Paolo Mongardi e Cristian Naldi tornano con questo Harmonikes Mundi, citazione da un celebre trattato del Seicento dello studioso Giovanni Keplero. Gli autori scavano tra le macerie noise nelle quali hanno sempre navigato con grande sicurezza. Chi li conosce bene sa del loro esteso pedigree (ZEUS! e Fuzz Orchestra per il primo, Ronin e Mise En Abyme per il secondo). Rispetto al precedente omonimo, qui si calca la mano su possenti e coraggiose pennellate di stampo impro, a circoscrivere due composizioni dal timbro comunque più che riconoscibile. Quella del primo lato ha un crescendo piuttosto significativo, difficile fare dei paragoni (questo è sempre un bene): pensate a vaghezze prog-noise (nella parte centrale) che nel finale deflagrano in un’ondata bruitista senza compromessi, sorretta da una batteria fieramente tribale. La seconda traccia, invece, lavora su un’atmosfera in apparenza più rarefatta, tra iniziali foschie e crescenti burrasche alimentate dal violento mulinare chitarristico di Naldi, che irrompe con virulenza fino a sviluppare una sorta di convulsa marea math-rock. Questa è roba incendiaria ed evocativa: zero accademismo, moltissima sostanza.
Dischi 2015, fulkanelli, fulkΔnelli, lemming records, no=fi recordingsMagazine Musica
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