Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 18.600 punti, registrando un -3,13%.
Il bilancio settimanale è pari ad un tonfo del 7,4%, la peggiore settimana degli ultimi 3 anni.
Lo scorso venerdì:
“Quanto esposto finora ci suggerisce che in questo periodo non bisogna commettere l’errore di lasciarsi ingannare dai rumori, anche intensi, del breve periodo, ma è necessario non perdere di vista e monitorare il trend di fondo, che è rialzista da oltre 2 anni e che, a mio avviso, sarà ulteriormente alimentato dalle attese del QE Europeo.”.
S’era dunque messa in conto della volatilità, ed alcuni fattori, che approfondiremo successivamente, l’hanno resa più vistosa di quanto onestamente immaginavo.
Esaminiamo il seguente grafico:
Ftse Mib – Base settimanale
A dispetto delle forti vendite settimanali, i prezzi si mantengono al di sopra della trendline inferiore della forchetta rialzista, che la prossima settimana transiterà a 18.100 punti, a meno di 3 punti percentuali dai valori attuali.
La chiusura giornaliera e settimanale sui minimi anticipano ulteriori pressioni da parte dei venditori.
Di seguito gli aspetti negativi che hanno fortemente condizionato la settimana dei mercati:
- situazione politica greca (che ha riacceso la luce al rischio di una spaccatura dell’Area Euro);
- cedimento di un importante supporto del petrolio (che avvalora scenario deflattivo, alquanto negativo per il mercato azionario);
- bilancio deludente delle aste TLTRO (212 MLD richiesti complessivamente su 400 disponibili).
Una doverosa precisazione: a scanso di equivoci, si puntualizza sin da subito che nel caso in cui una eventuale spaccatura dell’Area Euro dovesse effettivamente prendere consistenza, qualsiasi altro aspetto positivo, QE compreso, passerebbe in secondo piano.
Ciò premesso, però, al momento ritengo esagerati comportamenti che, a causa delle tensioni politiche greche, siano dettati dalla convinzione che l’ipotesi di una spaccatura dell’Area Euro sia ormai evento certo.
Siamo ben distanti.
Doveroso monitorare attentamente gli sviluppi della situazione, ma sbagliato assegnarne ora una lettura definitiva.
Al di là delle considerazioni grafiche, al momento sono sostanzialmente due le ipotesi che si profilano:
- assume ancor maggior spessore lo scenario deflattivo, ed il mercato azionario crolla;
- gli investitori iniziano a scontare, sulla base degli aspetti negativi precedentemente elencati, l’attuazione del QE Europeo.
Nel caso in cui Draghi, spinto dal contesto, rompesse gli indugi ed annunciasse il QE si aprirebbe una finestra temporale di qualche mese al rialzo.
Nel frattempo, sarebbe bene che alle elezioni presidenziali greche vincesse, magari al primo round (17 dicembre), il candidato proposto dal governo, evitando il rischio di nuove elezioni politiche in cui potrebbe anche prevalere Syriza, partito di estrema sinistra anti-euro.
Riccardo Fracasso