Frunnelle 'e noce nuje nun cuntammo niente

Creato il 03 dicembre 2012 da Luigiderosa @Luigi2006

Anna Aita

La lunga notte
di Aldo De Gioia e Anna Aita
Rogiosi pagine 79 € 12,50
Spesso capitavo a Napoli davanti al monumento dello Scugnizzo e mi chiedevo, da ignorante, perchè addirittura un monumento agli scugnizzi?
Che cosa hanno fatto di straordinario? Poi ho avuto la fortuna di ritrovarmi fra le mani questo piccolo romanzo di Aldo De Gioia e Anna Aita e mi sono reso conto di quante e quali gravi lacune avevo  e ho ancora in Storia Contemporanea. Nel romanzo una ragazza, arrivata in ancipo ad una conferenza sulle Quattro giornate di Napoli, dopo un po' intuisce  insieme ad uno sconosciuto che il forum è stato annullato, dunque in compagnia  dell'anziano non si perde d'animo e complice un nubifragio settembrino che non accenna ad abbandonare Napoli, temporeggia in attesa di una schiarita, in uno dei caffè della zona universitaria.Qui la ragazza scopre l'identità del vegliardo, Mario Barzini nato a Napoli il 20 marzo del 1917, alla ragazza l'ex giornalista antifascista confessa di aver scritto un diario sulle Quattro giornate vissute in prima persona ed a lei lo affida congedandosi.

Aldo De Gioia

La ragazza tornata a casa e comincia a leggere questa breve ma intensa storia e non riesce più a staccarsi dal libro come noi dal suo di scritto e insieme grazie ad una narrazione semplice e chiara scopriamo un mondo di una ferocia inaudita. Del testo sono molte le vicende che mi hanno toccato, mi viene in mente il giovane marinaio circondato dai nazisti sulle scale dell'Università grida la sua innocenza, "non sono un disertore!" , ma il poveretto forse ignorava che quando fu firmato l'armistizio, il matto austriaco,fallito come artista e come essere umano:Hitler aveva comandato ai suoi sgherri di trasformare Napoli in "fango e cenere!" Così gli "Ariani" comandati dal colonello Schon misero a ferro e fuoco Napoli, rastrellarono e uccisero,quando la mancanza di testimoni glielo consentiva, tutti i giovani che riuscirono a catturare.Il marinaio sulle scale chiede pietà, il nazista ordina ai suoi nove compari che in precedenza avevano dato fuoco alla biblioteca universitaria,di prendere la mira e quando alcuni vecchi di passaggio si avvicinano per capire che cosa sta succedendo, ordinano loro di battere le mani,sì! sì!,  tutti le devono battere le mani, se no gli tocca la stessa sorte, e quando il crucco si accorge che delle lacrime osano rigare i visi della platea improvvisata,ordina loro di non piangere, ordina loro di essere felici mentre si ode la sventaglia di mitra finire il giovane marinaio italiano.
Che cos'è il coraggio per un Napoletano? Gennarino Capuozzo , anni 8 , dopo aver  battagliato in tutti gli scontri a Santa Teresa, sale su una mitragliatrice  sul terrazzo del convento delle Filippine  e rimane lì a combattere per liberare Napoli fino alla morte.
Che cos'è il coraggio per un Napoletano? Vincenzo Baiani, 12 anni di Materdei, stava pure lui su qualla sputa morte al convento e vi rimase fino alla fine. Che cos'è il coraggio per un Napoletano? Antonio Garofalo di Piazza Mazzini di anni 12, anche lui, su quell'inferno,stessa fine come molti, come tanti scugnizzi in tutta la città.Che cos'è il coraggio per un Napoletano?  Mario Menichini,neanche venti di anni, soldato, corre col suo fucile incontro ad un Camion pieno di Nazisti che sbuca da via Chiaia, scarica tutto il suo caricatore contro i nemici che avanzano e gli grida : "Jatevenne fetiente!",mentre altri scugnizzi s'arrampicano sui Tiger e si lasciano scoppiare nella cabina del carro armato, mentre gli Americani sbarcati a Salerno assistono senza muovere un dito,il generale Eisenhower , comandante dell'VIII armata, aveva detto: "si devono liberare da soli noi dobbiamo evitare perdite fra i nostri uomini".
Jatevenne,fetiente! E' quello che vorremmo gridare sempre a chi vuole privarci della libertà.
Jatevenne,fetiente!E' quello che vorremmo che la gente dicesse ai camorristi , ai politici corrotti, a quelli che sporcano Napoli , a quelli che ci odiano perchè siamo diversi, come gli Africani , gli Indiani e i Palestinesi.
di Luigi De Rosa

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