Le notizie e le comunicazioni dei giorni passati hanno evidenziato la natura di profonda disparità ed iniquità promossa dal report redatto da ICIJ ( International Consortium of Investigative Journalists) internamente (anche, non solo) allo stato Europeo del Lussemburgo.
Da una lettura anche sommaria delle cifre del dossier contenente documenti riservati, è possibile denotare un quadro fortemente compromesso per la credibilità di vari attori che stanno tutt'ora continuando a recitare un ruolo di primaria importanza durante questa crisi economico-finanziaria.
Esulando dall'affrontare nel dettaglio le questioni tecnico-economiche specifiche, è possibile rifarsi a quanto sintetizzato in maniera divulgativa dal settimanale L'Espresso, in un numero dal titolo fin troppo eloquente:
" Ecco chi scappa dal fisco italiano"
A questo proposito, richiamandosi alla natura dello Stato, è possibile citare quanto segue:
"[...] C'è un buco nero nel cuore dell'Europa, un piccolo Stato grande come la Provincia di Bergamo, [...]. E' il Lussemburgo, membro fondatore dell'Unione Europea [...].
E' un Paese ricco, ricchissimo. La sua fortuna sono le tasse. Quelle degli altri.
Nel senso che da almeno mezzo secolo è diventato la meta preferita delle aziende alla ricerca di un trattamento fiscale di favore. [...]"
I numeri di questo Stato, nonostante le dimensioni, dovrebbero far riflettere e rabbrividire al tempo stesso. Richiamando una mappa concettuale da L'Espresso, è possibile scrivere quanto di seguito richiamato:
"[...] Lussemburgo:
- Superficie: 2586 kmq - dimensioni di una provincia italiana;
- Reddito pro capite: più alto del mondo - 110mila dollari;
- Asset di Holding Company: superano i [...] 1600 miliardi di Euro;
- 149 istituzioni bancarie hanno sede in Lussemburgo [...] per un attivo di bilancio complessivo di poco inferiore a 750 miliardi di Euro;
- Oltre 11 mila società holding [...];
- Fondi: gestiscono asset per oltre 3 mila miliardi di Euro;
- Segreto bancario: finirà nel 2017;
- Abitanti: 550 mila, 40% nati fuori dal Paese;
- Debito pubblico: 23% circa del Pil. [...]"
Le ricchezze economico-finanziarie mobilitate e/o attraibili sono imponenti, a fronte di uno Stato dall'estensione ridottissima.
Il punto più scottante, però, è concentrarsi sulle misure e sui provvedimenti legislativi ed economici con cui queste ricchezze sono state attratte ed introitate dalle casse di quello che sembra a tutti gli effetti un vero e proprio paradiso fiscale. A questo proposito, pertanto, risulta essere ( pur)troppo chiaro quanto contenuto in un articolo riportato sul sito wired.it. A tale proposito, si richiamano nel seguito le parole dello stesso:
"[...] La cosiddetta LuxLeaks è un'inchiesta nata dalla collaborazione tra 80 giornalisti provenienti da 26 Paesi e coordinati dalConsorzio internazionale del giornalismo investigativo (Icij), con la quale è stata rivelata una lista di agevolazioni fiscali concessesegretamente tra il 2002 e il 2010 dal Governo del Lussemburgo a grandi aziende multinazionali. Nell'inchiesta sono coinvolti oltre 40 organi di informazione [...] i quali negli ultimi 6 mesi si sono occupati di controllare 28mila pagine di documenti fiscali lussemburghesi prima di renderli pubblici [...]. L'analisi dei registri di oltre 340 aziende e banche multinazionali ha mostrato come, tramiteaccordi fiscali occulti, siano stati evitati o aggirati milioni di euro di tasse, viste le aliquote irrisorie applicate in Lussemburgo (spesso inferiori all'1%). [...] nell'inchiesta ci sono anche indagini sui regimi fiscali favorevoli concessi alle imprese in Irlanda e Olanda, i quali secondo l'Icij [...] sottolineano la necessita di creare condizioni fiscali paritarie in tutta Europa per la tassazione delle imprese, come auspicato anche dall'Ocse. [...]"
Osservando la situazione con un esempio generico, si è riscontrata la situazione definita nel seguito attingendo dal settimanale L'Espresso:
"[...] dossier confidenziali che descrivono gli accordi siglati da oltre 300 società di tutto il mondo, tra cui molte italiane, con le autorità lussemburghesi. Grazie a queste intese, il peso delle tasse è stato ridotto in misura sostanziale, se non azzerato. [...]
