Alla prima della BMW Performance Academy c'era l'allenatore della nazionale inglese Stuart Lancaster che ha voluto sottolineare la collaborazione con gli staff tecnici dei club, per assicurare l'apporto "dentro e fuori dal campo". Interessante, interessante. Un vero boot - camp come li chiamano da quelle parti un corso di formazione integrale. In programma anche corsi di guida e dopo tutto è normale e scontato, visto chi sponsorizza e tenendo conto che la BMW ha già delle Academy nell'ambiente motoristico. La base operativa è Reading: 144mila abitanti, sede di una delle università più prestigiose di tutto il Regno Unito, distante poco meno di 60 km dal centro di Londra e casa anche dei London Irish, che disputano le gare interne al Madjeski Stadium. Ci siamo intesi, giusto?
L'occasione è propizia per ringraziare il lettore GiorgioXT che ci ha girato un riassunto su rugby giovanile e formazione degli atleti, comparando la situazione italiana con quella di Francia, Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia, i nostri diretti rivali nel 6 Nations, nei campionati e nelle coppe europee. I nostri reali "concorrenti" insomma. e quindi anche modelli, perché no. Sono dati raccolti, avvisa GiorgioXT, dai siti ufficiali e nel caso qualcuno avesse da fare delle obiezioni o delle precisazioni, le accoglieremmo volentieri. Mettiamo in chiaro una cosa sin dall'inizio: i confronti se male gestiti ed interpretati fanno male, malissimo e soprattutto aumentano il senso di insofferenza. Perché da noi, per esempio, di accademie ne possiamo parlare purché siano federali - perché se non c'è la federazione, eh eh eh... Orbene, procediamo (cliccare sull'immagine per vederla in alta risoluzione).
Francia. Oltralpe vanno a scuola. Ecole de Rugby, la chiamano infatti, per ragazzini dai 6 ai 13 anni. Sempre nella classe Minirugby c'è la categoria Minimes: sotto i 14 anni e sotto i 15 anni. Quest'ultimi ormai rientrano nel gruppo rugby giovanile e per chi prosegue giunge la qualifica di cadetto: Cadets under 16 e under 17. Oramai nel mondo dei grandi, i ragazzi diventano Crabos (sotto i 19 anni), quindi Reichel (sotto i 21) e infine Espoir (sotto i 23): le speranze del rugby transalpino, attenzione, vengono coltivate nei centri di formazione dei grandi club.
Inghilterra. Due percorsi paralleli: da una parte i club, dall'altra ... no non la federazione ma le scuole. E quindi Club minis e School minis, dai 6 ai 14 anni, dopodiché si approda allo stadio superiore. Mentre a livello di società ci sono gli Under 16, a livello scolastico c'è il campionato Daily Mail Under 15 (ne avevamo parlato indirettamente a luglio). E se come club si procede verso il National Under 17, parallelamente si disputa il Daily Mail Under 18. Tutto alla fine per confluire nel National Under 20, quando ormai il cammino è avviato verso il club, passando per le Academy di ogni club, l'anticamera per la prima squadra.
Irlanda. Il sistema club / school è quasi identico anche nell'altra isola, quella verde che sta a fianco ad Albione e - come vedremo - negli altri regni (o principati?) UK. In Irlanda sono folkloristici e gli gnomi li hanno anche a rugby: la base-base-base del rugby giovanile, i Leprechaun, che raccoglie i bambini sotto i sette anni. A quel punto, superato il settimo anno, si diventa minis: come club o come scuola, fino ai 14 anni. E quindi Under 15, Under 16, Under 17 e Under 18, da una parte e dall'altra (ora è chiaro, no?, perché spesso nelle distinte delle franchigie irlandese è indicato l'istituto scolastico di provenienza del convocato). Al vertice, prima delle franchigie, ci sono le Academies Under 20. Come dice, Connacht? C'entra nulla: da molti confusa come una Super Accademia sul campo, un po' come la nostra Tirrenia iscritta alla Serie A, nella realtà è una Regione come le altre tre, solo meno sviluppata.
