Una delle cose di cui ero abbastanza sicuro, almeno da qualche anno a questa parte, era la qualità dell’animazione. Consapevole del progressivo smarrimento del cinema per adulti, escludendo ovviamente quello d’autore (difficilmente tra questa pagine preso da me in considerazione in quanto ritengo più interessante proporre riflessioni su titoli più commerciali o a volte invisibili), devo ammettere che negli anni più di una volta ho trovato rifugio nelle meraviglie animate che Pixar e soci mi hanno saputo regalare. Se la passata stagione ho potuto contare su titoli come Brave, Frankenweenie, Paranorman, I Croods e Le 5 leggende, bisogna dire che la presente stagione ha deluso ampiamente ogni aspettativa. Titoli come il fiacco Monsters Academy, l’imbarazzante Turbo e l’impresentabile Cattivissimo Me 2, hanno completamente gettato nello sconforto il vostro affezionatissimo, svuotandolo di ogni certezza e lasciandolo tremante, in un angolo, a brancolare nel buio dell’ignoranza cinematografica più manifesta e totale. Quando però tutto sembrava ormai perduto ecco arrivare Frozen, nuova fatica Disney e film come non se ne vedevano ormai da tanto, troppo tempo. Impossibile sorvolare sulla straordinaria qualità dell’animazione, talmente immersiva e coinvolgente da lasciare senza parole, come risulta altrettanto impensabile non entusiasmarsi per una sceneggiatura bella e soprattutto complessa, ricca di sfumature adulte e riflessioni che vanno ben al di là della solita storia d’amore alla Disney. Il rapporto tra le due sorelle protagoniste, vero cardine su cui gira l’intera vicenda, è di una complessità e di una profondità che lascia interdetti, così come la relazione che si va ad instaurare tra la principessa Anna e un altro personaggio, di cui non rivelerò l’identità, affonda la propria natura nell’ipocrisia e nell’opportunismo, sentimenti alieni e difficili da comprendere per il pubblico a cui si rivolge il film. Poi ci sono le canzoni. Da anni ormai, bisogna tornare indietro allo straordinario La principessa e il ranocchio, l’animazione non ci regalava una tale pletora di pezzi così ben riusciti e coinvolgenti. Non è affatto un caso che la sequenza più bella del film sia musicale, complessa e coinvolgente, la meravigliosa Let it go (in italiano All’alba sorgerò) eseguita dalla divina Idina Menzel, ci regala un momento di cinema e di musica indimenticabile, capace davvero di farci piangere come vitelli. Frozen è questo e vive su questo, sopra un delicato equilibrio, fragile come il ghiaccio, tra animazione, narrazione adulta e musica, intelligenti tratti distintivi di un film che non ha età, perché probabilmente vive e ci fa vivere fuori dal tempo e dallo spazio, sovrano assoluto però, di una zona franca che alberga nel cuore di ognuno di noi.
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