Le aziende spostano nel Granducato flussi finanziari per centinaia di miliardi di dollari e in cambio hanno la possibilità di un trattamento tributario d'eccezione. A farne le spese sono i Paesi d'origine delle società, costretti a rinunciare al gettitosugli affari dirottati nel paradiso fiscale. [...]
sui 95 miliardi di dollari di profitti che le grandi società americane hanno realizzato oltremare nel 2012, passando per il Granducato, hanno lasciato al Fisco del Lussemburgo poco più di 1 miliardo di dollari, appena l'1,1%. [...]"
In altre parole, pertanto, si potrebbe essere davanti a quello che definire " trattamento di favore" sarebbe poco. I contorni di questa vicenda avrebbero riguardato, stando sempre a quanto definito da L'Espresso, una larghissima serie di aziende e realtà imprenditoriali anche molto note:
"[...] Nei file troviamo alcuni dei marchi più conosciuti del business mondiale: da Amazon a Ikea, da Deutsche Bank a Procter&Gamble, da Pepsi a Gazprom, fino alle italiane Finmeccanica e Intesa e ai fondi di Deustsche Bank e di Hines [...]"
Pur rimanendo in un ambito di legalità accettata e/o tollerata, è lecito chiedersi quanto una questione come questa possa essere eticamente accettabile all'interno di un Vecchio continente ancora più invecchiato grazie ad una tragica crisi economico-finanziaria che non pare conoscere sosta.
Quante ricchezze sono sfuggite al controllo dei confini di ogni singola nazione, grazie a meccanismi sottaciuti ma accettati come questi?
Quali autorità avrebbero dovuto prendersi l'onere di controllare ed eventualmente arginare/limitare/circoscrivere/[...] il dilagare di fenomeni come questi? Senza voler sparare nel mucchio, è lecito inquadrare preliminarmente il periodo di monitoraggio delimitato dagli articoli: da 2002 a 2010, appunto. Sono esistiti sicuramente responsabili politici che avrebbero potuto/dovuto, forse, muoversi con procedimenti e misure differenti.
Fra tutti i nomi possibili, purtroppo più che per fortuna, colpisce un uomo solo che pare aver ottenuto nei mesi scorsi una rapida promozione ai vertici delle autorità governative europee. Si richiama a questo proposito quanto definito dall'articolo riassunto di wired.it:
"[...] L'inchiesta getta nuove ombre sul regime fiscale a cui sono sottoposte le imprese lussemburghesi [...] nel momento in cui l'ex primo ministro del Paese (nonché ministro delle finanze per quasi 20 anni, dal 1995 al 2013) Jean-Claude Juncker è appena subentrato a capo della nuova Commissione europea. Nonostante le richieste di dimissioni già avanzate da alcuni parlamentari europei, Juncker si è detto sereno, anche se ha annullato la partecipazione a una conferenza in programma a Bruxelles e ora la sua credibilità rischia di essere compromessa. [...]"
Pur rimanendo in una questione complessivamente ( resa?) legale/legalizzata, il Presidente della Commissione Europea dovrebbe avere una credibilità ed un'etica compromessa, quantomeno sulla dimensione dell'equità e della tanto conclamata " giustizia fiscale".
La recente battaglia promossa a suon di sole ( tanto esclusive quanto elusive e strumentali) parole con il Governo italiano sembra aver visto, nel breve, l'ennesima banalizzazione avvenuta ed apportata al dibattito collettivo: da una parte il Presidente del Consiglio italiano punta il dito, dall'altra la Commissione di "euroburocrati" deve adoperarsi al meglio per applicare alla lettera (?) il " Patto di stabilità e di crescita" a suo tempo sottoscritto dai singoli Stati facenti parte del Vecchio ( ed invecchiato) continente.
Quali sono state, sono e saranno le vicende che hanno riguardato ricchezze fuggite dallo Stato italiano per rifugiarsi, nel tempo di monitoraggio ma non solo, internamente allo Stato del Lussemburgo? Stando a quanto diffuso da wired.it, pertanto, nei documenti redatti da Icij ci sarebbero oltre trenta realtà italiane che hanno introitato capitali a bassissimi indici di tassazione:
"[...] soprattutto ci sono 31 imprese italiane, fra cui Fiat, Finmeccanica, Intesa San Paolo,Unicredit, Banca Marche e Banca Sella. [...]"
Servirebbero parole forti, soprattutto su questo tema eticamente discutibile, prima che atti legislativo-normativi degni di attenzione e considerazione.
Gli asset raggiungono, stando a quanto diffuso, capitali prossimi ad equipararsi all'intero Pil italiano; quanto c'è di eticamente discutibile in provvedimenti come quello attualmente in corso di discussione?