Galles e Scozia. Dunque, sempre minis per cominciare: club or school, doesn't matter, dai 6 ai 14 anni. I percorsi nei due regni sono similari dal momento che in seguito subentrano squadre - e campionati - Under 15, Under 16 e Under 18. La differenza sta nel fatto che in Galles ci sono i campionati National e Regional, mentre in Scozia sono National o School. E se in Galles si approda alle Academies Under 20, in Scozia si continua con l'università: c'è l'Under 20 Development League e c'è l'Under 20-22 University (mens sana in corpore sano). Chiude il cerchio con la prima squadra l'ultimo tassello di sviluppo scozzese, l'Elite development Players. Da notare come anche in Galles le franchigie abbiano rafforzato i rapporti con la sfera scolastica e pure accademica, offrendosi di garantire il sostegno logistico affinché gli atleti possano proseguire gli studi e nel contempo essere tenuto sott'occhio per una carriera professionistica.
Siamo alfin giunti all'Italia. Prima della "rivoluzione Gavazziana" annunciata, con 24 centri giovanili e altri 12 Accademie, il percorso è questo: il Minirugby raggruppa Under 6, 8, 10, 12, per quindi passare agli Under 14 e Under 16. Da quest'ultimi inizia ad attingere l'Accademia Under 18, che a sua volta è serbatoio per l'Accademia "terminale" di Tirrenia. Nel mezzo tra la Prima squadra e le giovanili c'è ancora uno step, l'Under 20. In Prima squadra approdano gli atleti provenienti sia dal settore giovanile "normale" che dalla formazione in Accademia - accade pure con la Zebre, la franchigia federale di Pro12 che nei comunicati stampa esattamente come la Nazionale, invade di asterischi le formazioni, ad indicare quanto formino bene a Tirrenia e quanto meritevoli siano quelli che han pensato di investirvi ... nessuno sa quanto.
Raccontato com'è, ora un rapido commento per non lasciarvi "soli" come fan tutti davanti a cifre e fatti.
Primo elemento che salta all'occhio, da noi c'è uno step ogni due: se altrove c'è una squadra Under per ogni anno tipo classi scolastiche, da noi gli si fa fare due anni in uno. Qui dopo la U16 c'è la U18; la cosa è storica, è così in quasi tutti gli sport di squadra (l'antica suddivisione Cadetti, Allievi, Juniores). La cosa più grave è che altrove la squadra Under qualcosa implica che esiste un campionato in cui gareggiano gli Under qualcosa o addirittura due - National e Regional come nel Galles; da noi non è assolutamente detto. Clamoroso è il caso di Tirrenia, iscritta alla serie A invece di creare un sano e utilissimo campionato U20, magari con un paio di "fuori quota" per team.
Esperienze "diradate" e sporadiche, expertise concentrati in alcuni punti di un territorio non solo dieci volte più vasto del Galles ma anche mille volte più densamente popolato, con tutti i problemi di spostamento che ne discendono. Trovar mamme disposte a mandare il loro figliolo Under16 a studiare in collegio anche solo 50 kilometri da casa?! Ma anche i ragazzini stessi: la fidanzatina cheffà?
Non credo che la soluzione sia "infittire" le Accademie Federali; buon senso direbbe, piuttosto si incentivino i vivai dei club locali, facendoli monitorare regolarmente da tecnici - ispettori itineranti (far muovere pochi adulti e non tanti ragazzini) e le Accademie siano dedicate a formare i formatori, con richiami periodici, senza diventare una sorta di "colonia marina" stile Ventennio Fascista. Ah, e facciamoli giocare 'sti ragazzi, creiamo campionati per loro! Invece da noi la diffidenza generalizzata e l'ossessione per il mantenimento del Potere ad ogni costo, portano a confondere "controllo" e "regole" con "proprietà diretta". E così si emargina il privato, prono a inconfessabili obiettivi di lercio profitto; al suo posto c'è un ... "pubblico" poco pubblico, dai bilanci occulti, dalle pratiche oscure e ricolmo di parenti. Sonnolento e inefficiente quindi, come ogni ministero.