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Fumetterie usa: "con i fumetti digitali gli editori stanno uccidendo il direct market"

Creato il 09 maggio 2012 da Comixfactory

FUMETTERIE USA:

il logo di Comixology
il principale distributore di fumetti digitali
negli States


Negli ultimi tempi si parla molto spesso di crisi del fumetto (in realtà, leggo fumetti da oltre trent'anni e nel corso della mia lunga carriera di appassionato, prima, e addetto ai lavori, poi, il fumetto è sempre stato considerato in crisi - tranne forse, in seguito al sorprendente successo conseguito da Dylan Dog, un periodo di boom avutosi  tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90).
Al di là delle vendite, a mio avviso preoccupantemente basse, negli Stati Uniti è l'intero sistema del fumetto ad attraversare un periodo di transizione: il mercato, i rapporti contrattuali, l'interesse delle case produttrici cinematografiche e televisive, l'avvento del digitale, la distribuzione; tutti elementi indispensabili del sistema e soggetti a questa fase di cambiamento che potrebbe portare ad una evoluzione verso qualcosa di diverso (e non necessariamente migliore).
L'ultimo j'accuse nei confronti della crisi e di coloro che in qualche modo la hanno scatenata (o forse di coloro che, nel tentativo di arginarla, decretano un peggioramento delle condizioni di alcuni attori del settore) giunge da Jerry Ringi, titolare della fumetteria Amazing Fantasy Comics in Virginia. Ringi, in un breve articolo scritto per il sito web ICv2, utilizza parole durissime per le case editrici, ree di concentrarsi sul lancio e lo sfruttamento del mercato digitale a scapito di quello tradizionale.
"I fumetti digitali" - scrive Ringi - "l'ultima e la più grande minaccia perpetrata da quegli editori che noi abbiamo salvato dal fallimento nel corso degli anni '70, rappresentano ancora una volta un tentativo di uccidere il Direct Market, le tipografie e i distributori. E a quale scopo? Fare quanti più soldi e possibile e infischiarsene di tutti gli altri".

FUMETTERIE USA:

un esempio di fumetto digitale


"Osservate cosa è successo a partire dagli anni '90, appare evidente che gli editori vogliono assicurarsi tutti gli introiti e non vogliono che esista il Direct Market o che ci sia su di esso circolazione di danaro. Gli inserti pubblicitari pubblicati sulle pagine degli albi Marvel raccontano ai nostri clienti che i comic shops sono luoghi oscuri e pericolosi e anche sporchi, non adatti ai bambini, luoghi dai quali e meglio stare alla larga. 
Sottoscrivendo un abbonamento è possibile avere albi in omaggio ma ci rimproverano se facciamo degli sconti ai nostri clienti. Ci appesantiscono ad ogni occasione con materiale promozionale che aiuti a vendere i loro prodotti. Guadagnano soldi anche dal Free Comic Book Day. Quando il mercato non esisterà più e i fumetti digitali non gli avranno dato i risultati che si attendevano, l'unico settore che avrebbe potuto tenerli in vita sarà morto; avranno ucciso la gallina dalle uova d'oro. Grazie Marvel e DC. Voi avete i film e a noi non c'è rimasto nulla. Grazie".
Le posizioni di Jerry Ringi sono indubbiamente dure ed estreme. Ma siamo certi che non abbia ragione? Il messaggio è forte e chiaro, bisogna solo capire come si evolverà (nei prossimi anni) il mercato e se ci sarà ancora spazio per il mercato così come lo abbiamo inteso fino a oggi. I rivenditori per ora si lamentano, ma credo che l'uomo di Neandertal abbia tentato di reagire prima di estinguersi.




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