Se ad ogni parola deve corrispondere un significato, è interessante richiamare quale è sembrato essere il citato evolversi delle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Juncker, nei mesi scorsi relativamente a questa tematica. Citando il settimanale L'Espresso, è infatti possibile scrivere quanto segue:
"[...] Nel marzo scorso [ 2014] Juncker aveva rilasciato un'intervista dai toni accesi al settimanale tedesco 'Der Spiegel' in cui respingeva sospetti e attacchi. 'L'affermazione [...] che io favorisco attivamente l'evasione fiscale è un insulto contro il mio Paese e la mia persona.' [...] A luglio, però, mentre si avvicinava il voto per la nomina al vertice della Commissione, i toni [...] si sono addolciti e in un discorso tenuto a Bruxelles ha promesso di 'combattere evasione ed elusione fiscale [...] per introdurre principi etici nello scenario fiscale europeo.' [...]"
Il concetto di principio etico è riferibile alla necessità di impedire/limitare/arginare eventuali fughe di capitali nel solo futuro? Potrebbero essere altresì previste misure di compensazione per le fughe di capitali consumatesi nel passato?
Rispondere eticamente a questa domanda significherebbe liquidare con un sì entrambe le questioni poste all'attenzione del dibattito.
Condizionale obbligatorio, date le precarie condizioni che sembrano indirizzate alla protesta più che alla proposta: sarebbe sempre più urgente adoperarsi per delimitare con prepotenza il margine di squilibrio che intercorre fra ciò che è eticamente accettabile da quanto è legislativamente tollerato e/o tollerabile. Le soluzioni a situazioni simili quali potrebbero essere?
Quali sono invece le dimensioni che sono riconducibili ad un fenomeno devastante come questo?
Citando un frammento tratto dal libro " Caccia al tesoro" di Nunzia Penelope, è possibile riportare quanto segue:
"[...] Come non ci si mette mai d'accordo sul numero dei Paesi classificabili come 'paradisi', anche sul tesoro che custodiscono regna la massima incertezza. Non a caso lo chiamano il 'buco nero dell'economia mondiale'. [...] Lo studio più approfondito sull'argomento è quello realizzato nel 2012 da James Henry, ex economista di McKinsey [...].
Una ricerca completa e documentata, divisa in tre parti per un totale di un centinaio di pagine ricche di tabelle, schemi e soprattutto credibili spiegazioni dal titolo 'The price of Offshore Revisited'.
Per metterla a punto, Henry ha utilizzato documenti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, delle Nazioni Unite, delle banche centrali di mezzo mondo, ha consultato i dati sull'acquisto di oro e valuta pregiata e altre numerose fonti [...].
'Quello che ne deriva [...] è il più rigoroso e completo conteggio dei flussi di capitali non registrati e dei patrimoni offshore fin qui realizzato.' [...]
Secondo i calcoli dell'economista [...] nei paradisi ci sarebbe una montagna di soldi pari a trentaduemila miliardi di dollari. [...]"
Il peso di una stimata cifra simile è impressionante, specialmente se rapportato alle ricchezze ed ai debiti presenti su scala macroeconomica nella sola Italia. E' possibile infatti scrivere che 32mila miliardi di dollari rispondono a:
- 20 anni di PIL italiano;
- 15 volte il nostro debito pubblico;
- 3mila volte i tesori del Vaticano.
La prepotenza di queste cifre risulta consistente, parimenti a quanto risulta importante trovare prime forme di soluzioni e/o di utili provvedimenti richiamandosi a quanto dovrebbe accadere, successivamente all'anno 2017, con l'abolizione del segreto bancario.
I demeriti di Juncker, nella fattispecie del solo Lussemburgo, dovranno essere corretti da un surplus etico di provvedimenti strutturati e votati alla realizzazione di principi eticamente inappuntabili: trasparenza, tracciabilità dei capitali e quant'altro di necessario e funzionale.
Avrebbe avuto un senso intraprendere una battaglia eticamente necessaria come questa, in sede europea, piuttosto che concentrare tutte le attenzioni mediatiche su una rissa di dichiarazioni tipiche da caccia all'untore. La tematica appare tremendamente complessa e, parimenti, assai poco risolvibile in termini tanto esclusivi quanto elusivi. Si attendono miglioramenti necessari.
Per saperne di più:
" Ecco chi scappa dal fisco italiano - Esclusivo", L'Espresso
" Il buco nero delle tasse", P.Biondani - V.Malagutti - L.Sisti, L'Espresso
" LuxLeaks, in Lussemburgo lo schema fiscale segreto. Juncker sotto pressione", L.Sali, Ansa.it
" Lussemburgo, il buco nero delle tasse", espresso.it
(http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/11/05/news/il-segreto-del-paradiso-fiscale-il-buco-nero-delle-tasse-1.186704)
" Che cos'è l'inchiesta LuxLeaks sul Lussemburgo", wired.it
(http://www.wired.it/attualita/politica/2014/11/07/cosa-inchiesta-luxleaks-lussemburgo/)
Documenti del report Icij: http://www.icij.org/project/luxembourg-leaks/explore-documents-luxembourg-leaks-database