(Diego Intraina) – “Che fare?” potrebbe essere la domanda giusta da farsi sulla doppia imposizione fiscale futura, destinata ai lavoratori frontalieri, e sui ristorni.
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Piangersi addosso e gridare “Roma ladrona” non sembra essere la strategia migliore. I frontalieri non possono rimanere inermi di fronte a questi nuovi accordi bilaterali, che hanno ben altri significati politici oltre la condizione del frontaliere. Questa complessità argomentativa tra Stati non può però far dimenticare il centro della questione che interessa la condizione quotidiana dei frontalieri, vale a dire l’importanza della comunità e di questo territorio nel contribuire, ospitandoli, alla crescita professionale e alla condizione esistenziale. Non si può, pertanto, in un momento così complesso, per differenti motivi, evitarne l’ascolto e responsabilmente agire di conseguenza a questo richiamo d’aiuto e di solidarietà.
La “generosità” dei salari e il ristorno dei frontalieri, non si può non riconoscerlo, sono stati per i nostri Comuni una fonte di ossigeno che ha permesso una gentile sopravvivenza a tutti i cittadini e una riduzione dell’impatto della crisi che, in altre realtà italiane, sta ancora in modo differente mordendo. Pertanto diventa d’obbligo capire, se non si vuole cadere nella banale semplificazione romana della doppia tassazione (cliccare qui), come si deve e si può supplire a questo possibile ammanco di entrate locali che il nuovo accordo prevede. Ormai la Svizzera sembra decisa a non voler più ristornare direttamente parte delle imposte alla fonte allo Stato Italiano e, di conseguenza, ai Comuni di provenienza dei lavoratori. Fino ad oggi la Confederazione ristorna il 38,8% delle imposte ma, dal 2018, per una loro semplificazione burocratica, è stato deciso che verrà ridotta ad un valore del 30% e che questa differenza di tassazione, quindi questo 30%, verrà fatto ritrovare nelle singole buste paga dei lavoratori.
Questa semplificazione svizzera aumenterà di fatto i salari ai lavoratori, ma lascerà un vuoto significativo di bilancio nei Comuni. Quel 38,8% di ristorno delle imposte alla fonte, magari aumentato sino al raggiungimento massimo del 50% per coprire l’eventuale tassa sulla salute, che a sua volta andrebbe scorporata e versata alla Regione di provenienza, deve essere garantito ai Comuni di frontiera dalla responsabilità e dalla solidarietà dei lavoratori frontalieri.
Ma come garantirlo? Il sistema è molto semplice: basta che i Comuni di residenza inviino annualmente delle cartelle esattoriali con la cifra prestampata ai loro cittadini frontalieri. Come potranno fare i Comuni ad avere questo data-base aggiornato? La risposta sembra altrettanto facile: basta che nell’accordo venga richiesto che la Confederazione Svizzera, invii allo Stato Italiano i dati scorporati per comune e per nominativo affiancato dal relativo valore d’imposta (al 100% e non al 70%) versato da ogni lavoratore e che, successivamente, lo Stato Italiano lo giri, a sua volta, ai singoli Comuni che, con facilità informatica e matematica, trasformino la cifra nel tradizionale ristorno.
Questo modo permetterebbe una sicurezza d’incasso da parte dei Comuni e un impegno in meno per i frontalieri che non si troverebbero a dover fare inutili file ai CAF o negli uffici di qualche commercialista. Una simile soluzione, inoltre, potrebbe diventare un esempio, di quelle tanto citate semplificazione delle pratiche amministrative, di cui la politica continua a riempirsi la bocca. Tutti i frontalieri, che sono soggetti responsabili, non possono che essere d’accordo su questo sistema perché non inciderebbe sostanzialmente sul loro potere d’acquisto, ma garantirebbe il permanere della loro stessa qualità della vita.
Per capire il valore oggettivo dell’atto di responsabilità si allega una tabella che, evidentemente indicativa, interessa una sola e particolare condizione, quella più a rischio, del lavoratore singolo e quello del lavoratore con l’intera famiglia a carico, insomma monoreddito. E’ utile evidenziare che gli assegni familiari mensili fanno parte del reddito tassabile: 1 figlio inferiore ai 16 anni Fr. 200 e per un figlio in formazione 16/25 anni Fr. 250. Nella tabella si è considerata la presenza di un primo figlio inferiore ai 16 anni per un valore di Fr. 2’400 e il secondo in formazione per un valore di Fr. 3’000. Di fatto, però, il contributo inciderebbe solo del 20% in più rispetto delle imposte alla fonte.
Tabella su famiglia a mono-reddito
SALARIO LORDO
Imposte fonte 100%
Ristorno 38.8%
Contributo mens.
Ristorno + Salute 50%
Contributo mensile
Fr. 70’000 +ass. familiari
Singolo
7’840.00
3’042.00
254.00
3’920.00
327.00
Moglie+1 figlio
2’316.80
899.00
75.00
1’159.00
97.00
Moglie+2 figlio
1’357.20
459.00
39.00
679.00
57.00
Fr. 60’000 +ass. familiari
Singolo
5’700.00
2’212.00
184.00
2’850.00
238.00
Moglie+1 figlio
1’372.80
532.64
45.00
686.40
58.00
Moglie+2 figli
748.80
291.00
25.00
374.40
32.00
Fr. 50’000 +ass. familiari
Singolo
3’880.00
1’505.00
126.00
1’940.00
162.00
Moglie+1figlio
786.00
305.00
26.00
393.00
33.00
Moglie+2 figli
108.80
42.25
3.55
54.40
4.55
Fr. 40’000 +ass. familiari
Singolo
2’040.00
792.00
66.00
1’020.00
85.00
Moglie+1 figlio
84.80
32.90
2.75
42.40
3.60
Moglie+2 figli
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