Sala del Bataclan, Parigi 13 novembre 2015
Il rock&roll non ha mai goduto di grandi simpatie negli ambienti religiosi. Musica del diavolo, musica satanica, depravata, perversa e pervertitrice della gioventù. E i suoi giovani seguaci sono giudicati impudici, drogati, ribelli, atei. Liberi soprattutto, troppo liberi. Liberi sessualmente, mentalmente, con comportamenti anomali, provocatori, asociali. Ciononostante, il rock nel mondo, in oltre mezzo secolo di vita, ha raccolto milioni di fedeli, divisi nelle loro sette e sottosette, hard, metal, pop, indie, country… Con tanto amore per i loro idoli, troppo amore a volte, amore estremo, magari fino al punto di volersi appropriare della loro vita, come è successo a John Lennon. Ma ciò che è successo al Bataclan di Parigi è qualcosa che richiama altro. In nome della religione e della guerra santa, dei giovani integralisti sparano su altri giovani. Sparano su uno stile di vita che si allontana dalla “regola”. Quale regola? Quella che pensiamo sia la nostra, quindi la migliore, e che perciò crediamo vada imposta a tutti. La mia memoria va a qualcosa che è accaduto a Digione nel 1951. La Chiesa locale stigmatizzava l’immagine (allora nuova) di Babbo Natale, simbolo materialista, così, per dare un esempio morale alla cittadinanza e ai fedeli, fu bruciato in effige sulla pubblica piazza. I religiosi digionesi, scrisse allora l’antropologo Claude Levi-Strauss, erano inconsapevoli delle lontane origini e dei significati profondi di quei simboli antichi da cui proviene Babbo Natale, come il Re dei Saturnali pagani che veniva posto sul rogo, e con il loro atto erano riusciti a “restaurare nella sua pienezza, dopo un’eclisse di alcuni millenni, una figura rituale, di cui si sono così assunti il compito, con il pretesto di distruggerla, di provare la perennità.” Ora, credo che gli attentatori ai giovani fan del rock non comprovino altro che questo: che il sentimento popolare rispetta solo le proprie regole di propagazione e di esistenza e non può sopportare di essere imbrigliato in nome di Dio o dell’autorità, né tanto meno può essere preso a fucilate. Il mito del rock non morirà mai per questo, ne uscirà anzi rafforzato tra lacrime di rabbia, come sempre.