Lettere spirale di sterili parole
s’accartocciano in ricordi di sogni assopiti
stinta indosso l’anima che non m’è più amica
per certo chi mi osserva attende con gusto
ch’io mi perda
pretesto
ignobile giustificare l’azione
ritratta nel vetro diafano di bottiglie
vuoto a rendere
fruga frugoletta
dagli anni senza tempo
sulla la maglietta a maniche corte la stampa dei giorni della settimana
assurda coincidenza
esistere s’è fermato lì
e il ticchettio del sopravvivere invece risuonerà evo
e lo sapevo che qualcosa non andava
che mi stavano per spaccare in due
come un rametto rinsecchito tra le loro mani.
Odierna come la scorsa
di quel ieri di lagna
la notte m’abbraccia fragile
travolgendomi
fumi emozionali
liquidi vaporizzati nelle vene
che stridono e imbrogliano la ragione
e confondo la loro forza
alla paura mia
e confondo la loro esperienza
all’immortalità d’averli temuti da sotto
da te comandati
e sconfitta
m’ammutolisco quando dovrei urlare
distribuisco affettuosità quando dovrei odiare
guardo senza vederli
ascolto senza udirli.
Scivola alcool sul mio corpo
scorticandomi dall’affetto che ammanco
e mi specchio e non mi vedo
mi specchio e non mi vedo
ritratta nel vetro diafano di bottiglie
vuoto a rendere
fruga frugoletta
dagli anni senza tempo
e tu anima sei io
pure se non mi vuoi
e la notte ci deruba del sorriso
che tremula fragile
per tutte le strattonate che ci attendono
ma petite âme
mon ami
danse ce soir avec moi
que la maison est vide
et vous n’aurez rien à craindre
per certo chi mi osserva attende con gusto
per certo ricongiungerei il mio volto al suolo
contro ci raschierei fronte occhi labbra e mento
tra le mani stritolerei l’asciutto terreno
e il mio corpo ci sfregherei per così a lungo
da divenire un tutto
da divenire un’unica manciata di polvere
per certo prima devo avervi uccisi tutti però
per ritrovarci assieme
dove l’aria stantia dei cimiteri tutto avvolge.
Nessun rientro a casa per me questa notte
sono in partenza
diretta proprio lì
in quel luogo privo del mio tempo
con questo bel fucile d’assalto che è la mia rispettabilissima mente
alle narici ho promesso ordine
alla voce di tacere nella bocca socchiusa
occhi fissi sulla meta
perché anche voi dovete sapere che qualcosa presto non andrà come è solita andare la vostra routine che tanto vi stanca perché la notte vi deruberà la vita strappandovela dal fiato e sarete già gonfi quando vi ritroveranno e io sazia mi perderò per le strade di questa città che si nutre del filo di cemento delle luci che s’affacciano dalle vostre camere attraverso finestre rettangolari come tasselli numerati lapidi di oscenità.
E la rabbia
strugge le orecchie
sanguina tra i denti
colpisce al centro del petto
accelero il passo senza alzare lo sguardo dall’asfalto
gli occhi pizzicano
le guance s’accaldano
ci poggio i palmi freschi delle mani
e crollano tutte le mie armi
persino voi
e pure la mia anima m’abbandona una volta per tutte
e vorrei sostituirla vestendomi con le lenzuola,
quelle bianche che si usano poco
perché magari hanno piccoli fori e strappi,
perché le cose rovinate nessuno le vuole,
ma io osservo il bello nelle cose rotte
la perfezione nei difetti
così da imbastirmele indosso come il più meraviglioso degli abiti,
incamminarmi lungo una carrareccia che porta al mio bosco,
raccogliere un fiore,
adagiarlo tra i capelli e camminare,
camminare ancora,
scalza con le mani giunte in preghiera
col profumo di te mare d’alberi e foglie smeraldo
germoglio prezioso da proteggere e curare
qui
nella mia rispettabilissima mente
mentre frugo frugoletta.
L.L.