Fukushima. A quasi tre anni dalla tragedia del terremoto e dallo tsunami che hanno devastato il nordest del Giappone, la situazione è sempre grave. Uno dei principali problemi ancora da risolvere è la rischiosa opera di rimozione di numerose barre di combustibile nucleare rimaste tra le macerie della centrale nucleare.
La Tepco (Tokyo Electric Power Co.), società responsabile degli impianti di Fukushima, spera di risolvere quest'incombenza utilizzando sia mezzi altamente tecnologici (droni e robot) sia qualcun'altro. Chi? Non di certo operai specializzati; infatti la radioattività nella centrale, ed intorno ad essa, è ancora talmente alta che più nessuno accetta di lavorarci. Ma allora? Apparentemente è un lavoro che non vuole fare nessuno. Eccetto loro: i clochard. A ripulire le zone radioattive, infatti, ci sono loro, individui disperati che accettano di rischiare la loro vita per pochi spicci al giorno; e con questi soldi, peraltro, debbono fronteggiare anche una sorta di pizzo mafioso. Scandalosamente, è infatti la Yakuza, la mafia nipponica, che arruola i senzatetto andandoli a reclutare nelle stazioni ferroviarie e metropolitane, e che ormai ha organizzato un vero e proprio mercato di esseri umani.
Ecco come avviene lo sfruttamento: la Tepco paga alle società "protette" dalla Yakuza un tanto a clochard e la famiglia mafiosa incassa la sua regolare tangente ma, non sazia, si intasca pure circa la metà della paga giornaliera di quei poveretti. Sono circa 733 le società impegnate nell'operazione di bonifica di Fukushima, con un giro d'affari di circa 23 miliardi di euro, che ben presto è finito in mano alla criminalità organizzata.
A denunciarlo è stata l’agenzia di stampa Reuters in un’inchiesta che, insieme alle autorità giapponesi, ha portato a diversi arresti.