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Hai incontrato la famiglia di Oscar per prepararti al ruolo?
Si, li ho incontrati e devo dire che è stato un grande privilegio, ma anche una grande responsabilità. Non essendo Oscar un personaggio famoso l’unico modo per indagare era stare a contatto con chi l’aveva conosciuto, e comprendere i vari modi di essere e di fare che differenziavano il comportamento con la madre e con gli amici per esempio. Ho passato molto tempo con sua figlia, ma senza mai parlare né del padre né del film.
Quasi contemporaneamente “Fruitvale Staton” segue la scia di “12 anni schiavo”. Due film importantissimi, come ritieni che siano collegati tra loro?
Bè prima cosa sono onorato dal fatto che a questo film venga data la stessa importanza di 12 anni schiavo. Credo che Steve Mcqueen abbia fatto un lavoro assurdo. In realtà non era chiaro il nostro intento mentre giravamo, quando fai un film non sai mai bene cosa stai realmente facendo e cosa verrà fuori. E’ molto importante per me che questo lavoro sia così tanto considerato, al posto di Oscar potevo esserci tranquillamente io , o molti altri ragazzi della mia età.
Ecco oltre a 12 anni schiavo, Django unchained, Lincoln, The butler; tutti film usciti nel giro di due anni. Come secondo te è differente la ricezione di questo genere di film tra il pubblico americano e quello europeo, non avendo quest’ultimo mai vissuto direttamente la problematica “blackness”?
E’ una domanda difficile. Certo Django affronta il problema gettandosi in un film di genere e gonfiando il tutto, allontanandosi quindi dalla realtà storica. Le altre sono tutte storie vere, e credo che quando si tratta di immedesimarsi col personaggio non ci sia molta differenza il pubblico si commuove tutto allo stesso modo.
Il film viaggia molto sul confine tra realtà e finzione, com’è stato sul set?
Devo dire che Ryan, il regista, mi ha aiutato molto essendo della zona dove si svolgono i fatti. E’ stato lui a delineare il tutto anche nel risultato finale e secondo me ha fatto un lavoro incredibile.
Cosa ne pensi delle polemiche sulla tua presenza ne “I fantastici 4”?
Bè penso sia normale, non penso sicuramente che sia una cosa razzista. Il pubblico ha nel suo immaginario una certa figura della torcia umana, ma credo che quando vedranno il film si ricrederanno. Sarà un’esperienza divertente, un ruolo che ho scelto anche per non stereotiparmi nel personaggio che muore sempre, da quando faccio questo lavoro sono morto un sacco di volte! Non voglio superare il record di Sean Bean! (risate).
Ringraziamo Michael per il suo intervento e gli facciamo un grande in bocca al lupo per il suo prossimo lavoro. Nel frattempo vi consigliamo caldamente di vedere “Fruitvale Station”.
Antonio Romagnoli
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