Magazine Cinema
di Paolo Ruffini
con Guglielmo Scilla, Frank Matano, Olga Kent
Italia, 2013
genere, commedia
durata, 100'
Il metodo Valsecchi fa proseliti. Succede infatti che l'esempio del produttore cremasco passato con successo dal cinema impegnato e d'autore - ricordiamo tra gli altri "Un uomo perbene" di Michele Placido, dedicato alla figura dell'avvocato Giorgio Ambrosoli- a quello ridanciano e commerciale dei vari Checco Zalone e Vittorio Mandelli diventi il modello di un cinema popolare e vincente sul piano degli incassi e delle risate . Il primo emulo della nuova tendenza potrebbe essere "Fuga di cervelli" prodotto dalla Colorado film di Maurizio Totti, un mogul che alla pari di Valsecchi si è progressivamente dedicato alla realizzazione di lungometraggi più leggeri dopo un curriculum di film (Mediterraneo) ed attori (Paolo Rossi, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio), che hanno segnato la storia recente della commedia italiana. Diretto dall'esordiente e televisivo Paolo Ruffini il film in questione è interessante più come reperto fenomenologico che sul piano delle qualità intrinseche. Remake di un blockbuster spagnolo (Fuga de cerebros) "Fuga di cervelli" fa segnare un ulteriore spostamento verso un tipo di cinema ibridato con forme di intrattenimento nate e cresciute su piattaforme vecchie e nuove: non solo la televisione dei canali generalisti e satellitari, ma soprattutto il web di un sito come YouTube dove alcuni degli attori del film si sono imposti a furore di clic. Parliamo di Guglielmo Scilla e Frank Matano rispettivamente Lebowski e Franco, punte di diamante della sgangherata banda di nerds decisa a supportare Emilio, innamorato di Nadia e per questo intenzionato a seguirla a Londra dove la ragazza è impegnata in una vacanza studio presso l'università di Oxford. Un sodalizio all'insegna del disadattamento e della menomazione fisica (Alfredo, l'amico del cuore di Emilio è cieco mentre Alonso è paraplegico) destinato ad entrare in conflitto con gli ideali di esclusività ed efficienza racchiusi nella tradizione del prestigioso istituto. Un confronto impari da cui il gruppo d’amici uscirà immancabilmente vincitore.
Se l'estetica utilizzata da Paolo Ruffini nell'accumulazione di caratteri definiti per eccesso fisiognomico - basterebbe lo strabuzzamento anomalo di Alfonso o l'insistita rigidità espressiva di Emilio ma lo stesso vale anche per i personaggi secondari - e le ingenuità dei raccordi narrativi strizza l'occhio ai b movie degli anni a cavallo tra i 70 e gli 80 "Fuga di cervelli" è un contenitore più ampio in cui si incrociano influenze eterogenee: dal cinema americano esplicitato nella versione del drugo coheniano aggiornato allo sciallo giovanilista di Scilla, a quelle più sotterrane ma altrettanto palpabili derivate dall'universo strafumato e maschilista di registi come Judd Appatow e Greg Mottola. Ma non solo perchè nella sarabanda schizzofrenica messa a punto da Ruffini c'è spazio per comicità lapstick e rimembranze boccaccesche , queste ultime legate al feticismo di un corpo femminile utilizzato esclusivamente in funzione delle nevrosi dei protagonisti. Va in questa direzione la scena dell'obitorio, con i cadaveri delle donne, prima esibite nella loro defunta beltà e poi sostituite dagli improvvisati malfattori, in una staffetta tra femminile e maschile contingente ai motivi della storia (rimasti chiusi all'interno del locale i ragazzi aspettano il mattino addormentandosi nei lettini dei defunti) ma anche significativa del punto di vista unilaterale del film, simboleggiato dall'analogia posturale dei ragazzi, distesi ed addormentati, e quindi privi di vita, come le spoglie di cui hanno preso il posto. Ruffini ragiona secondo un autoreferenzialita' fatta di esperienze artistiche e gusti personali che sovvertono qualsiasi gerarchia, riducendo il film ad una sequela di finestre narrative che hanno il respiro e la precarietà delle boutade che hanno reso famosi i loro interpreti. In questo modo il senso di identificazione assicurato da una performance attoriale omologata ai rispettivi modelli di riferimento spinge il film ad un inconsistenza che solo i fan della prima ora riusciranno a sopportare. Più che un divertimento "Fuga di cervelli" vuole essere la parola d'ordine di una generazione che non riesce a prendersi sul serio. Per chi non vi appartiene e' impossibile non sentirsi fuori posto.
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