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Fu così che imparai ad amare il mare

Creato il 04 luglio 2014 da Marika L

Sono nata in montagna.
Ovunque mi giri ci sono delle vette a delineare l'orizzonte, a sfiorare il cielo. Sono lì da sempre, ho imparato a vivere con loro, ad amare e sentire miei questi paesaggi in salita così folti e così a punta che mi fanno sentire a casa, che sono la mia casa.
Sono abituata all'aria di montagna, ai prati e alla neve -anche se non so sciare-, all'agriturismo che se ne sta lì sul cucuzzolo, ai curvoni stretti e perenni che accompagnano le nostre strade.
Amo tutto questo con i suoi pregi e i suoi difetti, perché quelle punte verdi o innevate -anche se poi mi lamento del freddo- sono lo sfondo di tutte le mie giornate.

Fu così che imparai ad amare il mare

Mi piace tantissimo anche il mare, eppure non ne ho mai sentito il "bisogno", quella sensazione di cui parlano le persone che invece sono abituate a viverlo quotidianamente o che ne sono innamorate. Spesso ho sentito pronunciare parole del tipo: "Mi manca il mare", ma a me questa nostalgia era totalmente estranea, come faceva a mancarmi qualcosa alla quale non ero abituata?
Per esempio, in inverno non ho mai avvertito la voglia di fare chilometri solo per osservare il mare, mi sono limitata a poche passeggiate se lo avevo nei paraggi.

Sono una di quelle persone che incontrano la sabbia esclusivamente d'estate, che passano la giornata a fare le lucertole sotto il sole -lo ammetto, non mi passerà mai quest'abitudine- e a darsi una rinfrescata quando l'afa risulta insopportabile. La spiaggia per me è sempre stata solo un luogo in cui trascorrere le vacanze, qualche giorno di relax con gli amici, organizzare una partita di beachvolley e controllare continuamente il segno dell'abbronzatura.
Tutte queste cose le faccio ancora e probabilmente le farò sempre, eppure qualcosa è cambiato grazie alla Thailandia, che non mi ha insegnato ad apprezzare il mare, mi ha insegnato ad amarlo.

Fu così che imparai ad amare il mare

Ho trascorso dieci giorni letteralmente con i piedi bagnati, scegliendo due alloggi a strapiombo sull'acqua che mi hanno permesso di svegliarmi con una meravigliosa distesa azzurra pronta a darmi il buongiorno, di capire quanto sia rilassante e riappacificante aprire gli occhi e vedere il mare come prima cosa.
Finalmente l'ho sentito mio, apprezzandone non solo l'aspetto usuale, quello che conoscevo già, ma anche quello che non è mai visibile dall'esterno: le sensazioni che trasmette.
Mi sono ritrovata ad osservare emozionata il tramonto appollaiata sugli scogli, mentre quel sole ancora caldo e rossiccio scompariva dietro l'orizzonte.

Ed è stato bellissimo.

Fu così che imparai ad amare il mare

Potrà sembrare scontato per chi queste cose le ha sempre amate, eppure per me sono una novità nascosta nella semplice convinzione che per una volta, una sola volta, i ricordi non erano legati alla partita di beachvolley o alle risate sotto l'ombrellone, ma proprio al mare in quanto tale. A quello spettacolo naturale perennemente alla portata di tutti e dal quale ognuno di noi può scegliere di farsi ispirare, coccolare, proteggere.

Riguardando le foto del mio viaggio in Thailandia ho notato di come la maggior parte di esse siano state scattate in acqua o sott'acqua -grazie GoPro- e ho pensato a tutte le belle emozioni che quel mondo sottomarino è stato in grado di regalarmi, partendo dal timore iniziale fino ad arrivare allo stupore totale.
Una quantità indescrivibile di pesci colorati passava davanti ai miei occhi in banchi compatti e quasi geometrici, che si scomponevano non appena provavo ad allungare le mani. Ho deciso, quindi, di non dar loro fastidio ma di limitarmi ad osservarli, cercando di tenere a mente che l'ospite ero io. Non dimenticherò mai nemmeno i dislivelli di rocce arrotondate, i coralli e le piante pronte a decidere il colore del mare. Un po' più scuro, poi chiaro chiaro e poi ancora una via di mezzo, per sintetizzare un arcobaleno di sfumature nel quale ho avuto il piacere di tuffarmi.

Fu così che imparai ad amare il mare

Ho scoperto il potere del mare e dei suoi paesaggi, tant'è che quando ho lasciato la Thailandia il mio saluto era rivolto soprattutto a lui, accompagnato dal pensiero che forse, tornata a casa, sarebbe mancato un po' anche a me.
E' stato bello scoprire un nuovo lato di qualcosa che in realtà si conosce da tutta la vita, un lato un po' più personale e soggettivo, che cambia da persona a persona e che va oltre ciò che è visibile. Forse è proprio questo il bello, no?

Non fraintendete quello che ho scritto oggi perché il mio cuore è e sarà sempre legato a quelle vette sporgenti, senza dubbio.
Qualcosa però è cambiato e l'ho capito qualche giorno fa, quando stavo per addormentarmi sulla spiaggia e mi sono ritrovata ad apprezzare un po' di più la ninna nanna sussurrata dalle onde.

Fu così che imparai ad amare il mare

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