa molto bassa ma crescono man mano che l’orrore divampa per poi esplodere quando la situazione va davvero a puttane: come è usanza tradizionale, le parti si invertono, lui perde ogni funzione di maschio alpha e lei diventa leader assoluta, ma se il cinema horror vuole personaggi femminili costruiti a tavolino (e magari dal chirurgo) in From the Dark prevale una bellezza semplice e di tutti i giorni, Niamh Algar non è una hot chick e questo è forse l’aspetto migliore di tutto il film, perché a risaltare è davvero la sua forza di volontà, la sua energia, la sua disperazione, la sua Sarah da un certo momento in poi fa TUTTO ed è un tutto con cui è più facile esaltarsi e soffrire perché lei è una ragazza qualunque, e l’orrore fa molto più male quando a soccomberne è quella quotidianità in cui viviamo tutti.
Pollicione bello alto anche per i synth nostalgici, non poteva esserci accompagnamento musicale più adeguato di queste quattro note spettrali incollate nei momenti giusti: i volumi non vengono alzati per spingere le apparizioni del mostro e i silenzi sono caricati per far esplodere le bordate sonore quando l’azione lo richiede. 
Certo, i limiti rimangono molto, molto evidenti e la loro pesantezza non ne fa film per tutti, anzi, siamo appena sulle soglie della sufficienza se proprio bisogna essere oggettivi e dare i voti, eppure si tratta di un piccolo, microscopico progetto che gli horror fan, e occhio, solo loro, tra le valanghe di film usa e getta rilasciati ogni giorno, non dovrebbero proprio farsi scappare. 

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