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Frozen – Il regno di ghiaccio (USA 2013) Titolo originale: Frozen Regia: Chris Buck, Jennifer Lee Sceneggiatura: Jennifer Lee Ispirata alla fiaba: La regina delle nevi di Hans Christian Andersen Cast: Elsa, Anna, Kristoff, Hans, Olaf Genere: disneyano Se ti piace guarda anche: tutto ciò che è disneyano
Tutto quello che toccava Re Mida si trasformava in oro. Così dice il mito. Alla protagonista di Frozen, Elsa, capita una cosa simile, solo che tutto ciò che lei tocca si trasforma in… Merda? No, questo è un film della Disney. Cosa state pensando? Al massimo potrebbe essere un buon spunto per una versione parodia. Quasi quasi potrei scriverla io. Tutto quello che Elsa tocca si trasforma invece in… ghiaccio. Pure questa, se ci pensate, non è proprio una cosa positiva. Quando si trova in intimità con un uomo, ad esempio, delle mani ghiacciate lo fanno un po’ ammosciare, per non dire battere in ritirata. Tanto, che importa? Questo è un film della Disney, dicevamo, e nei film della Disney non si fa sesso. Nei film della Disney i bambini li porta ancora la cicogna e poi un’altra cosa che succede ancora nei film della Disney è che i personaggi si mettono a cantare, per la mia giooooooooooia.
Tutto quello che la Disney tocca si trasforma in zucchero. È tutto bello, tutto pulito, tutto sano. Il Male è il Male, il Bene è il Bene, il Pene non esiste perché come detto i film della Disney sono asessuati, anche se qui alla fine una mezza lingua, non so se è stata solo una mia impressione o cosa, per una volta si è intravista. Frozen è neoclassicismo disneyano allo stato puro. Con questo film, la casa di Topolino sembra sia voluta tornare alle origini, richiamando i suoi Classici di una volta, in particolare Biancaneve e i sette nani, Cenerentola e La bella addormentata nel bosco. In più, Frozen è liberamente ispirato a La regina delle nevi di Hans Christian Andersen, l’intento di raccontare una fiaba tradizionale quindi emerge in maniera netta. Dall’altra parte siamo pur sempre nel 2014, persino il nuovo Papa cerca di stare al passo coi tempi e con i suoi amichetti comunica soprattutto attraverso WhatsApp, e allora pure la casa Disney deve rinnovarsi. Lo fa ovviamente in una maniera mooolto lieve, ma lo fa, soprattutto per quanto riguarda le figure femminili. Già il precedente dei cugini della Pixar Ribelle – The Brave era un segnale in tal senso e qui arriva la conferma. Si tratta di una storia di principesse, due principesse sorelle, che non sono né principesse sul pisello né tanto meno sorelle porcelle, perché vi ricordo sempre che è un film Disney, credo di averlo già detto 2 o 3 mila volte dall’inizio della recensione. Grazie a iddio non sono nemmeno le solite tipe in attesa speranzosa del bel principe azzurro di turno. Sono due principesse cazzute, una in particolare: Anna è il mio personaggio disneyano preferito tipo dai tempi del gufo di Bambi, una idola totale. La sorella maggiore, Elsa, è un po’ frigidina rigidina, però nella sua glaciale altezzosità ha pure lei una sua notevole forza. Dimostra di essere una donna parecchio indipendente e nel finale, ATTENZIONE SPOILER, nel pur zuccherosissimo lietissimo finale, per fortuna gli sceneggiatori non hanno sentito l’esigenza di doverla per forza accoppiare a un uomo. Ok, Anna trova invece la sua anima gemella, ma non è il solito principe accorso a salvarla. Non è suo l’atto d’amore capace di sciogliere il cuore di ghiaccio. La vera storia d’amore, qui, è tra le due sorelle. E se pensate a delle implicazioni saffico-incestuose vi dico che no, proprio no, vi ricordo ancora per la miliardesima volta che questo è pur sempre un dannatissimo film targato Disney.
Frozen rappresenta quindi un rinnovamento (lieve) nella continuità (evidente) con il grande (così pare) passato Disney. Una fiaba molto bella e molto tradizionale, con dei personaggi piuttosto moderni. Al di là del cattivo stereotipato di turno, oltre alle due donzelle è parecchio attuale anche la figura di Kristoff, un povero Cristo in balia dei voleri delle donne e anche un po’ bamboccione, visto la cura che di lui si prendono i surrogati dei suoi famigliari, un gruppo di troll che somigliano ai Puffi e che pure loro immancabilmente devono mettersi a cantare. Quindi c’è il pupazzo di neve Olaf, il personaggio simpa di turno, quello che fa ridere grandi e piccini e che – indovinate un po’ – massi, canta pure lui! Ci sono tutti gli ingredienti del classico Disney, insomma, cucinati con un gusto di oggi. È per questo che Frozen ha funzionato così tanto, diventando un successo mondiale clamoroso, capace di portare a casa due Oscar e di riportare la compagnia sulla cresta dell’onda e degli incassi, alla faccia della DreamWorks o dei nemiciamici della Pixar.
Il film non è però esente da difetti. Il primo è la colonna sonora, non il massimo della vita. Fortunatissima a livello commerciale, nelle classifiche USA e nel resto del mondo ha sbancato e sta sbancando tutt’ora, eppure il livello musicale è bassino. La canzone d’apertura dei venditori di ghiaccio pare la brutta copia dell’Ehi ho, andiam a lavorar dei Sette Nani, la hit “Let It Go” suona come un incrocio tra Celine Dion e un pezzo a caso di Sanremo, anche se devo ammettere che è parecchio contagiooosa contagiooooooooosa, mentre le altre canzoncine sono carine carucce, ma niente che si elevi sopra lo stile canterino alla Glee. Non a caso un paio di interpreti vocali della versione originale (Idina Menzel e Jonathan Groff) arrivano proprio dalla serie musical di Ryan Murphy. Quanto agli interpreti vocali della versione italiana, preferisco non conoscerli per non sentirmi male. L’altro difetto è il buonismo eccessivo e un happy ending davvero troppo happy, mentre io ATTENZIONE SPOILER avrei fatto finire tutto con il sacrificio di Anna. Ma non ha troppa importanza. A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno o per qualcosa e questo film ha sciolto il mio cuore. Come la regina di ghiaccio Elsa, ora sento di poter controllare il mio ghiaccio e la mia cattiveria. Basta con le critiche al veleno. Basta con le stroncature. D’ora in poi preparatevi, perché vivremo felici e contenti nel regno di Pensieri Cannibali insieme a tante zuccherose recensioni tutte positive e cinguettoooooooose.
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