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La trama (con parole mie): Anna, una giovane principessa di un regno del Nord, è tenuta lontana dalla sorella maggiore Elsa, che a causa dei suoi poteri congelanti rischia di essere un pericolo per se stessa e per gli altri. Alla morte dei loro genitori, Elsa viene incoronata regina, ma a causa di un litigio con la sorella libera il suo potere stringendo il regno in una morsa di eterno inverno esiliandosi dunque tra le montagne. Anna, accompagnata dal rozzo tagliatore di ghiaccio Kristoff e dalla sua alce Sven, dovrà cercare di convincere Elsa a tornare sui suoi passi per riportare l'estate al loro popolo. Ma l'impresa si rivelerà più ardua del previsto, e le insidie si annideranno perfino nel cuore della giovane principessa.
Qualche settimana fa, ai tempi dell'uscita in sala di Frozen, ricordo quanto storsi il naso neppure di colpo avessi preso una botta in testa in grado di trasformarmi in quel Grinch detesta film d'animazione del Cannibale: nonostante in casa Ford avessimo già pronti gli ingressi omaggio per vederlo, dunque, la visione fu rimandata nella speranza di capire, nel frattempo, se ne valesse davvero la pena.
Il tam tam della blogosfera nel weekend appena successivo all'uscita, però, mi sorprese non poco: da Kekkoz a Beatrix Kiddo, infatti, i pareri ben più che positivi sull'ultima fatica targata Disney - e prodotta dal pixariano John Lasseter - presero a fioccare - per usare un termine che ben si adatta alla pellicola - sul Saloon, finendo per alzare l'asticella dell'hype a livelli decisamente più alti di quanto non fossero stati in principio.
E, sorpresa ancora più grande, la visione è risultata perfino superiore alle stesse: ad un anno di distanza dal più che discreto Ralph Spaccatutto, infatti, la grande D sforna un film in grado di rivaleggiare appieno con i titoli della sua nota costola - sempre la Pixar -, nonchè un prodotto che riesce ad essere profondamente Classico - dallo svolgimento ai botta e risposta da commedia romantica anni cinquanta, senza contare la struttura molto simile a quella dei musical dei tempi dei grandi studios - eppure clamorosamente moderno, portando in scena non una, bensì due principesse memorabili, affrontando tematiche decisamente profonde come l'amore da una prospettiva finalmente nuova, legata al concetto di fratellanza prima ancora che di coppia e soprattutto - come giustamente sottolineato da Julez al termine della visione - legato ad un gesto legato ai sentimenti non ricevuto, quanto portato a compimento in prima persona.
Visivamente straordinario - la sequenza della creazione della fortezza di ghiaccio è una vera meraviglia - e bilanciato con intelligenza tra dramma - la morte dei genitori delle ragazze, il terrore del potere di Elsa e del suo progressivo aumentare - e commedia - il pupazzo di neve Olaf, i battibecchi tra Kristoff e Anna -, Frozen rappresenta senza dubbio il miglior film Disney almeno dai tempi de La principessa e il ranocchio, in grado per la prima volta di far tornare il pubblico con qualche anno in più sulle spalle ai tempi d'oro degli anni novanta, quando la Mamma di Topolino - piccola parentesi, spassoso e molto godibile il corto che ha preceduto la visione - sfornò una serie di perle indimenticabili come Il re leone, Aladdin, La bella e la bestia e La sirenetta - altro grande favorito della signora Ford -.
Interessante anche l'utilizzo dei personaggi negativi, così come quello di Elsa, antieroina preda dei demoni di un potere che i suoi genitori per primi non sono stati in grado di insegnarle a gestire senza averne paura: e così, sfruttando scenari che incrociano Ribelle - con il quale ha in comune la tematica dell'emancipazione femminile - e Game of thrones, momenti quasi slapstick - la sauna, le gag di Olaf, i fantastici troll - ed altri profondamente toccanti - il climax sul fiordo ghiacciato - Frozen fissa un nuovo standard per l'animazione in un anno che, escluso Wolf children, non ha visto brillare i buoni, vecchi cartoni animati.
Ma a prescindere dalle considerazioni tecniche, dalla musica o dallo script, la vera forza di Frozen sta nel riuscire a portare sul grande schermo una volta ancora la magia delle favole come le si vivevano da bambini - non a caso la storia è tratta da un racconto di Hans Christian Andersen -, con la loro carica in grado di travolgere a prescindere dall'età o dalla voglia: in questo senso, tolti gli occhi lucidi di Julez, per me è stato splendido vedere padre e figlia poco lontani da noi ad inizio film, lei con i pop corn e lui con lo smartphone, e alla fine, con la bambina in lacrime tra le braccia del genitore.
Il bello del Cinema è anche - e soprattutto - questo.
MrFord
"The snow blows white on the mountain tonight
not a footprint to be seen
a kingdom of isolation and it looks like I'm the Queen
the wind is howling like the swirling storm inside
couldn’t keep it in, heaven knows I tried."
Demi Lovato - "Let it go" -
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