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Fuga da Negroponte

Creato il 13 settembre 2012 da Cultura Salentina

di Riccadro Viganò

corsari

Negroponte, così era chiamata dai veneziani l’isola greca di Eubèa o Evia. Situata nel mare Egeo, in prossimità della costa sud-orientale della penisola ellenica, con capoluogo Calcide, appartenne ai territori della Serenissima sin dal 1209 per poi essere conquistata dai turchi, dopo un lunghissimo assedio, il 12 luglio 1470. La perdita di Negroponte produsse un vasto sconcerto in Italia. In merito a quelle tristi giornate, nell’Archivio di Stato Lecce è conservato un documento, redatto dal notaio neretino Gaetano Manieri, intitolato “Relazione del viaggio di Negroponte” nel quale è riportata una dichiarazione depositata dal ferrarese Antonio Candolfi e dal veneziano Pietro Zecchino in data 29 marzo 1691. I due ex schiavi e galeotti, destinati prima della loro fuga proprio su quest’isola, testimoniarono come due anni prima della loro rocambolesca evasione, assistettero alla morte del brindisino Domenico Covaccino, loro compagno galeotto, a bordo della galera comandata dal turco Ebrahim Bassà che al tempo si trovava ormeggiata presso l’isola di Rodi. Pietro Zacchino fu catturato e fatto schiavo dal pascià turco in seguito all’assedio condotto nel 1688 dai veneziani, capeggiati da Francesco Morosini detto il Peloponnesìaco, al fine di riconquistare Negroponte mentre il Candolfi e il Covaccino furono fatti prigionieri, rispettivamente, in territorio napoletano e brindisino.

La testimonianza, descritta nella Relazione, asserisce che le scorrerie ottomane furono soprattutto condotte ai danni dei non musulmani e che le attività di corsa, in genere, furono sempre indirizzate verso le flotte e le coste del meridione d’Italia. Le incursioni, comunque, si spinsero anche negli Stati italiani posti più a nord e, infatti, più volte nel corso dei secoli furono saccheggiate e distrutte le città costiere laziali, toscane e liguri. Sul versante adriatico i corsari, a causa della vigile sorveglianza delle galere veneziane, non riuscirono quasi mai a spingersi oltre le coste marchigiane. Celebri, tuttavia, restano gli episodi nei quali furono ridotti in schiavitù, e deportati, i 4.000 abitanti di Ischia e 9.000 di Lipari – quasi l’intera popolazione – nel 1544 oltre ai 7.000 di Vieste nel 1554 e ciò, anche a testimonianza del costante bisogno di manovalanza schiavile richiesta dalla “pirateria” turchesca.

Il testo della relazione:

Die vigesimo nona mensis martii, 4 inditionis millesimo sexcentesimo nonagesimo primo [1691] in Civitate Neriti avanti di noi costituiti sono presenti Antonio Candolfi de Ferrara, e Pietro Zecchino Veneziano al presente in Nardò, tutte nominate, et cognoiminate fecerunt, positer ascriverunt con nobis, come ritrovandosi tutti due essi costituiti Schiavi nella Città di Necroponte pigliata dai turchi, cioè lo detto Antonio per anni quattro foe pigliato in Napoli […] dopo la presa fatta da noi cristiani, e lo detto Pietro fatto schiavo a Necroponte da detti turchi per mesi diciassette continui, dove fra gli altri schiavi conoscevano molto bene Domenico Covaccino, il quale diceva di essere di Brindisi, et in detto luoco fatto schiavo da turchi e posto sopra le galere di Rodi, dove continuamente sostavano, e prima che detti fuggissero da Necroponte co altri schiavi sopra di una barca, ed essi sbarcarono dalli parti li Leuche, videro lo detto Domenico Covaccino oculatamente morto, e buttato a mare, e la galera dove esso steva si chiamava il capitano di quella Ebraima Bassà, et averà che è morto lo detto Covaccino in Necroponte da due anni incirca, et sic ipsi constituiti coram nobis declaraverunt, e juraverunt.

(Asl, protocolli notarili di Nardò, 66/10, notaio Manieri Gaetano, anno 1691, cc.22 r/v)
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Bibliografia
Bono Salvatore, I corsari barbareschi, Torino, ERI, 1975
Lenci Marco, Corsari. Guerra, schiavi, rinnegati nel Mediterraneo, Roma, Carocci, 2006
Lo Jacono Claudio, Pirati e corsari nel Mediterraneo, sta in «Maometto in Europa», Milano, Mondadori 1982.
Monlaü Jean, Les Etats barbaresques, Parigi, 1973
Senior Clive, Una nazione di pirati, Milano, Mursia, 1980

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