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Frontiers Reimagined: una mostra affascinante a Venezia

Creato il 31 agosto 2015 da Milleorienti

Alfredo and Isabel Aquilizan, Wings III, 2009, used slippers and metal stand, 8.9 x 6.4 feet/2.7 x 2 meters. © 2015 Tagore Foundation International.Può un mucchio di sandali usati diventare un messaggio di pace? Sì, se quei sandali vengono assemblati in un’installazione in modo da sembrare le piume delle ali di un angelo. Fra gli eventi collaterali della 56esima Biennale d’Arte di Venezia c’è una mostra davvero da non perdere: Frontiers Reimagined. Art That Connect Us. Rimarrà aperta fino al 22 novembre 2015 nella splendida sede cinquecentesca del Museo di Palazzo Grimani, dove si trovano esposte opere di 44 artisti contemporanei – alcuni famosi, altri emergenti – provenienti da 25 nazioni.
Il filo conduttore della mostra è la ricchezza del dialogo interculturale in corso fra artisti di tutto il mondo che sanno superare e reimmaginare le frontiere (da cui il titolo della mostra stessa) proprio in quest’epoca di riemergenti nazionalismi e tamburi di guerra. Un messaggio di pace e multiculturalismo in cui non mancano richiami anche al buddhismo (come in Anicca, termine di lingua pali che significa “Impermanenza”, titolo dell’opera sottostante, della thailandese 
Kamolpan Chotvichai).Kamolpan Chotvichai, Anicca, 2014, c-print and hand-cut canvas, 39.8 x 42.9 inches/101.1 x 109 cm. © 2015 Tagore Foundation International, image courtesy of the artist.Tutto questo fa parte del “patrimonio genetico” dell’organismo promotore della mostra, la Tagore Foundation International. Il suo direttore è infatti Sundaram Tagore, discendente di Rabindranath Tagore, che fu premio Nobel per la Letteratura nel 1913, le cui raccolte di poesie e romanzi sono largamente pubblicate in Italia, amico del Mahatma Gandhi (fu lui a dargli il titolo di Mahatma, cioè Grande Anima) e sopratutto instancabile promotore del dialogo Oriente-Occidente. L’ispirazione della mostra di Palazzo Grignani è dunque figlia della storia della famiglia Tagore come è espressa oggi dalla Tagore Foundation International che per statuto «incoraggia il dialogo sociale, spirituale ed estetico tra l’Asia ed altre zone del mondo».

Hiroshi Senju, Ryujin II (day), 2014, acrylic and fluorescent pigments on Japanese mulberry paper, 7.9 x 37.4 feet/2.4 x 11 meters. © 2015 Tagore Foundation International, image courtesy of the artist
Secondo Marius Kwint, che con Sundaram Tagore ha curato la mostra, «Frontiers Reimagined vuole annullare le barriere del nazionalismo predominante, dell’etno-centrismo e della politica identitaria. In questa fase della storia, con persone nel mondo sempre più rinchiuse in ideologie intransigenti, la fusione di idee oltre i confini non è mai stata più vitale». Un lavoro che viene svolto anche  dalla Sundaram Tagore Gallery che organizza esposizioni  nelle sue sedi di New York, Singapore e Hong Kong.


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